MA DOVE STIAMO ANDANDO ?   A PATRASSO CON TUTTO ?
 

Partendo dall’assunto che, prima di qualche momento fa,  il presente non c’è mai stato  e che esso ci sta presentando pertanto uno scenario col quale non abbiamo mai avuto a che fare,  c’è da chiedersi se questa evoluzione, ovviamente mai potuta sperimentare finora e chiamata  impropriamente  “ progresso “,  ci porterà da qualche parte, sperabilmente  in direzione di un minimo  di assetto di concordia sociale. Per concordia sociale intendo riferirmi alla possibilità che un giorno l’uomo si guardi di nuovo in faccia, si parli e magari anche vicendevolmente si aiuti.
Oggettivamente, e non parlo tanto per me quanto per i nostri figli, avverto che il futuro di questa nostra società,  non si presenta con i crismi che una auspicabile convivenza umana richiederebbe, anzi, intravedo dei problemi che, pur da consumato ottimista, giudico insolubili.
Non è retorica se dico che la legge della foresta, “mors tua vita mea”, ormai fa parte dell’uomo, con la sola differenza che oggi l’uomo potente ammazza l’altro con la forza del denaro,  sottraendolo alle fasce deboli, mentre gli animali della foresta, per esempio la tigre o il leone, ammazzano il loro antagonista, incapace di difendersi, per mangiarlo. Che differenza c’è ? Nessuna ! In entrambi i casi vince la forza bruta per divorare l’altro.
La politica di oggi infatti prende a mutuo le leggi animali ed opera esattamente come succede nelle foreste, non solo, ma mentre in queste ultime, esiste una autoregolazione naturale dell’esistenza animale che, in qualche modo, non segue il filone nefasto dell’estinzione della specie di appartenenza, nella società moderna invece si sta perseguendo il filone della disintegrazione psicologica, quando non è fisica, delle fasce sociali e di tutte le altre persone per bene, ad opera – chiamiamoli pure per nome – di vari malfattori che piegano ai loro avidi poteri  le leggi, il costume, la stessa società nel suo insieme. 
Il grave è che detto filone è in itinere continuo, facilitato dal fatto che esso è accompagnato, senza che ce ne accorgiamo a sufficienza, da una forte e pericolosa assuefazione.   Vedrete che, a breve, il mondo sarà destinato a soffrire indigenza e fame per offrire vantaggi ad una classe dirigente che non mostra né pentimenti né voglia di cambiare il suo stile di vita. Classe dirigente che fino ad ieri faceva credere che tutto andava bene, che non sussistevano problemi,  e che oggi invece afferma che tutto va male e che bisogna prendere soldi dai nostri portafogli, non dai loro. E siatene certi che lo faranno perché hanno in progetto di ridurre drasticamente i fondi per sanità e pensioni, senza averne alcun diritto, atteso che questi servizi sono stati finanziati dagli stessi lavoratori con tasse pagate fino all’ultimo centesimo e con accantonamenti previdenziali. Insomma, oggi si attua una politica secondo la quale, per salvare i ricchi di serie A, si devono affondare i lavoratori ed i pensionati. Mi hanno consigliato di non parlar male di Berlusconi e quindi mi…astengo…Dicevo prima che si sta marciando verso una strada malvagia ed ingannevole per tutti, a solo vantaggio di alcuni “pochi” che pretendono non di governarci ma di comandarci,  per cui vorrei aprire gli occhi a qualcuno.
Stiamo attenti perché sta scattando l’ora x. E non fra molto tempo, ma fra alcuni mesi perché la storia ci ha insegnato e ci insegna che quando la crisi economico-sociale incomincia a mordere i tessuti vivi della povera gente, facendola soffrire per fame ed altro ingenerando di conseguenza anche conflittualità  all’interno delle stesse famiglie  (“co manca el megio i colombi se beca”, dicono a Venezia), allora si innesca un processo di deriva autoritaria che il potente di turno mette in moto per cercare, ma inutilmente,  di mettere ordine. Intanto si incomincia col chiudere la bocca ai giornalisti
(succede anche a… Feltre  Corriere delle Alpi, docet !).
Insomma, quando il soggetto non ha più lavoro né diritti correlati ad esso, anche tutto il resto, di pericolosamente negativo, segue a ruota, innescando una conflittualità sociale che può degenerare.
Siamo o no su questa strada ?
Una osservazione eloquente in chiusura.  L’altra sera, su Anno Zero condotto da Santoro, ho visto dimostranti e poliziotti in divisa antisommossa che si guardavano, immobili, negli occhi. Sembravano piangersi addosso e  dirsi: “Io faccio questa scena, tu fai quell’altra, ma non facciamoci del male, in quanto entrambi dobbiamo portar a casa da mangiare…”
Segno evidente che, nel caso di specie,  le fasce più deboli sono più responsabili di questo governo non più delle banane o dei fichi d’India, ma delle ronde! 

ARNALDO DE PORTI - 02 marzo 2009