Piazza Scala


 

un articolo di Elisa Panato

 

 

Nella città ottocentesca, in rapida ascesa economica, l’organizzazione creditizia diventa estremamente più complessa e la conquista da parte delle istituzioni finanziarie di ampi settori urbani, a spese di altre funzioni, diventa un fenomeno

spaziale di assoluto rilievo.

Quali strutture economico-finanziarie e quali strategie di sviluppo urbano governano l’intenso processo di specializzazione che nel corso del XIX secolo conduce alla creazione di Financial Districts in scala monumentale? Qual è il contributo delle élites finanziarie a questo processo di modernizzazione della città, espresso con assoluta evidenza dalle nuove architetture consacrate alla finanza?

Questi sono alcuni dei quesiti da cui scaturisce la mia tesi di dottorato, intitolata La creazione del quartiere degli affari: il ruolo dell’edilizia bancaria nello spazio di Londra, Milano, Genova (Università Ca’ Foscari, Scuola di Studi Avanzati di Venezia, a.a. 2010-2011, Dottorato di ricerca in Teoria e Storia delle Arti).

Il lavoro indaga la creazione dei poli finanziari alla luce dello sviluppo dell’orditura creditizia e dei radicali rivolgimenti edilizi e urbanistici in atto nei centri urbani tra il XIX e il XX secolo; un tema che, specie in Italia, trova solo qualche riscontro parziale e frammentario. L’obiettivo è stato quello di capire in che modo e con quale incisività la costruzione degli istituti bancari abbia influito sulla conformazione del tessuto urbano, riconoscendo al suo interno aree privilegiate per lo scambio finanziario in contrapposizione o in continuità con i centri economico-istituzionali esistenti.

Attraverso l’individuazione di alcuni parametri caratterizzanti come persistenza geografica, concentrazione e centralità, la formazione dei centri finanziari di Milano e Genova è stata posta a confronto con l’evoluzione della City londinese

evidenziando affinità e differenze a livello locale, nazionale e internazionale.

Tra le città italiane, Milano e Genova sono emersi come i casi più significativi, in quanto la formazione dei loro poli finanziari avviene in coincidenza dei più importanti interventi di rinnovamento dei loro antichi centri  e in una fase in cui il Paese stava rifondando le basi del proprio sistema bancario. Attraverso l’analisi incrociata delle fonti documentarie, è stato possibile mettere in relazione le iniziative promosse dalle amministrazioni comunali con la gestione delle proprietà edilizie condotta dai maggiori istituti, primi fra tutti: la Banca d’Italia, il Credito Italiano e la Banca Commerciale Italiana.

A differenza dell’esempio londinese, dove l’espansione dell’organismo finanziario è per lo più affidata alle singole  iniziative promosse dagli istituti, nel contesto italiano, invece, questi ultimi diventano partners ricercati dalle amministrazioni comunali nella realizzazione di nuovi interventi in scala urbana. Ciò è emerso chiaramente a Milano con la costruzione del primo palazzo della Banca Commerciale Italiana (1905-1911), sul cui progetto si innestarono radicali interventi sull’area, dall’allargamento di piazza della Scala al nuovo tracciato di Corso Littorio, oggi corso Matteotti.

Grazie alla documentazione del Fondo Immobili del patrimonio archivistico della Comit, è stato possibile valutare il ruolo esercitato dall’Istituto nella dinamica di queste trasformazioni e ricostruire il suo inarrestabile processo di espansione.

Recenti acquisizioni fotografiche e documentarie hanno anche consentito di approfondire la realizzazione delle due prestigiose sedi in piazza della Scala, nate dalla straordinaria collaborazione tra il funzionario e ingegnere della banca Giovanni  Battista Casati e l’architetto Luca Beltrami.

Sebbene oggi gli uffici bancari possano essere delocalizzati, dispersi o ricompattati in edifici con standard funzionali e tecnologici sempre più elevati, tuttavia questi primi palazzi costruiti per le banche e le centralità createsi al loro intorno rappresentano tutt’ora riferimenti imprescindibili per il mondo economico-finanziario e dunque meritevoli di essere valorizzati anche attraverso questo prezioso patrimonio archivistico.

 

Elisa Panato

 

Tratto dalla Newsletter n.ro 12, gennaio 2012,
dell'Archivio Storico Intesa Sanpaolo

 

 

 

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