MARIA LUIGIA duchessa di Parma

Correva l'anno 1816 ed in una tiepida serata d' aprile Maria Luigia varcava in carrozza il ponte di barche di Casalmaggiore ed arrivava a Colorno, in terra parmense. Due enormi piramidi fatte appositamente costruire le diedero il benvenuto ed un regale palazzo la ospitò per quella notte, all'indomani sarebbe approdata a Parma, meta agognata dopo tante traversie ed innumerevoli delusioni.
Forse il lento incedere della carrozza l'avrà indotta a rivivere esperienze non tutte esaltanti: la sua infanzia a Vienna, la sua educazione raffinatissima, la sua passione per le arti, per la musica, per la buona cucina; i suoi primi sogni in rosa ed il brusco risveglio a diciott'anni quando, per ragioni di Stato, dovette accet-tare per marito Napoleone, fino ad allora considerato dal suo entourage nient'altro che un rude soldato di ventura. Questi, lasciata la sterile Giuseppina, cercava una moglie che sapesse dargli almeno un erede e le assicurazioni avute sul conto delle donne degli Asburgo lo lasciavano del tutto tranquillo.
Fu così che Maria Luigia lo conobbe in effigie e che a lui si unì per procura. Quando, in una notte di tempesta, se lo vide comparire tutto inzuppato d'acqua, dopo aver violato le regole prime del protocollo, trovò ancora la forza ed il modo di essere gentile con lui, soldato in tutto, anche in alcova.
Obbediva a suo padre, ma non riusciva ad amare il marito e neppure la nascita del figlio, che tanto inorgoglì Napoleone, riuscì a tramutare in qualcosa di più profondo quel vago senso di tenerezza che nutriva per il consorte. Poi, quando la stella di Napoleone si oscurò, si trovò più sola e più triste che mai e vano fu 1' effimero tentativo di affogare negli agi e nello sfarzo di corte le ambascie e le insoddisfazioni di tanti inutili giorni.
Allorché al suo fianco fu messo l'aitante Conte di Neipperg, con lo scopo precipuo di distoglierla da pensieri sempre più lugubri, resistette ben poco al suo fascino e ne divenne la prolifica amante. Ben tre figli ebbe da lui, prima di sposarlo, nel 1822, sei anni dopo che il Congresso di Vienna le aveva assegnato il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla. Iniziò così per lei un tempo finalmente felice. Per la prima volta amava veramente un uomo, per la prima volta si sentiva veramente sovrana e sotto l'impulso di quella magnifica donna, Parma divenne allora l'Atene d'Italia.
Il suo influsso si fece sentire in tutti i campi : dove opere geniali furono iniziate; dove, per suo volere, furono prese provvidenze per il popolo, per migliorarne il tenore di vita ed accrescerne la cultura. Ella si dedicò particolarmente alla pittura ed alla musica, quasi presaga che di lì a poco sarebbe esplosa la forza creativa di Giuseppe Verdi. Il suo regno, pur tra inevitabili sussulti, trascorse tranquillo, anche se proprio in quell'epoca s'accendevano le prime avvisaglie insurrezionali e fremiti di patriottismo risorgimentale s'alzavano ovunque.
Poi anche il Conte di Neipperg morì. Maria Luigia gli fece costruire uno splendido monumento funebre nella chiesa della Steccata, ma da quel giorno, quasi che le sempiterne nebbie padane le avessero raffreddato il cuore, la sovrana si limitò a vegetare all'ombra dei ricordi, non sempre lieti. Né il successivo matrimonio con il Conte di Bombelles, maggiordomo di corte, valse a ricondurla alla ormai perduta serena attività.
Pur con tante contraddizioni, pur avendo fomentato violente polemiche, Maria Luigia lasciò a Parma il segno indelebile delle sue opere e della sua classe. E chi s'affaccia di sera sulla stupenda, romanica piazza del Duomo, quando fasci di luce pongono in risalto la bellezza scultorea della Cattedrale e del Battistero, non può fare a meno di immaginarla incedere lenta sull' acciottolato, intenta a meditare o a ricordare. Non c'è posto migliore per inquadrarla e quel gioco di luci e di ombre è Io stesso che ne ha accompagnato tutta l'esistenza. Era il novembre 1847 quando morì, ma lei è rimasta fra noi, con discrezione.

Dino Dazzi (Centro Contabile)