TERREMOTO IN ABRUZZO
Flavio Largaiolli ci ha inviato questo appello, molto
interessante e istruttivo: il messaggio è presente in un
Forum della RAI.
Ricevo questa lettera da un
amico dei dintorni de L'Aquila ed ho accolto l'appello a
diffonderla.
Lo faccio anche perchè le medesime informazioni mi sono
state confermate da volontari della Protezione Civile
del mio paese (sono due squadre che si alternano ogni
settimana laggiù prima ancora che la leggessi) i quali
mi confermavano che in tv si vedono SOLO i campi meglio
attrezzati, ma la maggior parte non sono così ben
serviti come si vuol far credere.
Certo, la situazione è sicuramente difficile, ma
qualcuno ci specula su un po' troppo per i suoi
interessi.
Ciao a tutti. Oggi è il 20 aprile 2009. Per molti
Abruzzesi lo sguardo è congelato all'alba del 6 aprile
2009. Io, fisso il mio sull'ennesimo sorriso paterno e
rassicurante del nostro Presidente del Consiglio, che
campeggia sul paginone centrale de Il Centro, quotidiano
locale e che ancora una volta (pure quando un minimo di
decenza richiederebbe moderazione), fa sfoggio di
capacità ed efficienza facendo grandi promesse nella
speranza che si dimentichi il prima possibile (si sa gli
italiani hanno memoria moooolto corta), che fino al 5
aprile nel meraviglioso piano casa che si intendeva
varare a imperitura soluzione della crisi economica, di
norme antisismiche nemmeno l'ombra.
Vi scrivo da Colle di Roio (AQ) uno dei paesini colpiti
dal sisma del 6 aprile 2009. Il mio paese.
Trovo molto difficile fare ordine nel turbinio di
pensieri che mi gonfiano la testa, ma ci proverò. E
scrivo questa nota perchè credo che solo uno strumento
quale la rete permetta di conoscere altre verità, senza
mediazioni se non dell'autore.
Il nostro campo è abitato da circa trecento persone,
distribuite in una quarantina di tende. Tornati da una
vacanza mai iniziata, assieme a Pierluigi, abbiamo
cercato di dare un contributo alle attività di gestione
della tendopoli che, nel frattempo, (era passata già una
settimana dall'inaspettato evento), era andata
sviluppandosi.
Come sapete non sono un tecnico, nè ho una qualche
esperienza di gestione logistica e di personale in
situazioni di emergenza e quanto vi racconto può essere
viziato da uno stato di fragilità emotiva (immagino mi
si potrà perdonare). Il fatto è, che a fronte di uno
sforzo impagabile profuso da molte delle persone
presenti nel nostro campo, (volontari della protezione
civile, della croce verde/rossa, vigili del fuoco, forze
di polizia etc...), inarrestabili fino allo sfinimento,
ci siamo trovati, o sarebbe meglio dire ci siamo
purtroppo imbattuti, nella struttura ufficiale della
Protezione Civile stessa e nel suo sistema
organizzativo.
La splendida macchina degli aiuti, per quanto ho visto
io, poggia le sue solide e certamente antisismiche basi,
sulle spalle e sulle palle dei volontari; il resto da'
l'impressione di drammatica improvvisazione. E non
perchè non si sappia lavorare o non si abbiano strumenti
e mezzi, ma semplicemente ed a mio parere, perchè si è
follemente sottovalutato il problema fin dall'inizio.
Se vero che il terremoto non è prevedibile è altrettanto
vero che tutte le scosse precedenti (circa trecento più
o meno violente prima dell'inaspettato evento) dovevano
rappresentare un serio monito. Perchè non è servito il
fatto che due settimane prima del sisma alcuni palazzi
presenti in via XX settembre a L'Aquila, poi miseramente
sventrati, erano già stati transennati perchè le scosse
che si erano susseguite fino a quel momento (la più alta
di 4° grado, quindi poca cosa...) avevano fatto cadere
parte degli intonaci e dei cornicioni...
Una persona minimamente intelligente, a capo di una
struttura così grande quale la protezione civile,
avrebbe dovuto schierare i propri uomini alle porte
della città, come un esercito, pronto a qualsiasi
evenienza. Ed invece mi trovo a dover raccontare che le
prime venti tende del nostro campo se le sono dovute
montare i cittadini del paese (ancora stravolti del
sisma), con l'aiuto di una manciata di instancabili
volontari, che manca un coordinamento tra i singoli
gruppi presenti, che la segreteria del campo (che
cerchiamo di far funzionare), è rimasta attiva fino a
ieri con un Pc portatile di proprietà di mia proprietà,
acquistato "sia mai dovesse servire", e con quello di un
volontario; che siamo stati dotati di stampante e
telefono ma per la linea Adsl (in Italia ancora uno
strano coso...) stiamo ancora aspettando e quello che
siamo riusciti a mettere in piedi è merito
dell'intelligenza di qualche giovane del posto e dei
suoi strumenti tecnici; che abbiamo dovuto chiamare chi
disinfettasse e portasse via mucchi di vestiti perchè
arrivati sporchi e non utilizzabili; che che fino dieci
giorni dal sisma avevamo un rubinetto per trecento
persone, nessuna doccia, circa 20 bagni chimici e nessun
tipo di riscaldamento per le tende.
Vi ricordo che in Abruzzo ed a L'Aquila in particolare
la primavera fatica ad arrivare e che anche in queste
notti la temperatura continua ad essere prossima
prossima allo zero. Non ci si può quindi stupire che
molte persone, la maggior parte delle quali anziane (e
non tutte con la dentiera...), cocciutamente ed in barba
alle direttive che vietano di rientrare nelle case,
continuano a fare la spola dalla tenda al bagno di casa.
Potreste obbiettare che tutto sommato e visti i
risultati raggiunti nel seguire più di quarantamila
sfollati questi problemi sono inevitabili e bisogna solo
avere pazienza. Condivido il ragionamento.
Quello che mi lascia stupito, che la gente non sa e che
gli organi di informazione si guardano bene dal dire è
che tutta la macchina si basa all'atto pratico, sulla
volontà ed il cuore di persone che lasciano le loro case
e le loro famiglie e che non pagate, cercano di ridare
un minimo di dignità e conforto a chi, a partire dalla
propria intimità, ha perso tutto o quasi. La protezione
civile che molti immaginano (alla Bertolaso per
intenderci) non esiste nei campi, almeno non nel nostro.
I volontari si alternano, perchè obbligati ad andarsene
dopo circa 7 giorni.
Cosa comporta tutto questo?
Che ogni settimana si vedono facce nuove con la
necessità di ricominciare a conoscersi ed imparare a
coordinarsi, che il capo campo cambia anche lui con gli
altri e quindi può avere esperienza o meno, che spesso,
ed è il nostro caso, la gestione di alcune attività è
affidata ai terremotati perchè non viene inviato
personale apposito, con inevitabili problemi, invidie
acrimonie e litigate tra...poveri.
Volete un esempio cristallino della disorganizzazione?
La nostra psicologa, giunta al campo per propria
cocciuta volontà, è rimasta anche lei solo una
settimana. Vi immaginate quale può essere l'aiuto ed il
sostegno che una persona addetta può dare e quale
fiducia può riscuotere per permettere alle persone di
aprirsi, se cambia con cadenza
domenicale??? A questo si aggiungano
l'inesperienza di molte persone (spesso e per fortuna
sconfitta dalla volontà di far bene) e le tristi e
umilianti dimostrazioni di miseria umana che ci
caratterizzano e che risultano ancora più indecenti ed
inaccettabili in casi di emergenza.
Qualcosa di buono però ragazzi l'ho imparato.
Ho imparato che per la richiesta di materiale devo
inviare un modulo apposito e che a firmare lo stesso non
deve essere il capo campo, la cui responsabilità,
fortuna sua, è solo quella di gestire trecento vite,
trecento anime, più tutti coloro che ci aiutano dalla
sera alla mattina, ma serve il visto del Sindaco, oppure
del presidente di circoscrizione oppure di un loro
delegato (pubblico ufficiale). Noi dopo aver speso due
giorni per individuare chi dovesse firmare questi
benedetti moduli, sappiamo che dobbiamo prendere la
macchina e quando serve (ovviamente più volte al
giorno), raggiungerlo al comune.
Un'ultima noticina.
Due giorni fa la Protezione civile si è riunita con gli
esperti, ed ha ritenuto che non vi siano motivi di
preoccupazione relativamente alle dighe abruzzesi (la
terra trema ogni giorno). Ora ricordandomi che analoga
sicurezza era stata espressa all'alba di una scossa di
quarto grado e pochi giorni prima che il nostro
inaspettato evento facesse trecento morti e azzerasse
l'economia e la vita di migliaia di persone...ho
provveduto, poco elegantemente, ad eseguire il noto
gesto scaramantico...
Però dei regali li ho ricevuti.
Sono le lacrime di molte delle persone che hanno
lavorato alla tendopoli, trattenute a stento nel momento
dei saluti; sono le parole e gli sguardi dei vecchi del
paese, che mescolano dignità e paura, coraggio e
rassegnazione, senza mai un lamento.
Un'altra cosa.
Vi prego chiunque di voi possa, prenda il treno l'aereo
o la macchina e si faccia un giro per L'Aquila e d'intorni.
Le tendopoli non sono tutte come quelle a Collemaggio.
Scoprirete il livello di falsità che viene profuso a
piene mani dagli organi di comunicazione oramai supini e
del livello di indecenza del ns presidente del consiglio
che prima con lacrime alla cipolla e poi con sorrisi di
plastica distribuisce garanzie e futuro a chi, vivendo
in tenda e saggiando sulla pelle la situazione sa, che
sono tutte palle.
I morti sono serviti subito per mostrarsi umano e vicino
alle famiglie, ma ora è meglio dimenticarli in
fretta..Via via..nessuna responsabilità, nessun dolo. I
pm sono dei malvagi.. ricostruiamo in fretta.. forza la
vita è bella, vedrete, tra un mese sarete tutti a
casa... Conoscete i nomi delle famiglie che doveva
ospitare nelle sue ville? Le virtù umane travalicano gli
eventi, le sue miserie non hanno confini.
Se volete vi prego fortemente di inviare questa mail a
quanti vi sono amici. La stampa nazionale si è guardata
bene dal pubblicarla.
Un saluto a tutti.
Laura
29 aprile 2009 |