Il Teatro Petruzzelli

Rinascita di un simbolo

                                      di Gennaro Angelini

 

Finalmente il fatidico giorno è arrivato !

      Il Teatro Petruzzelli è stato restituito ai legittimi proprietari: i baresi.

Il 4 ottobre 2009 sarà ricordato come il giorno in cui la città, per una volta, ha avuto il sopravvento sui mali atavici che da sempre la assillano. Tra i quali non ultimo, e non senza responsabilità di una parte della cittadinanza, si annovera la scarsa attenzione riservata ad ogni forma di cultura.

      Bari è una città difficile, idealmente arroccata, alle prese con irrisolti conflitti sociali. La mai domata differenza per caste impone ai più una perenne rincorsa alla visibilità, quantomeno economica, che impegna totalmente e non lascia il tempo per coltivare interessi estetici.

In tale contesto, ogni valore non stimabile in termini di interesse reale, spesso rappresenta, per certa parte della cittadinanza, un inutile orpello senza importanza. La conseguenza è che i siti culturali non godono di un elevato senso di appartenenza e il loro declino a volte si compie nella diffusa rassegnata indifferenza.

      Diversa invece, e perciò più interessante, la vicenda del Teatro Petruzzelli che ha visto l'intera cittadinanza schierata a favore non di qualcosa o di qualcuno, ma solo e soltanto del suo teatro.

Il teatro fu incendiato nel 1991 per cause mai accertate. Le diverse ipotesi formulate non sono mai state provate. I mandanti non ancora individuati. Di certo non è stata una vicenda gratificante, anzi. L'unica certezza è che il tempio della cultura è stato sacrificato per motivazioni tutt'altro che nobili: alla base ancora una volta interessi economici. Forse perché è l'unico vero monumento cittadino riconosciuto a livello nazionale o forse solo per la rabbia maturata per l'incomprensibile atto vandalico, la città tutta è rimasta colpita come non mai dall'evento criminale.

Attonita e rassegnata all'inizio, ha seguito con passione le vicende giudiziarie e il travagliato iter della ricostruzione, schierandosi a favore dell'unico atto che potesse rappresentare la rivincita della ragione sugli interessi: la riapertura del teatro.

E l'ha sostenuta anche quando l'intricata vicenda giudiziaria e il disinteresse delle istituzioni

non lasciava presagire nulla di buono.
 

Quando i fondi per la ricostruzione tardavano a essere stanziati.
 

Quando la strumentalizzazione politica impediva, a distanza di diciotto anni, di restituire alla città il suo simbolo ormai ricostruito.
 

Quando la faziosità spegneva l'entusiasmo per l'attesa inaugurazione e rischiava di riportare indietro nel tempo l'orologio della rinascita culturale della città.

Certo non ha giovato, nel caso del Petruzzelli, l'intricata vicenda della titolarità dell'immobile,

trattandosi di un edificio costruito da privati su suolo comunale. E sulle già complesse vicende giudiziarie si sono innestate le polemiche sulla legittimità di anteporre l'interesse privato alla pubblica fruizione del politeama, peraltro interamente ricostruito con fondi pubblici.

Tutte cause che hanno ritardato per anni l'avvio della ricostruzione. Basti pensare che il Teatro La Fenice di Venezia, anch'esso distrutto da un incendio nel 1996, è stato ricostruito in appena sette anni e riconsegnato alla città nel 2003.

Ma ciò che ha elevato la mediocrità del dibattito, è stata la straordinaria moltitudine di voci che si sono espresse a favore della immediata riapertura del teatro. I ripetuti appelli rivolti dai massimi esponenti della cultura nazionale e internazionale, hanno portato valore aggiunto alle istanze della cittadinanza.


      Poche volte si era vista una così disinteressata manifestazione di
solidarietà da parte di grandi artisti disposti ad esibirsi per dare lustro alle rinascita del teatro.

Come univoco è stato il favore con il quale i maggiori esperti del settore hanno accolto il restauro impeccabile che è riuscito a restituire a tutti gli ambienti il senso estetico di un tempo coniugato ad elevati standards qualitativi e tecnologici.

Nel cantiere sono stati impegnati circa 150 lavoratori tra operai, modellatori e restauratori. La ricostruzione degli elementi decorativi è avvenuta nel pieno rispetto degli originali andati distrutti nell'incendio, grazie alla ricca documentazione fotografica esistente e all'utilizzo di frammenti recuperati dopo l'incendio del teatro.

Grande attenzione è stata riservata alla sicurezza: ora il teatro è dotato di un sistema diffuso di rilevamento e spegnimento dei focolai di incendio.


      Interventi ad alto contenuto tecnologico hanno consentito di
adeguare il palcoscenico alle più recenti esigenze scenografiche. Particolare cura è stata posta alla ricostruzione della cupola, realizzata con strutture atte a garantire l'acustica ideale.

Laddove non è stato possibile realizzare il restauro conservativo, si è intervenuti con l'ingegno e la tecnologia: il teatro Petruzzelli vanta oggi un sistema di proiezione ad alta definizione sull'area della cupola un tempo occupati dall'affresco di Armenise, che permette la rappresentazione dinamica del dipinto originario distrutto nell'incendio.

Tutti elementi che hanno suscitato interesse e curiosità. La cittadinanza ha risposto con entusiasmo. Grande l'affluenza al botteghino per le prenotazioni e imponente la moltitudine di persone composte in ordinata fila per accedere alle visite gratuite organizzate dalla Fondazione.

Si può tranquillamente affermare quindi che in questa vicenda un vincitore c'è: la voglia di riscatto di una città per troppo tempo rimasta passiva rispetto agli avvenimenti.
 

Le polemiche che hanno caratterizzato la vigilia della riapertura, riguardo la scelta di riservare alle autorità lo spettacolo d'inaugurazione, altro non sono che la dimostrazione dell'interesse diffuso suscitato dall'evento. Ci sarà tempo per gli irriducibili megalomani per frequentare le sale del "tempio", attardarsi nei corridoi o chiacchierare nel foyer in attesa che il sipario si alzi. In fondo i protagonisti di uno spettacolo sono anche loro, gli spettatori. Quelli veri, quelli che l'evento lo vivono. Con la capacità di applaudire al momento giusto, o dimostrare il proprio dissenso se la spettacolo non è all'altezza. Con la competenza che giustifica la critica. Con l'autorevolezza che deriva dalla conoscenza.

E aspettiamo che il riscatto si estenda anche agli altri siti culturali della città: da quelli storici, quali il teatro Margherita o il Kursal Santalucia, a quelli meno blasonati ma non per questo meno importanti, che negli ultimi anni hanno accolto rassegne ed eventi, consentendo alla città di non soccombere alle circostanze avverse.

Si respira un'aria diversa. Speriamo che la riapertura del Teatro Petruzzelli funzioni da traino per la rinascita complessiva dei teatri cittadini e non solo. Perché la Puglia è un immenso contenitore di luoghi culturali. Dai piccoli centri alle città capoluogo è un susseguirsi di impianti, storici o moderni, che chiedono solo di essere vissuti. Teatri di provincia spesso incastonati in centri storici tanto suggestivi quanto sottovalutati, che non possono essere dimenticati. Che non devono essere abbandonati!

E' una scelta di civiltà, in un territorio che storicamente di civiltà si è nutrito. A ricordarcelo, gli innumerevoli monumenti sopravvissuti agli eventi storici più cruenti. Ad imporcelo, le mete più riconosciute del turismo culturale: dal barocco di Lecce alla cattedrale di Trani, da Castel del Monte alla Valle d'Itria il cui omonimo festival, lustro di Martina Franca e dell'intera Regione, è ormai divenuto evento di importanza nazionale.

 

Da Nuova Realtà numero 4 - dicembre 2009

 

Piazza Scala - Marzo 2010