da Nuova Realtà giugno 2013 - periodico  ASS. BANCARI CARIPUGLIA - CARIME 

 

RIDERE FA BENE ALLA SALUTE!
a cura di Margherita Dolce

 

 

Di questi tempi, forse, non sarà proprio così facile farsi delle belle risate! Tra problemi di lavoro, di politica, di economia, oltre che sociali ed ambientali, c’è proprio poco da ridere!!!
Eppure ci consigliano di farlo di più per il nostro benessere fisico e mentale.
L’ottimismo, il pensiero positivo è sempre stato considerato un buon modo per affrontare le difficoltà, ma che la risata possa, in molti casi, accompagnare le tradizionali terapie per aiutarci a guarire da vere e proprie patologie è il risultato di recenti ricerche scientifiche.
La neuro scienziata irachena Tali Sharot, in base ad un suo studio, sostiene che “siamo biologicamente programmati a vedere il mondo al meglio di sé”; è questa pulsione positiva, innata nella razza umana, che ha consentito alla specie di superare le varie tappe della propria evoluzione.
Ne consegue l’idea che non resti che sviluppare questa attitudine che è già in noi. L’ottimismo, cioè, si può imparare e ci aiuterà a stare bene in quanto innesca meccanismi neuro-endocrini che influenzano il sistema im-munitario e, di conseguenza, la nostra salute.
La convinzione della ricercatrice si basa infatti su dati scientifici ormai riconosciuti.
Elaborare un pensiero positivo e sorridere di più stimola, nell’ipotalamo (importante struttura del nostro cervello), la produzione dell'ossitocina, la cosiddetta “sostanza del buonumore”. Questo particolare ormone regola le risposte istintive del nostro cervello di fronte allo stress, alla paura, all’aggressività e produce effetti anti-stress, riduce la pressione, l’ansia, il dolore, favorendo un benessere globale.
Le risate (così come anche gli abbracci, secondo alcuni ricercatori svedesi) aumentano la concentrazione di ossitocina nel sangue favorendo benefici effetti sulla nostra salute psico-fisica.
Si innesca così un circolo “virtuoso”, ben diverso da quello “vizioso” che si ha quando ci si abbandona all’ansia, al vittimismo, all’angoscia e si finisce col cadere in depressione.
Anche il cuore se ne giova; una recente ricerca dell'American College of Cardiology ha rilevato che ridere almeno 15 minuti al giorno favorirebbe l’espansione dell’endotelio (rivestimento interno dei vasi sanguigni), migliorando la circolazione del sangue, regolarizzando pressione e battito cardiaco, riducendo così il rischio di malattie cardiovascolari.
Una risata, inoltre, comportando il movimento di ben 80 muscoli, crea effetti simili a quelli di un’attività spor¬tiva. E’stato calcolato che sbellicarsi dalle risate per due ore davanti a un film comico ha Io stesso poten¬ziale benefico di mezz’ora di ginnastica.
Al di là di tutte queste considerazioni scientifiche, sappiamo tutti che l’ottimismo aiuta; percepirsi migliori e capaci di “farcela” contribuisce a ridimensionare i fattori negativi, spinge a trovare soluzioni e a vedere anche una situazione negativa come un’opportunità.
Non so come la penserebbero, in questo periodo, gli esodati, i piccoli imprenditori stritolati dal fisco e dal cre-dito o le famiglie vessate da tasse e caro vita!
Esempi di ottimismo che paga ce ne sono tanti in ogni campo; in politica il più noto è quello di Barack Obama con il suo “Yes, we can”.
Anche Buddha affermava : “... non esiste la strada che porta alla felicità; la felicità stessa è la strada”, tanto che oggi si sta diffondendo una derivazione del buddismo tradizionale (con 12 milioni di adepti, 50 mila in Italia) che invita, appunto, a coltivare l’ottimismo.
Dopo tutto, sappiamo bene che il sorriso è uno strumento di successo in famiglia, sul lavoro e in amore, perché aiuta ad allentare le tensioni, a facilitare e rafforzare i legami affettivi, persino a superare i rapporti gerarchici negli ambienti lavorativi.
Naturalmente si parla del sorriso amichevole e non certo di quello ironico che mira a ferire; della buona risata conviviale e non del riso aggressivo che è indice di un atteggiamento di superiorità se non di disprezzo.
Ridere, nel modo giusto, viene oggi ritenuta una vera e propria medicina omeopatica per il corpo e per la mente; abbatte lo stress, l’insonnia, le lievi depressioni, accresce la fiducia in se stessi, rafforza le difese dell'organismo, innalza persino la soglia del dolore.
Basti pensare quanto sia efficace la clownterapia per i piccoli malati oncologici.
Uno studio su 300 ultracentenari ha evidenziato che avevano in comune l’umorismo, la voglia di ridere e la positività nell’osservare la vita. Tutte doti che si possono coltivare e che aiutano a vivere meglio e più a lungo.
Purtroppo oggi ridiamo molto meno di 50 anni fa; allora, secondo gli esperti, ridevamo almeno 15 minuti al giorno, mentre oggi lo facciamo solo per 5 minuti.
Certo, motivi legati alla situazione attuale non mancano, ma c’è anche da chiedersi se non sia cambiato, nelle nuove generazioni, proprio il modo di affrontare la vita.
Non ci resta che provare ! Gli esperti ci consigliano una dose giornaliera di almeno 30 minuti di risate !
Ma come fare se si ha poco senso dell’umorismo, se si hanno difficoltà nella vita o se mancano gli stimoli?
Ci suggeriscono di:
❖ imparare a divertirsi frequentando persone allegre (la risata è contagiosa);
❖ giocare con bambini o con animali;
❖ coltivare l’autoironia; non prendersi troppo sul serio e ridere di se stessi, dei propri difetti e debolezze;
❖ trovare il lato comico ed ironico in ogni aspetto della vita;
❖ assistere a spettacoli o film divertenti, leggere libri umoristici.
Un caso emblematico che ha fatto storia
Nel 1964, il giornalista americano Norman Cousins,
affetto da una grave patologia, ma determinato a vivere il più a lungo possibile, volle sperimentare il potere curativo delle emozioni positive, come la gioia, l’amore, la fede. Con l’aiuto del suo medico, iniziò la sua terapia “alternativa”: farmaci, tanta vitamina C e risate il più possibile grazie a film dei fratelli Marx, libri umoristici e quant’altro potesse divertirlo.
Di fronte ai risultati positivi di tale strana terapia, la comunità scientifica, dapprima incredula al punto di du-bitare della sua malattia, dopo alcuni anni, riconobbe la validità scientifica della sperimentazione di Cousins che fu pertanto onorato della laurea Honoris Causa.
Le potenzialità salutari del ridere e delle emozioni po-sitive divennero così oggetto di ricerche e di una nuova branca, la gelotologia (dal greco ghelos, risata) sui cui principi si basano pratiche terapeutiche, quali la Clown- terapia (Comicoterapia) o la Petterapia (con ausilio di animali). Terapie, queste, adottate ormai in diversi ospedali e centri per anziani o disabili, proprio per sdrammatizzare le pratiche sanitarie, gestire in positivo le emozioni, promuovere la gioia, la risata e la speranza.
Mi piace concludere con un detto birmano:


« Se incontri qualcuno senza un sorriso, regalagli uno dei tuoi».

 

 

C U R I O S I T A'

Al Festival dei Clown di Città del Messico, quest'anno, 700 pagliacci di tutto il mondo hanno provato a stabilire il Guinness dei Primati per la risata collettiva più lunga. La durata necessaria era 20 minuti: ma dopo 15 si sono fermati, stremati.
Dieci anni fa, a Parigi, l’Università “Sorbonne” ha inserito nel suo programma di studi anche una “Scuola della risata”, dove si imparano i segreti del buon vivere, grazie anche alla collaborazione di eccellenti psicanalisti e fumettisti.
La Giornata Mondiale della risata, che si celebra la prima domenica di maggio, è stata istituita nel 1998 da Madan Kataria, fondatore dello “Hasya Yoga”, lo Yoga della risata.
A Roma, nel 2008, è sorta l’Associazione Na-zionale Yoga della risata (che oggi conta oltre 8.000 Club della Risata in tutto il mondo), finalizzata allo studio, ricerca e sperimentazione delle potenzialità salutari delle emozioni positive, soprattutto della risata.
Lo Smiley, popolarissima faccina gialla sorridente, ideata dal grafico pubblicitario Harvey Ball nel 1963, è 1’ icona stampata su gadget di ogni genere ed usata in e.mail, post e chat per esprimere piacere ed ironia.
La ricercatrice inglese Davila Ross, nell’intento di capire quando fosse comparsa per la prima volta la risata simile a quella attuale, ha analiz¬zato la reazione al solletico da parte di oranghi, scimpanzé, gorilla e altre scimmie, registrando le loro risate.
Dal confronto tra le caratteristiche di queste con quelle di alcuni bambini, ha scoperto che la risata delle antropomorfe è più irregolare e meno ricca di armonici rispetto a quella umana (più simile a un grugnito prolungato), ma per la frequenza dei picchi o la durata del suono non ci sono differenze sostanziali. Pertanto è molto probabile che anche il nostro antenato, vissuto circa 14 milioni di anni fa, si producesse in risate piuttosto “rumorose”.


 

 

 

 


 

 

 

 

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