Prima parte - considerazioni preliminari

 

 

   Il valore artistico e storico della musica popolare (da cui nasce la canzone) è stato già riconosciuto da molto tempo in molti paesi là dove le istituzioni culturali pubbliche si sono adoperate in un lavoro di ricerca e di valorizzazione. Pensiamo alla Spagna (flamenco), alla Francia (la chanson), all'Argentina (il tango), al Portogallo (il fado), all'Irlanda (il folk gaelico). Negli Stati Uniti grandi interpreti di oggi ripropongono ancora e sempre i grandi classici del passato: Gershwin, Porter, Benny Goodman, Glenn Miller. E in Italia? Lento è stato il cammino della canzone italiana verso un dovuto riconoscimento, da parte della cultura, della sua dignità come forma d'arte, tale da poter rappresentare l'Italia e fare parte della sua storia come colonna sonora della vita italiana, della quotidianità italiana, specialmente nel 19° e nel 20° sec. Perchè la canzone è la voce di un coro, è destinata alla collettività. Il canto di una canzone è un modo di comunicare con gli altri con musica e parole. Certo,  molti testi di canzoni hanno valore letterario mentre la musica é troppo semplice, povera di grammatica musicale e melodica, di contro spesso il testo é modesto però acquista contenuto e significato grazie alla bella melodia. Ma se la canzone è bella così come è nata,  è comunque un tutt'uno  armonioso, inscindibile, di musica e parole.

 Solo di recente, almeno in Italia, la canzone è stata oggetto di analisi serie precedute in passato solo da tentativi di storicizzazione con monografie limitate riguardanti per lo più la canzone napoletana o in genere la canzone popolare in vernacolo. 

Ricordiamo ad esempio: 

1841-42 “ Canti popolari toscani, corsi, illirici e greci” N. Tommaseo – 4 voll., G. Tasso Venezia

1857-'58   “Canti popolari lombardi raccolti e trascritti con accompagnamento  di  pianoforte”  G. Ricordi.

1888 “Canti popolari del Piemonte” di C. Nigra Ronx Frassati Torino

1918 “La leggenda del Piave” di E.A.Mario

…..   “Canti della grande guerra” di V. Savona

1926  “Canti della rivoluzione fascista”

1934 “I canti delle trincee” - C. Caravaglio – (a cura del Ministero della guerra)

1946 “Storia del cafè chantant” - R. De  Angelis – Il Balcone Milano

1956 “Storia del varietà” L. Ramo – Garzanti Milano

1958 “Storia della canzone napoletana” - V. Paliotti – G. Ricordi

1959 “Piccola storia della canzone napoletana” F. Petriccione, Messaggerie musicali, Milano

1960 “L'italiano cantato” G. Berti; G. G. Severi; O. Pagani; G. Grieco; A. Falivena;          Vallecchi - Firenze

1961 “Storia della canzone napoletana dal 1400 al 1900” - Di Massa, F. Fiorentino – Napoli)

1962 “Le canzonette che fecero l'Italia”, E. Jona – Longanesi e C. Milano

1965-'66 “Storia della canzone romana”, G. Micheli, 3 voll. Ediz. “Ponentino Romano” Roma

1972 “Canzoniere italiano” P. P. Pasolini – Garzanti Milano

1974 “Canzoni italiane di protesta”, Newton Compton Italiana, Roma

1985 V. Savona, M. L. Straniero “Canti della Resistenza italiana” Rizzoli Milano 

  Naturalmente ricca fu la produzione di canzoni popolari anche in Calabria e Sicilia. Otello Profazio e Rosa Balestrieri hanno rielaborato i repertori delle due regioni ricche di canti famosi: “Ciuri ciuri”, “ ’U ciucciu ”, “Calabrisella”, “Vitti ‘na crozza”.

 In Puglia la tradizione garganica è legata alle voci di Carmelita Gadaleta e Matteo Salvatore. Nel Salento è presente la tradizione della pizzica tarantata ripresa negli anni Novanta in versione rock e rap.

 In Sardegna è presente “un patrimonio millenario che ha conosciuto uno straordinario rilancio internazionale anche nella musica pop grazie all’interesse di artisti come Peter Gabriel… Famosa l’interpretazione della cantante Maria Carta di canti provenienti dalle zone del Logudoro, Gallura, e Campidano”. (F. Liperi)  

  Dobbiamo arrivare però al 1985 per avere propriamente un lavoro completo, cioè una prima “Storia della canzone italiana” scritta da G. Borgna (Editori Laterza) e aspettare  il 1999 per una seconda “Storia della canzone italiana” scritta da F.Liperi  (Rai Radiotelevisione Italiana-Editoria periodica e Libraria). Le due opere  ci danno una visione completa del panorama della canzone italiana dagli albori ad oggi facendoci rendere conto di come la canzone, la “canzonetta”, al pari di altri tipi di musica: musica classica, da camera, musica operistica, musica d'operetta, jazz, pop, rock, folk, abbia avuto una sua importanza nella storia d'Italia in quanto specchio di un'epoca,  specchio cioè degli umori, dei sentimenti o risentimenti della collettività.

  La canzone ha rappresentato il nucleo centrale del consumo di musica popolare, la cui cantabilità ne assicurava la facile memorizzazione.

 Le origini della musica sono da ricercare in determinate necessità extramusicali, per esempio nel desiderio dell’uomo primitivo di possedere un linguaggio privilegiato al fine di comunicare con il soprannaturale. I poeti greci erano anche musicisti e a Roma la pratica musicale fu esercitata quasi esclusivamente da schiavi e liberti greci.  E’ probabile che i primi cantici cristiani fossero un adattamento dei salmi ebraici. Nei secoli seguenti, dopo la caduta dell’Impero romano, troviamo un vasto repertorio di canti monodici eseguiti senza accompagnamento strumentale durante i riti della chiesa romana (Canto Gregoriano). Difficile dire quando sia nata la polifonia ma nel sec. IX c’era già l’uso di eseguire le melodie gregoriane accompagnandole con una seconda voce parallela alla quinta superiore e alla quarta inferiore. Fioriscono così le prime forme polifoniche come il mottetto  della Scuola di Notre-Dame di Parigi (se. XII-XIII). Contemporaneamente abbiamo la fioritura di musica vocale profana in lingua volgare (trovatori e trovieri). In Italia si diffonde la lauda, canto religioso in volgare di origine popolare. Fioriscono ballate, madrigali, le cacce, tutti canti con accompagnamento strumentale.  Nell’Italia del nord dominavano i  canti narrativi celti, nell’area centro-sud, area mediterranea, i canti lirici.

 Nella nostra epoca Angelo Branduardi (musicista, cantante e violinista) con la passione per la tradizione musicale etnica e per quella medievale, attraverso un meticoloso lavoro di ricerca, ha interpretato  filastrocche e cantilene popolari di sapore medievale (Alla fiera dell’est (1976), La pulce d’acqua (1977), Cogli la prima mela (1979). Ampio il repertorio di canti che hanno influenzato la canzone come filastrocche, girotondi, cantilene,  Ninne Nanne per bambini di origine popolare, canti religiosi, canti di montagna, canti patriottici. Ricordiamo “O che bel castello”, “Fate la nanna coscine di pollo”, “Ninna nanna oh idda è bedda e l’autri no, ma si idda non voli durmiri…” “O quante belle figlie madama…” “E’ arrivato l’ambasciatore…”  “Tu scendi dalle stelle…”, “Astro del ciel…”, “Mira il tuo popolo”, “La montanara”, “Quel mazzolin di fiori”, “Sul ponte di Bassano”, “La bella Gigogin”, “Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar”, “Leggenda del Piave”.