Franco Barberis: La rievocazione della Battaglia di Verrua Savoia (1704)
Verrua Savoia

Le prime notizie su Verrua si hanno a partire dall'anno 999, quando l'Imperatore Ottone III conferma al Vescovo di Vercelli, Leone, vari beni territoriali, tra cui Verrua. Durante i secoli successivi, l'insediamento fortificato subisce numerosi assedi, distruzioni e ricostruzioni, in quanto situato in un luogo di confine e quindi conteso tra il Vescovo di Vercelli, i Marchesi del Monferrato, i Visconti ed i Savoia. Questi ultimi lo acquisiscono stabilmente dal 1559; il complesso si trovava in pessimo stato di conservazione, con ampie parti delle mura distrutte e senza le porte. La fortezza era in quel periodo composta da tre parti distinte: il castrum, cioè la rocca vera, e propria posta in posizione più alta in modo da dominare il territorio circostante; il castrum planum, insediamento abitato, fortificato anch'esso, dove erano presenti la pieve e il cimitero e il borgo, ai margini del castrum planum, circondato da mura e da una serie di torri circolari. Si trattava però di un complesso scarsamente difendibile, in relazione al migliora­mento delle tecniche d'assedio e lontano dall'esser quella macchina da guerra che diventerà nel corso del Seicento, tra le più importanti dello Stato proprio perché posta al confine col Monferrato e in direzione del Ducato di Milano.
Nel 1613 l'ingegnere Ercole Negro di Sanfront è a Verrua per ampliare ed aggiornare la fortificazione, ma in realtà si dovrà attendere la metà del secolo per vedere realizzata la nuova fortezza.
Nel 1625 il duca di Feria, governatore di Milano, al comando di 25000 soldati Spagnoli, tentò, dal 9 agosto al 17 novembre, di espugnare la fortezza, che era stata a torto ritenuta un ostacolo facilmente superabile in poco tempo, proprio perché disponeva di mura che non avrebbero potuto resistere a lungo al fuoco dei cannoni. A causa di errori tattici, ma anche del terreno accidentato, la cui conformazione non permetteva di effettuare un assalto efficace a meno di gravi sacrifici umani, gli spagnoli dovettero desistere dai loro propositi, e vennero successivamente allontanati dalle truppe franco-piemontesi comandate dal duca Carlo Emanuele I
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Dal 1639 al 1642 il complesso fu coinvolto nelle lotte fra Madamisti e Principisti: dapprima conquistato dagli Spagnoli, al comando del principe Tommaso di Savoia, che cercarono di migliorarne le difese aggiungendo un bastione, fu successivamente espugnato dall'esercito franco-piemontese nel 1642, tornando nelle mani di Cristina di Francia.
Nel 1656 si affermò un preciso intento di ampliare la fortezza in modo da renderla capace di resistere agli assedi portati con armi da fuoco sempre più evolute, per le quali le vecchie strutture erano diventate del tutto insufficienti; il progetto, redatto da Carlo Morello, consisteva nell'ampliamento della fortificazione verso il borgo, essendo questa la parte maggiormente esposta all'offensiva nemica. Nuovi e più importanti lavori furono realizzati dal figlio Michel Angelo, come testimoniato da un disegno del 1670, dove sono visibili i nuovi bastioni alla moderna la cui realizzazione comportò la demolizione del borgo, in quanto la sua permanenza sarebbe stata pericolosa in caso di assedio.
Neil' ottobre del 1704, durante la guerra di successione spagnola, iniziò l'ultimo assedio subito dalla fortezza di Verrua, portato dalle truppe francesi comandate dal generale Vendòme, assedio che si protrasse fino al 9 aprile 1705, oltre ogni previsione degli assedianti, che prevedevano di conquistarla al massimo prima dell'inverno. Le prime operazioni comportarono l'attacco alla col­lina di Carbignano, sulla quale erano state realizzato un forte ed una serie di trincee, che caddero dopo circa un mese di combattimenti, permettendo così di assediare il più munito forte di Verrua. I combattimenti durarono ininterrottamente, nonostante la rigidità dell'inverno, fino a quando i soldati rimasti nella fortezza dovettero arrendersi per mancanza di viveri, e decisero di far saltare le fortificazioni ad eccezione della rocca, dove si ritirarono.
Ed è questa l'unica porzione del complesso che ancor oggi possiamo vedere, assieme a qualche rudere dei bastioni più esterni e a qualche tratto delle gallerie di mina e contromina che erano presenti nel sottosuolo. Nel 1726 furono avanzate delle ipotesi di ricostruzione poiché fu richiesto all'ingegnere Ignazio Bertola un progetto che prevedeva la riedificazione quasi totale della piazzaforte, probabilmente non attuato per la diminuita importanza strategica che Verrua aveva assunto nel Settecento, in relazione alle nuove acquisizioni territoriali verso Est.
Nell'Ottocento il forte subì un radicale cambiamento di destinazione, diventando una residenza nobiliare. Furono quindi effettuati quei lavori richiesti dalle mutate esigenze d'uso: si demolirono il ponte levatoio, spostando l'ingresso nella posizione attuale e i fabbricati delle caserme che occupavano i cortili, costruendo invece un piccolo edificio destinato a casa del custode. Il Palazzo del Governatore diventò quindi l'Abitazione del Marchese, e fu decorato all'interno da affreschi e boiserie, mentre la collina divenne terreno agricolo, coltivato a vigna.
La storia più recente è contrassegnata dall'abbandono del complesso e dal suo progressivo deperimento: nel 1955 i Marchesi d'Invrea vendettero l'edificio ad una ditta che ricava dalla collina materiale per la produzione di cemento. Nel 1957 una rovinosa frana travolse un'abitazione e distrusse parte del ponte sul fiume. Si decide quindi di demolire quelle porzioni di edifici che si trovavano verso il fronte di frana, tra queste, la cappella e si riempì di detriti il grande pozzo. Attualmente, ciò che rimane del grandioso complesso della fortezza di Verrua è stato donato dalla famiglia Piazza, attuale proprietaria, alla Fondazione Eugenio Piazza-Verrua Celeberrima, appositamente costituita per la rinascita dell'importante sito storico.

Piazza Scala 11 settembre 2009