LA REPUBBLICA DI SALO' E LA RESISTENZA
di Giacomo Morandi - ottava puntata

 

La Repubblica Sociale, a parte le quattro divisioni addestrate in Germania che, nonostante un certo entusiasmo e lo spirito di corpo che gl’istruttori tedeschi erano riusciti ad infondere durante il duro addestramento nei campi in Germania, non era riuscita a crearsi un esercito degno di tal nome. Si erano invece formate, in alcuni casi quasi spontaneamente, alcune formazioni semi autonome che litigavano fra loro, come la Guardia Nazionale Repubblicana, la Legione Muti, le Brigate Nere, le SS Italiane, la X Mas. Nelle file di tali formazioni militari e paramilitari erano stati accolti, insieme a giovani sinceramente e fanaticamente fascisti, parecchi criminali ed estremisti. La stessa X Mas, comandata dal principe Junio Valerio Borghese, che sventolava la bandiera della Marina ma non aveva praticamente mezzi navali e tentava di operare in completa autonomia dai comandi di Salò e dai ministeri, appoggiandosi direttamente ai tedeschi, compì numerose azioni antipartigiane con ruberie, fucilazioni e persecuzioni contro le popolazioni delle valli alpine ed appenniniche, suscitando le proteste anche di molti ambienti di Salò anche perché fu sospettata di tenere contatti con gli alleati.


Nel luglio 1944, quando Mussolini era in viaggio per raggiungere il Quartier Generale del Fuhrer in Prussia orientale, un gruppo di alti ufficiali della Wehrmacht organizzò un attentato contro il dittatore tedesco. La bomba, collocata da un colonnello tedesco sotto il tavolo intorno al quale, oltre ad Hitler, erano seduti in riunione alcuni fra i suoi maggiori collaboratori militari, fece alcune vittime ma lasciò praticamente illeso il Fuhrer. Se l’attentato fosse riuscito, a Berlino un gruppo di generali si sarebbe impadronito del potere con un colpo di stato militare il cui obiettivo era l’esautorazione del nazismo ed eventuali trattative di pace con gli alleati. Se Hitler fosse stato eliminato allora, la guerra sarebbe probabilmente terminata molti mesi prima e moltissime vite umane sarebbero state salvate, inclusi alcuni milioni di ebrei che erano in corso di eliminazione in vari campi di sterminio. Purtroppo per la Germania, per l’Europa, per l’Italia, il complotto fallì ed Hitler fu in grado di scatenare le sue vendette contro i congiurati veri o presunti. Molti alti ufficiali furono fucilati e lo stesso Feldmaresciallo Rommel, figura molto popolare e carismatica in Germania, fu costretto al suicidio.
Mussolini arrivò al covo di Hitler poco dopo l’attentato e, come riferirono poi alcuni suoi collaboratori, manifestò con alcuni di loro una certa soddisfazione perché anche Hitler aveva dovuto subire il suo 25 luglio, un complotto fallito per pura fortuna.


In Francia, nel frattempo, gli alleati, dopo il successo dell’invasione in Normandia, avevano liberato Parigi ed una gran parte della Francia, avvicinandosi ai confini della Germania, bombardata notte e giorno da migliaia di aerei angloamericani che avevano ormai acquisito il dominio dei cieli in tutt’Europa. Anche nel sud della Francia era stato aperto un nuovo fronte e gli alleati avanzavano rapidamente verso nord. L’armata rossa travolgeva le resistenze tedesche sul fronte orientale ed avanzava come un rullo compressore.


Era chiaro che la guerra era persa, anche per i giapponesi in Estremo Oriente che erano ormai sulla difensiva ovunque. Le residue speranze da parte dei tedeschi e dei fascisti erano ormai ridotte al mito delle fantomatiche armi segrete che avrebbero potuto ribaltare le sorti del conflitto. Pochi ci credevano, anche se c’era un fondo di verità nella propaganda, lo si sarebbe saputo dopo. In effetti gli scienziati tedeschi avevano messo a punto delle bombe radiocomandate e dei razzi a lunga gittata che furono impiegati per bombardare Londra negli ultimi mesi guerra, le V1 e le V2. Allo stesso tempo, in certi laboratori si stava studiando l’energia atomica e la costruzione di bombe ad altissimo potere distruttivo. Gli scienziati americani erano tuttavia molto più avanti negli studi e nella realizzazione della bomba atomica che fu lanciata sul Giappone tre mesi dopo la fine della guerra con la Germania.

Viene da pensare a che cosa sarebbe successo se la Germania fosse riuscita a produrre e ad impiegare la bomba prima degli americani. Vengono i brividi a pensare la bomba nelle mani di Hitler e del nazismo. Non è inutile pensarci. Anche in futuro non sarà impossibile che qualche tiranno entri in possesso di armi atomiche o nucleari e con esse ricatti il mondo civile.


Un presidente americano si assunse la responsabilità delle stragi di Hiroshima e Nagasaki per porre fine ad una guerra che la casta militare giapponese era intenzionata a proseguire fino alla distruzione del paese e del suo popolo. Le stragi atomiche furono una tragedia ed un atto con forte contenuto criminale da parte degli americani, ma servirono a salvare centinaia di migliaia di vite umane, anche e soprattutto giapponesi. Le stesse armi nelle mani di Hitler sarebbero state utilizzate per asservire i popoli d’Europa agli interessi della Germania. Ciò non è accaduto da parte degli Stati Uniti e degli alleati. Anzi, il possesso delle armi atomiche da parte delle potenze occidentali e poi dell’Unione Sovietica ha garantito, con l’equilibrio del terrore, oltre mezzo secolo di pace sostanziale e la stessa Germania, lo stesso Giappone, riacquistata in pochi anni la loro completa sovranità, hanno fatto enormi progressi in campo economico ed hanno costruito al loro interno stabili sistemi di governo democratici.


L’estate e l’autunno del 1944 videro in Italia l’offensiva delle brigate partigiane in tutta l’Italia settentrionale e la ritirata delle forze di Salò praticamente entro le mura delle città, con i tedeschi impegnati a contrastare strenuamente l’avanzata degli eserciti alleati fino alla nuova linea difensiva chiamata Linea Gotica, attraverso l’Appennino Tosco Emiliano. In settembre-ottobre sembrò per alcune settimane che la linea potesse essere superata nella zona di Bologna e in Romagna, dove in effetti gli angloamericani riuscirono ad affacciarsi alla pianura padana, ma i piani alleati davano assoluta priorità alla campagna di Francia e il fronte italiano si arrestò alle soglie dell’inverno.


Fu a quel punto che il comandante delle forze alleate in Italia Generale Alexander diramò il famoso proclama ai partigiani invitandoli a sospendere l’offensiva ed a limitarsi ad atti di sabotaggio, attacchi sporadici, piccoli agguati, nascondendo le armi, ritornando ove possibile alle proprie case e riservando le proprie forze ed energie per la battaglia finale che, diceva il proclama, era rimandata alla successiva primavera.


Non l’avesse mai fatto. Da parte dei combattenti partigiani vi fu naturalmente molta delusione, ma anche esecrazione per l’incoraggiamento che il proclama dava ai tedeschi a ritirare dal fronte le forze necessarie per attaccare le posizioni partigiane, ormai molto sbilanciate in avanti, anche se prive dell’armamento pesante necessario per poter resistere ad attacchi in forze.


Fu indubbiamente un grave errore che indicava in quel momento l’ignoranza più completa della situazione militare nell’Italia occupata dai tedeschi. Qualcuno addirittura gridò al tradimento, alla volontà specifica da parte di inglesi ed americani di mettere in gravi difficoltà la Resistenza, di cui alcuni ambienti politico-militari temevano l’influenza nel dopoguerra o difficoltà di carattere militare all’atto della liberazione.
Fatto sta che i tedeschi non si lasciarono sfuggire l’occasione di ripulire le loro retrovie, di riconquistare le vallate occupate dai partigiani e riprendere il controllo delle vie di comunicazione, sempre più minacciate da attacchi notturni e diurni in tutta l’Italia settentrionale. Cominciò così la tragica stagione dei rastrellamenti invernali che furono scatenati con notevoli forze dal Piemonte alla Valle d’Aosta, dalla Lombardia all’Emilia Romagna ed al Friuli. Fu una ben triste stagione per l’Italia del nord. Quando tutti si erano aspettati la fine della guerra e l’arrivo degli alleati, si scatenò invece la feroce repressione e la vendetta.

 

 

(continua)