Un articolo di Arnaldo De Porti

Non eravamo in moltissimi alla Cerimonia per la ricorrenza del Patrono dei giornalisti, San Francesco di Sales, qui a Belluno, ma di certo, in questa occasione, si è avvertita un’aria diversa, molto meno ufficializzata del solito, non tanto perché mancavano tutte le Autorità Civili e Militari, ma perché, non so se si tratti di una sensazione personale, mi è parsa quasi palpabile la voglia di riflettere con maggiore e rinnovato impegno, in una specie di intimità professionale (quindi avulsa dalle ufficialità degli incontri precedenti), sui doveri deontologici del giornalista, come ha più volte ricordato non solo il Vescovo, Mons. Andrich, durante l’omelia, ma anche come ci ha ricordato in forma (questa volta ufficiale) il Direttore dell’Amico del Popolo, dott. Arrigoni, consegnando agli intervenuti un manifesto, articolato in dieci punti, per un’etica dell’informazione.
“Vi è una grande differenza fra l’interpretazione delle fonti e la manipolazione, se non addirittura quando si tratti della falsificazione delle notizie stesse per far valere ideologie soggettive nell’interesse di obiettivi politici o commerciali” – è stato letto dallo stesso Arrigoni nel predetto manifesto, per cui ognuno dovrebbe operare secondo lo spirito a cui si richiama detto manifesto.
Principi questi quanto mai validi e auspicabili che dovrebbero essere applicati sempre da parte di tutti gli operatori delle comunicazioni sociali, specie in quest’era che sembra protesa solo verso il business, mi permetto di aggiungere io.
In sintesi vorrei trascrivere sommariamente qualche stralcio su questi principi:

  • L’informazione non è spettacolo, il compito dell’informazione non può essere quello dell’intrattenimento.

  • L’odierna società è tutta comunicazione. Il giornalista deve selezionare le notizie e, nella selezione, egli porta una precisa responsabilità.

  • Nelle redazioni ci deve essere una responsabilità collegiale, a cominciare dai vertici del giornale.
    Il giornalista non può essere obiettivo: interpreta le notizie che riceve. Ma vi è una grande differenza fra l’interpretazione delle fonti e la manipolazione o la falsificazione della notizia. Compito del giornalista resta l’ approssimazione massima alla verità.

  • Al giornalista non servono solo preparazione ed onestà, ma deve curare anche l’aspetto etico. Il giornalista non dice “la verità”, dice la “sua verità”

  • La questione della credibilità è molto importante. Guai ad essere strumentalizzati da istanze estranee all’attività giornalistica, che deve essere invece autonoma.

  • La professione va sottratta non tanto all’influenza – il che è impossibile – di quelle istanze che provengono da luoghi estranei dal giornalismo, quanto alla subordinazione nei confronti di esse.

Durante l’omelia del Vescovo c’è stato un momento di commozione quando Mons. Giuseppe Andrich, ricordando, fra gli altri, i colleghi che non ci sono più, ha fatto il nome di Don Domenico Cassol, mio carissimo amico, da sempre presente alle ricorrenze del Patrono dei giornalisti e che oggi, purtroppo, essendo stato chiamato ad altra vita, ha lasciato un vuoto fra i Concelebranti della S. Messa, in occasione della festa del Patrono.

Arnaldo De Porti -23 gennaio 2010

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San Francesco di Sales
Francesco, nato in Savoia nel 1567, si laureò in diritto civile ed ecclesiastico a Padova, e in Teologia a Parigi. Divenuto sacerdote, si dedicò alla missione di ricondurre al cattolicesimo, la dottrina calvinista e dopo molti sforzi, vi riuscì. Fatto Vescovo di Ginevra, attuò le riforme del Concilio di Trento. Spirito nobile ed acuto, fu grande direttore spirituale (restano circa 2000 lettere), aprì le vie dell'ascetica ai laici (La Filotea) e indicò l'essenza della vita spirituale nell'amore di Dio (Teotimo).
La sua bontà divenne proverbiale "quanto dev'essere buono Dio se Francesco è così buono!".
Nutrì grande devozione per il Santo di Paola e militò nel Terz'Ordine dei Minimi, portandone con tanta devozione il cordone, sotto gli abiti episcopali. Si narra che quando gli capitava di incontrare qualche Religioso dell'Ordine di San Francesco di Paola, mostrando il cordone ripeteva con orgoglio: "Anch'io sono Minimo!". Morì nel 1622 e fu proclamato Santo da Papa Alessandro VII nel 1661. Oltre che dei giornalisti, è Patrono del Terz'Ordine dei Minimi dichiarato tale da Papa Paolo VI il 4 febbraio del 1968.

 

 

 

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Piazza Scala - gennaio 2010