LA CERIMONIA AL MUSEO DEL MINATORE

 

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L’incontro di Fratta in occasione della festa di Santa Barbara, ove tutti abbiamo liberato i più nobili sentimenti

dopo aver visitato il Museo del Minatore, simbolo di un passato che non potrà mai essere messo in disparte, non è stato certo un incontro come ce ne sono stati tanti altri.  Infatti, anche definendolo un incontro speciale perché, ogni volta che lo si visita esso fa palpitare d’emozione i  nostri animi, a volte apparentemente sopiti a causa dei ritmi della vita moderna che ha messo al bando ogni riflessione,   appare quanto mai riduttivo. Ne fa testo il fatto che fare un confronto con altre realtà lavorative non è possibile in quanto certe comparazioni abbisognano, quanto meno, di contesti similari. Ed il lavoro del minatore non ha pertanto termini di paragone per una serie infinità di sfaccettature rivenienti da vari perché di cui parleremo in appresso.

 

All’incontro di cui in premessa, abbiamo tutti osservato i volti delle poche persone anziane rimaste, non solo,

ma abbiamo anche potuto amichevolmente conversare con loro, sia durante la

commovente cerimonia presieduta dalla Presidente Barbara Martinuzzo, ma anche durante il pranzo sociale. Ed è proprio di queste conversazioni che vorremmo parlare.

Abbiamo chiesto allo sparuto numero di minatori presenti, tutti molto in là con gli…anta, quale fosse stato l’input per il quale, oltre mezzo secolo fa, hanno scelto la miniera come lavoro. La risposta è stata unanime: “ La fame”.   Come dire: “Morir di fame a casa, oppure in miniera, sarebbe stata la stessa cosa, ma con una potenziale probabilità, nel caso della miniera,  di uscirne vivi, sia pur malconci…”

 

I RICORDI DI ALCUNI MINATORI

C’è stato chi ha voluto ritornare, con il pensiero, ai momenti immediatamente precedenti alla partenza per la miniera. Questi momenti, peraltro quasi un comune denominatore per tutti salvo che per le diverse situazioni familiari, ha avuto la forza di immortalarli in poesia che, anche se concepita in una dialettica non proprio rispettosa delle rime.. baciate e della forma , esprime senz’altro una purezza e genuinità di sentimenti che hanno il sopravvento su qualsiasi defezione della lingua…

Vorremmo  trascrivere qualche stralcio :

 

Son partito da Cappella                                   Scendendo giù in quella gabbia

in un giorno che pioveva                                  a mille metri sotto terra

ma nessuno che piangeva                               tutto nero e tutto scuro

nel vedermi andar via                                      il carbon a scavar

 

Son partito desolato                                        In quelle otto ore di lavoro

con il cuor tutto infranto                                   nero e crudele assai

ed in Belgio sono andato                                 restava solo il pensiero di 

in miniera a lavorar..                                        “… a giorno ritornar…”

 

Arrivato in quel paese

dove la miniera mi aspettava

e la famiglia che piangeva

nel vedermi ritornar..

 

UNA RIFLESSIONE IN CHIAVE SOCIO POLITICA.

Mi pare debba essere messo in evidenza un discorso che, in questo periodo, ha diversi relatori, non sempre in linea con i principi della dottrina sociale della Chiesa, ma neanche con lo spirito che ha contraddistinto anche la nostra emigrazione verso i vari paesi, ove è stato accolto anche lo scrivente.

Dire che, oggi come oggi,  la Chiesa o certe parti politiche “si lavano la bocca con la parola immigrazione”,  pare assolutamente fuori luogo. Fare una discriminazione fra noi che abbiamo la fortuna di godere di un certo benessere e gli immigrati che vengono da noi quasi sempre per fame, è cosa ingrata e sbagliata. Infatti, si corre il rischio di dimenticare che anche noi abbiamo dovuto bussare la porta degli altri paesi più fortunati di noi allo scopo di procurarci il pane..

Che poi, ci siano dei problemi di ordine pubblico, questo è un aspetto che non riguarda solo gli immigrati, ma anche noi stessi che, malgrado fortunati rispetto a loro, non diamo certo il buon esempio  nel campo socio-politico. Il discorso sarebbe lungo ed è per questo che sarebbe opportuno riprenderlo al momento opportuno. Meglio se in altra sede.

I VOLTI DEI MINATORI PRESENTI.

Abbiamo osservato, durante le varie riprese, filmati, foto ecc. i volti di quel gruppetto sparuto di minatori mentre ascoltavano la banca musicale. I loro volti erano immobili, solo le labbra fremevano da intensa emozione, indescrivibile e commovente. Le stesse foto poi riprodotte danno la sensazione che le immagini istantanee abbiano dato spazio al…movimento dei sentimenti, se non addirittura delle espressione del viso. Ha fatto specie, durante la lettura della preghiera del minatore, in Chiesa, la lunga interruzione del lettore-minatore che poi si è ripreso, dopo un sospirone terapeutico, momento che la dice lunga quanto all’emozione di tutti..

CONSIDERAZIONE FINALE  DA CUI DOVREMMO ATTINGERE

E’ fatto d’obbligo ovviamente non scostarsi dal tema del minatore, per cui vorremmo  mutuare, magari, mettendola in pratica, una lezione che ci è stata impartita durante il pranzo sociale. E’ stato detto, sempre dagli ultra….anta ex-minatori, che quando si trovavano nelle viscere della terra a raccogliere il carbone, essi respiravano un clima di grande fratellanza, bontà, spirito di servizio ed altre doti meravigliose, anche se i gruppi addetti agli scavi erano piuttosto eterogenei, vale  a dire di diverse nazionalità.. Insomma, ognuno aiutava l’altro, come fratelli.

Paradossalmente, quanto “…ritornavano a giorno”, e cioè uscivano dalla miniera, il clima si faceva un po’ diverso.

 

Una battuta finale da parte dello scrivente. Non sarà mica necessario andare tutti nelle viscere della terra, alias in miniera, per recuperare un minimo di fratellanza ? Quella che sembra essere ostacolata da chi considera l’immigrato solo un usurpatore di posti, o peggio, uno che pretende diritti e non si assoggetta ai doveri ?  Io credo che non si debba fare di ogni erba un fascio e che sia necessario  osservare  anche noi stessi, con riferimento a tutte le estrazioni sociali e politiche,  prima di parlare troppo sportivamente, stante il fatto che le parole, molto spesso, si lasciano dire…

 

ARNALDO DE PORTI - 12 dicembre 2009