Prof. Michele Loizzi Direttore della
Cattedra e Struttura Complessa di Chirurgia
Toracica Università degli studi -
Policlinico di Bari |
BRONCHITE CRONICA
CONOSCERLA PER ATTUARE UNA
CORRETTA PREVENZIONE E UN TRATTAMENTO ADEGUATO
I
consigli del Centro nazionale
per la Prevenzione
e il Controllo delle Malattie
Ministero della Salute |
Il termine
comunemente utilizzato di "bronchite
cronica" si riferisce ad una patologia
infiammatoria dell'apparato respiratorio,
caratterizzata da sintomi quali tosse ed
espettorazione, che può essere definita
cronica se presente per un periodo minimo di
tre mesi in un anno e per più anni
consecutivi. Tuttavia frequentemente, nei
soggetti che ne sono affetti, la
sintomatologia tussigena e la presenza
dell'espettorazione sono presenti per la
maggior parte dell'anno.
La bronchite cronica difficilmente si
presenta in forma pura e isolata; più
frequentemente si accompagna ad altri segni
e sintomi, espressione di patologie ben
conosciute con i termini di "enfisema
polmonare" e "asma bronchiale", (vedi
Diagramma di Venn) |
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E'
preferibile pertanto parlare di "BRONCOPNEUMOPATIA
CRONICA OSTRUTTIVA (BPCO), a carattere lentamente
progressivo e caratterizzata da una limitazione del
flusso aereo non completamente reversibile. La
prevalenza, in Italia, è del 4% ma nella popolazione
anziana sale vertiginosamente al 15% e costituisce un
problema di notevole rilevanza sociale.
La complessità della BPCO è legata al vario intrecciarsi
di eventi patologici che, in varia misura, coesistono
e impegnano il parenchima polmonare: il contributo
relativo di ciascuno di questi eventi è assolutamente
soggettivo e pertanto ogni paziente si presenterà con un
proprio profilo patologico e con un andamento variabile
della progressione della malattia anche in funzione
dell'esposizione agli agenti nocivi (fumo, polluzione
atmosferica, ecc.).
La classificazione in stadi di diversa gravità (lieve,
moderata, grave e molto grave) può essere di ausilio
nella valutazione pratica clinica e si avvale di
indagini strumentali di semplice esecuzione come la
spirometria (volgarmente chiamata "prova del
respi-ro" o "prova del soffio") che, correttamente
eseguita, (in associazione alla valutazione clinica di
segni e sintomi) consente di valutare parametri
funzionali del respiro di fondamentale importanza sia
per esprimere un giudizio di gravità della patologia che
per impo-stare il più adeguato trattamento medico.
Al fine di promuovere misure preventive ed un miglior
controllo della malattia l'Organizzazione Mondiale della
Sanità (OMS) in associazione con altri organismi
internazionali ha promosso, nel 2001, la costituzione di
un importante gruppo di studio per realizzare il
progetto mondiale per la Diagnosi, il Trattamento e la
Prevenzione della BPCO.
Il parametro fondamentale di valutazione è il VEMS
(Volume Espiratorio Massimo nel primo Secondo) di una
espirazione forzata che esprime chiaramente la forza del
respiro e il grado di ostruzione bronchiale che
caratterizza la fase della malattia (BPCO) in cui il
soggetto in esame si trova.
FATTORI DI RISCHIO
Di fondamentale importanza è la conoscenza
dei vari fattori di rischio che espongono il paziente
alla BPCO. Solo la precisa conoscenza degli stessi potrà
metterci nelle condizioni di evitarli, limitare (ove
possibile) il danno alle strutture broncopolmonari e
sviluppare programmi e strategie preventive e di
trattamento. Nella maggior parte dei casi i fattori
sono ben conosciuti e si distinguono in ambientali o
esogeni ed individuali o endogeni; essi,
singolarmente o in sinergia, agiscono sul nostro
organismo
determi-nando il grado di suscettibilità del paziente
allo sv-luppo della malattia.
Il fumo di sigaretta è il
più importante fattore di rischio per lo sviluppo delle
malattie respiratorie e in particolare per la BPCO.
Il fumo prodotto dalla combustione del tabacco e della
carta che lo avvolge (la temperatura che si sviluppa
alla punta della sigaretta supera gli 800 gradi
centigradi) contiene oltre 4.000 composti chimici tra
i quali sono compresi oltre 200 veleni (DDT,
arsenico, formaldeide, ecc.), sostanze irritanti,
elementi cancerogeni, sostanze radioattive.
L'età di inizio, il numero totale di sigarette fumate,
il modo con cui si fuma sono predittivi di mortalità per
BPCO. Smettere di fumare rallenta la caduta del VEMS e
quindi l'evoluzione della BPCO stessa, ma mai annulla
completamente i rischi connessi con il fumo.
L'esposizione professionale
cronica a polveri ed agenti chimici può
contribuire allo sviluppo della malattia, soprattutto
per lavoratori del settore metal-lurgico e minerario.
Tali fattori possono agire sia indipendentemente dal
fumo sia aumentando il rischio in caso di coesistenza.
Anche elevati livelli di
inquinamento ambientale urbano (traffico
veicolare, riscaldamento, concentrazioni industriali,
ecc.) sono dannosi per i pazienti con patologie
respiratorie, tuttavia non ne è ancora ben chiaro il
ruolo nell'insorgenza della BPCO. Da considerare anche
l'abuso di alcol e una
dieta povera di frutta.
Tra i fattori endogeni dobbiamo prendere in
considerazione quelli genetici, il
sesso, l'anamnesi positiva per malattie respiratorie
o infezioni contratte durante l'infanzia e la
storia familiare.
Per quanto attiene il sesso è noto che tale patologia
risulta più frequente nel sesso maschile, ma il fenomeno
è attribuibile alla minore abitudine al fumo e alla
minore esposizione lavorativa a sostanze nocive da parte
delle donne.
SINTOMATOLOGIA
I sintomi della malattia sono tipici ed in rapporto allo
stadio di malattia:
TOSSE ED ESPETTORAZIONE
All'inizio la tosse può essere occasionale,
stizzosa, ma, con il progredire della malattia,
diviene catarrale, presente durante tutte le ore del
giorno e, sovente, anche nelle ore notturne.
L'espettorazione di muco è molto frequente in specie
dopo accessi di tosse; di fondamentale importanza è
l'esame dell'espettorato che prevede anche una
attenta valutazione del colore. Esso può variare da
un colorito chiaro al giallo (muco purulento) al
verde (francamente purulento); ai diversi colori
corrisponde un diverso livello di infiammazione e di
carica batterica.
RESPIRO SIBILANTE
Viene in genere chiaramente riferita dal paziente la
sensazione di emettere sibili durante la normale
respirazione (sibili a volte udibili dai congiunti
durante il silenzio delle ore notturne) ed è considerato
l'equivalente del reperto obbiettivo toracico di rumori
continui espiratori ad alta tonalità (wheezing) ed
espressione di broncospasmo o comunque di ostruzione al
flusso aereo.
DISPNEA
La dispnea da sforzo è il sintomo più importante
della BPCO e costituisce il principale motivo per il
quale i pazienti fanno ricorso al medico.
Per il lento sviluppo della malattia frequentemente il
paziente adegua le sue attività ai limiti imposti dalla
patologia con una riduzione sino all'annullamento degli
esercizi più faticosi (salire le scale, camminare a
passo svelto, ecc.).
Con il progredire della malattia la dispnea peggiora
sempre più ed è presente anche durante le normali
attività quotidiane (vestirsi, lavarsi) ed infine
anche a riposo in corso di Insufficienza Respiratoria
conclamata.
La presenza di altri sintomi come dolori
toracici, edemi periferici, calo ponderale, apnea
notturna, depressione ed ansia possono rendersi
manifesti negli stadi più avanzati della malattia.
MONITORAGGIO e TRATTAMENTO
In quanto malattia progressiva il monitoraggio
della BPCO prevede l'esecuzione di visite di
controllo periodiche al fine di valutare i sintomi,
la progressiva riduzione del flusso aereo espiratorio ed
identificare rapidamente la comparsa di riacutizzazioni
e/o complicanze.
La strategia terapeutica prevede uno schema a
gradini, con un crescendo del trattamento in rapporto
alla gravità della malattia, dall'eliminazione dei
fattori di rischio, ai trattamenti farmacologici, fino a
quelli non farmacologici.
La terapia farmacologica si
basa sull'utilizzo di broncodilatatori che
verranno somministrati al bisogno o con regolarità a
seconda della frequenza dei sintomi. Per un adeguato
trattamento vengono inoltre utilizzati i
glucocorticoidi (cortisonici), i vaccini
anti-influenzali, gli antibiotici, i muco-litici e gli
anti-ossidanti.
Di fondamentale importanza l'oculato uso degli
antibiotici scegliendo le molecole più responsive sulla
base di valutazioni cliniche o, ancor meglio, sulla
scorta di accurate indagini batteriologiche eseguite
sull'espettorato del mattino (secrezioni dense e di
colorito giallo o verdastro sono sempre espressione di
infezione anche in assenza di febbre).
Tra le terapie non farmacologiche,
devono essere prese in considerazione la riabilitazione
respiratoria, l'ossigenoterapia e la terapia chirurgica.
La riabilitazione respiratoria appare oggi, in
associazione alla terapia farmacologica, l'arma più
efficace nel controllo della evoluzione della malattia:
adeguati programmi riabilitativi rivolti sia alla
riabilitazione motoria in generale (rieducazione
all'esercizio fisico) che alla riabilitazione
respiratoria in senso stretto (respirazione
diaframmatica, controllo del respiro, drenaggio
posturale, ecc.) devono essere svolti in ambienti
specialistici da personale medico e paramedico preparato
e dedicato.
Il paziente deve imparare a controllare perfettamente
il suo respiro e a graduare Io sforzo necessario per
emettere le secrezioni al fine di evitare le "crisi
dispnoiche accessionali" che caratterizzano la fase
avanzata della BPCO.
La somministrazione di ossigeno a lungo termine
(superiore alle 12 ore/die) in pazienti con
insufficienza respiratoria cronica si è
dimostrata utile e necessaria e in grado di migliorare
la sopravvivenza, avere effetto favorevole sulla
pressione arteriosa polmonare, sulla policitemia
(aumento numerico dei globuli rossi), sulla capacità
all'esercizio fisico, sulla meccanica polmonare e sullo
stato mentale del paziente.
I trattamenti chirurgici richiedono valutazioni
funzionali statiche e dinamiche molto più accurate quali
la valutazione del VEMS, il Walking test (test del
cammino dei 6 minuti), la scala della dispnea (MRC) e
l'indice di massa corporea (BMI).
I principali interventi sono la BULLECTOMIA, la
RIDUZIONE DI VOLUME POLMONARE (LVRS) ed il
TRAPIANTO DI POLMONE.
La resezione di bolle aeree di notevoli dimensioni (Bullectomia)
si è rivelato un trattamento chirurgico utile in specie
nei pazienti con Enfisema Bolloso Gigante: la presenza
di bolle particolarmente voluminose riduce la
possibilità ventilatoria dei pazienti per effetto della
compressione che le stesse esercitano sul parenchima
polmonare circostante. L'asportazione chirurgica delle
bolle di maggiori dimensioni mediante interventi a cielo
aperto o mediante approcci mini-invasivi (Videotoracoscopia)
migliora la meccanica respiratoria e fornisce risultati,
a volte sorprendenti (sul VEMS e sulla dispnea).
Questi importanti risultati si possono osservare anche
nei pazienti più gravi nei quali, per l'impossibilità ad
eseguire un trapianto di polmone, si è costretti
all'utilizzazione di interventi di Riduzione del
Volume Polmonare con lo scopo di eliminare quote di
parenchima polmonare scarsamente funzionanti e
migliorare la meccanica respiratoria.
Ovviamente sarà lo specialista pneumologo ad indirizzare
il paziente, per una valutazione, presso un centro di
Chirurgia Toracica di Eccellenza per un intervento di
Riduzione di Volume Polmonare o per un vero e proprio
Trapianto di Polmone.
Da "Nuova Realtà" -
giugno 2009
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