[...]
«..
.andai a visitare la Biblioteca del
Vaticano (*), composta di cinque o
sei sale tutte di seguito. Vi sono
gran numero di libri fissati su più
file
di scaffali, mentre altri sono in
casse che mi furono tutte aperte;
molti i libri scritti a mano, e in
particolare un Seneca e gli opuscoli
di Plutarco (**). Vidi, di
rimarchevole, la statua del buon
Aristide con una bella testa calva,
la barba folta, fronte ampia e
sguardo pieno di dolcezza e di
maestà: il suo nome è scritto sul
basamento molto antico (***); poi un
libro cinese in caratteri
"selvaggi", i fogli d'una certa
materia molto più delicata e
traslucida della nostra carta, che
non sopporta la tinta
dell'inchiostro: esso è scritto da
un solo lato dei fogli, e sono tutti
doppi e ripiegati sul lato esterno
dove si tengono insieme. Si pensa
che sia la membrana di qualche
albero. Vidi pure un pezzo d'un
antico papiro che aveva caratteri
sconosciuti: è una scorza d'albero.
Vidi il Breviario di San Gregorio
scritto a mano: non reca
testimonianza alcuna dell'anno, ma
si suppone che ci sia venuto da lui
di mano in mano. È un messale
pressappoco come il nostro, e fu
portato all'ultimo Concilio di
Trento per servire di testimonianza
alle nostre cerimonie. Vidi un libro
di San Tommaso d'Aquino con recenti
correzioni di mano dello stesso
autore, che scrive male, con una
minuta grafia peggiore della mia.
Item una Bibbia stampata su
pergamena, di quelle che
Plantin
ha pubblicato in quattro lingue
(****); il re Filippo l'ha mandata a
questo papa, com'egli dice
nell'iscrizione impressa nella
legatura; e l'originale del libro
che il re Enrico d'Inghilterra
compose contro Lutero, libro da lui
inviato circa cinquant'anni fa a
papa Leone X firmato di sua mano,
con questo bel distico latino,
scritto anch'esso di sua mano:
Anglorum rex Enricus, Leo decime,
mittit hoc opus, et fidei testem et
amicitiae» (*****).
«Lessi le prefazioni, l'una al papa
e l'altra al lettore: egli si scusa
per le occupazioni guerresche e lo
scarso sapere; è in latino, buono
per uso scolastico. Io la visitai
[la Biblioteca] senza alcuna
difficoltà; ognuno può visitarla
allo stesso modo e ricavarne ciò che
vuole; è aperta tutte le mattine; io
fui condotto dappertutto da un
gentiluomo e invitato a usarne
quando ne avessi voluto».
[...]
«Vidi
pure un Virgilio scritto a mano con
lettere molto grosse e di quel
carattere lungo e stretto che noi
vediamo qui nelle iscrizioni
dell'epoca imperiale, come intorno
al secolo di Costantino e che hanno
qualcosa di gotico, e hanno perso la
proporzione quadrata che è delle
vecchie scritture latine. Questo
Virgilio mi confermò, come io ho
sempre pensato, che i primi quattro
versi con le quali comincia l'Eneide
sono apocrifi: questo libro non li
ha. Vi sono poi gli Atti degli
Apostoli scritti in belle lettere
greche d'oro, così vive e fresche
che se fossero state scritte oggi.
Queste lettere sono massicce e hanno
un corpo solido e in rilievo sulla
carta, di modo che, se ci passate
sopra la mano sentite lo spessore
(******). Credo che noi abbiamo
perduto l'uso di tale scrittura».
[...]
(*)
Fondata da papa Nicola
V, è considerata, per la
qualità del materiale custodito, fra
le principali del mondo.
(**) Sono gli autori prediletti di
Montaigne. Se ne può immaginare il
piacere.
(***) Elio Aristide, di Smirne,
collocato - dopo - nella galleria di
Urbano VIII
.
(****) Ad Anversa. Filippo II
finanziò l'opera.
(******)
Il re è Enrico Vili, il libro
YAssertio
septem sacramentorum.
L'errore
"decime" va letto, per Querlon, "maxime".
("Il re Enrico spedì a Leone decimo
- o massimo - quest'opera,
testimonianza di fede e amicizia").
(********) Gli Atti furono donati da
Carlotta, regina di Cipro, a
Innocenzo VIII