VACANZA SUI NOSTRI MONTI
Quest’anno, per
le mie vacanze da pensionato, ho deciso di
non andare lontano. Non più di cinquanta
chilometri da casa. Niente autostrade
intasate, niente code. Niente soste forzate
nelle aree di servizio, sotto il sole di
luglio, fra auto tedesche straripanti di
bagagli e gommone sul tetto, fra gli avanzi
di pasti frugali in piedi vicino alle
macchine.
Semplicemente, con pochi capi
d’abbigliamento di ricambio, due o tre paia
di scarpe con suole robuste, un key-way, una
scorta di libri
ed il mio computer portatile, ho preso per
la strada di Val Trebbia, in compagnia di
mia moglie e della vecchia cagnetta Tippy,
di razza Beagle, malandata e malferma sulle
gambe.
Poco meno di un’ora alla media di cinquanta,
ma spesso a trenta all’ora, sulle decine di
curve della decrepita ma panoramica strada
statale 45, poco trafficata in quel giorno
feriale, ed eccomi arrivato fra i boschi di
Cerignale in una mattina luminosa e tersa,
un venticello profumato di foglie e di
lavanda, poca gente in giro a bighellonare,
incuriosita dal nuovo arrivo.
Niente albergo, a causa della cagnetta, ma
una casetta graziosa di sassi, rimessa a
nuovo, fresca ed accogliente, in affitto.
Subito si respira a pieni polmoni l’aria
ossigenata dalle vicine montagne boscose,
influenzata anche dalle brezze del Mar
Ligure, distante, in linea d’aria, non più
di una quarantina di chilometri.
A mezzogiorno, un buon pasto dalla signora
Teresa, proprietaria ed anima dell’unico,
ben attrezzato, albergo del paese, l’Albergo
del Pino. Prima colazione e cena, frugali,
in casa, con le verdure degli orti locali.
All’albergo si alternano, per periodi di due
o più settimane, ospiti affezionati che
ritornano ogni anno e gruppi di anziani
(soprattutto di vispe anziane) organizzati
da un’agenzia di viaggio piacentina anche
per conto del Comune di Piacenza. Potete
immaginare le conversazioni che si
intrecciano prima e dopo pranzo e gli
argomenti trattati, di scarso interesse per
il sottoscritto, forse eccettuato quello più
ricorrente, il menù del giorno.
I dintorni sono molto piacevoli, le
passeggiate facili e qualcuna più
impegnativa, abbondanza di fontane e
torrentelli, gente semplice ma cordiale e
pronta alla conversazione, la parlata più
genovese che piacentina. Tutti si salutano e
ti salutano. Personaggi locali come Giulio,
Riccardino, Placido, la signora Emma
(famosa per le sue torte), la signora Clara
titolare col marito del negozio “general
store”, il postino Giampaolo, li incontri
sulla strada e non sono avari di
chiacchiere. In pochi giorni sai tutto di
tutti, anche se c’è poco da sapere.
I dintorni: Oneto, Cariseto, con il suo
vecchio castello diroccato e in parte
attrezzato per le brevi visite dei turisti,
dal quale si gode di una magnifica vista
sulla Val d’Aveto e su parte della Val
Trebbia, già appartenuto ai Malaspina,
Orezzoli, Selva, Casale. A metà strada,
sulla panoramica Cerignale- Ottone, il
villaggio turistico Le Piane, con graziosi
bungalow attrezzatissimi ed ottima cucina
nel ristorante della signora Marina, una
carpigiana trapiantata sui nostri monti,
quindi con le mani, letteralmente, in
pasta..
A poche decine di minuti d’auto, Ottone,
grazioso paese di fondo valle in riva al
Trebbia, Zerba, altro piccolissimo comune
nella laterale Val Boreca e la frazioncina
Vesimo con la sua trattoria, appena sotto il
maestoso Monte Lesima, il Passo del Brallo,
Capannette di Pej, Capanne di Cosola, questi
ultimi già in provincia di Pavia.
Dappertutto boschi, boschi e boschi, da
qualche tempo popolati di cinghiali,
caprioli, daini e, si dice ormai con
certezza, da qualche lupo. E, in stagione,
funghi e tartufi.
Certo, non siamo sulle Dolomiti, non siamo
in Val d’Aosta, i paesi non sono
turisticamente attrezzati come in quei posti
celebrati in tutto il mondo, ma c’è un
compenso, almeno per chi sa apprezzarlo. Il
contatto con la natura senza doverlo
condividere con migliaia di altri
vacanzieri, senza le centinaia di alberghi,
ristoranti, pizzerie, bar, discoteche,
balere, senza rumore, senza passaggi
continui di mezzi motorizzati d’ogni tipo. E
poi, sono ad un tiro di schioppo.
Ci sono però, in luglio ed in agosto, le
feste di montagna, quando i figli ed i
nipoti ritornano dai loro vecchi o vengono
ad occupare per un breve periodo le antiche
casette ristrutturate ed i pochi affezionati
villeggianti si mescolano a loro e
partecipano alle serate gastronomiche e di
musica. A Cerignale, ad esempio, il 13
agosto gli abitanti organizzano la Festa
delle Aie, un itinerario fra le vecchie aie
del paese, dove le donne, a suon di
orchestrine, offrono leccornie preparate in
casa (c’è chi lamenta qualche abuso da parte
di turisti famelici di passaggio). Queste
feste di montagna mi commuovono sempre
perché ne ricordo alcune della mia gioventù,
con le prime avventure amorose.
Forse non è la vacanza adatta per chi
desidera, almeno una volta all’anno, fare un
po’ di vita mondana, far le ore piccole,
mescolarsi alla grande folla vacanziera e
deve sfoggiare qualche vestitino
elegante, qualche paio di scarpe da montagna
griffate o per gli amanti delle scalate
sulla roccia. Non sono le Maldive o i
Caraibi e nemmeno Rimini o Porto Cervo, ma
per molti, stufi della calca e del rumore,
desiderosi di riposo e di relax, possono
essere preferibili.
GIACOMO MORANDI
- 8 agosto 2008
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