ABOLIRE LE PROVINCE? 

Le ricorrenti proposte di abolizione delle Province, bollate come enti inutili, motivate soprattutto dalla necessità di ridurre la spesa pubblica, non riescono a convincermi. Sarà perché le province italiane, con l’eccezione della decina o poco più di recente costituzione, sono esistite fin da molto prima dell’Unità d’Italia, anche quando erano in parte autonome o addirittura erano veri e propri stati e staterelli.

Fin dall’infanzia sono stato abituato a considerare la mia provincia come un’entità geografica, economica, politica, culturale, linguistica a se stante, ben distinta dalle altre entità vicine. Piacenza non è solo la città, ma tutte le sue valli e la pianura circostante gravitano da sempre sul capoluogo e ciò è vero per la quasi totalità delle province italiane. Gran parte delle entità amministrative dello stato hanno uffici e sedi decentrate a livello provinciale: Prefettura, Questura, Comandi dei carabinieri, Agenzie delle Entrate e del Territorio, INPS, ASL e l’elenco è lungo. Anche le aziende private organizzano la loro presenza in modo da servire o appoggiarsi ai territori provinciali.

L’Amministrazione Provinciale, come quella comunale, è più vicina ai cittadini di quella regionale, in particolare per noi piacentini che abbiamo sempre avuto poco a che fare con Bologna e gravitavamo e gravitiamo, se mai, più su Milano, ma soltanto perché è una metropoli e offre servizi e lavoro, non perché capoluogo regionale ma in quanto metropoli.

Le Province hanno compiti molto importanti e capillari su tutto il territorio di competenza. Il signor Michele Giardino, pur favorevole alla loro abolizione, ne ha elencati molti nel suo recente intervento su “Libertà” e, sinceramente, non vedo come la maggior parte di essi possa essere trasferita a Bologna o, peggio, ai Comuni, la maggior parte dei quali sono di piccole o piccolissime dimensioni.

Sarebbe invece proficuo, non solo allo scopo di ridurre la spesa pubblica, accorpare tutti i comuni inferiori ai 10.000 abitanti, molti dei quali, del resto, già sono costretti a consorziarsi per certi servizi, come la Polizia Municipale, le Segreterie, le biblioteche, ridurre il numero dei membri dei Consigli, unificare le comunità montane (una per provincia) e, perché no?, abolire le Prefetture, attuando un vecchio progetto che risale alla nascita della Repubblica Italiana, lasciandole soltanto nei capoluoghi regionali. Per la responsabilità sull’ordine pubblico dovrebbero essere sufficienti, a livello locale, Questura e Carabinieri. Il risparmio sulla spesa pubblica, in questo modo, sarebbe ben superiore.

Federalismo (parola di moda anche se pochi ne conoscono il reale contenuto) significa decentramento dei poteri e delle funzioni, non ulteriore accentramento.
Giacomo Morandi - dicembre 2008

 


La risposta di Arnaldo De Porti

Sono perfettamente d'accordo con Giacomo Morandi quando dice (dicembre 2008) di avere delle forti perplessità  sull'abolizione delle province. Anzi condivido in toto le sue argomentazioni attraverso le quali egli dice che le province sono entità  più vicine ai cittadini, e quindi più efficaci dal punto di vista amministrativo.
Vuolsi il caso che, pure io (dicembre 2008) abbia scritto le stesse cose con titolo diverso : "Ma servono davvero le regioni?"
Caro Giacomo Morandi - un discorso a tu per tu - oggi chi ci "comanda" se ne frega di noi ed attua ogni iniziativa non già  nell'interesse dei cittadini, ma del potere politico aggregante, anche a costo di distruggere l'Italia.  Che ormai, salvo un cambio di rotta politica, è già  avviata verso il dissesto morale, legale, sociale, ove la persona vale per ciò che da e non per ciò che è. Oggi, per farmi capire, vale più una..."velina di Striscia la notizia" che io e te messi insieme.
Ciao, auguri!

Arnaldo De Porti - 10 gennaio 2009