La visita alla Biblioteca Vaticana
Dal libro Socrate a Cavallo Giornate di viaggio in Italia (1580-1581) di Lorenzo Milanesi (Rubbettino Editore)

 

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«.. .andai a visitare la Biblioteca del Vaticano (*), composta di cinque o sei sale tutte di seguito. Vi sono gran numero di libri fissati su più file di scaffali, mentre altri sono in casse che mi furono tutte aperte; molti i libri scritti a mano, e in particolare un Seneca e gli opuscoli di Plutarco (**). Vidi, di rimarchevole, la statua del buon Aristide con una bella testa calva, la barba folta, fronte ampia e sguardo pieno di dolcezza e di maestà: il suo nome è scritto sul basamento molto antico (***); poi un libro cinese in caratteri "selvaggi", i fogli d'una certa materia molto più delicata e traslucida della nostra carta, che non sopporta la tinta dell'inchiostro: esso è scritto da un solo lato dei fogli, e sono tutti doppi e ripiegati sul lato esterno dove si tengono insieme. Si pensa che sia la membrana di qualche albero. Vidi pure un pezzo d'un antico papiro che aveva caratteri sconosciuti: è una scorza d'albero. Vidi il Breviario di San Gregorio scritto a mano: non reca testimonianza alcuna dell'anno, ma si suppone che ci sia venuto da lui di mano in mano. È un messale pressappoco come il nostro, e fu portato all'ultimo Concilio di Trento per servire di testimonianza alle nostre cerimonie. Vidi un libro di San Tommaso d'Aquino con recenti correzioni di mano dello stesso autore, che scrive male, con una minuta grafia peggiore della mia. Item una Bibbia stampata su pergamena, di quelle che Plantin ha pubblicato in quattro lingue (****); il re Filippo l'ha mandata a questo papa, com'egli dice nell'iscrizione impressa nella legatura; e l'originale del libro che il re Enrico d'Inghilterra compose contro Lutero, libro da lui inviato circa cinquant'anni fa a papa Leone X firmato di sua mano, con questo bel distico latino, scritto anch'esso di sua mano: Anglorum rex Enricus, Leo decime, mittit hoc opus, et fidei testem et amicitiae» (*****).
«Lessi le prefazioni, l'una al papa e l'altra al lettore: egli si scusa per le occupazioni guerresche e lo scarso sapere; è in latino, buono per uso scolastico. Io la visitai [la Biblioteca] senza alcuna difficoltà; ognuno può visitarla allo stesso modo e ricavarne ciò che vuole; è aperta tutte le mattine; io fui condotto dappertutto da un gentiluomo e invitato a usarne quando ne avessi voluto».

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«Vidi pure un Virgilio scritto a mano con lettere molto grosse e di quel carattere lungo e stretto che noi vediamo qui nelle iscrizioni dell'epoca imperiale, come intorno al secolo di Co­stantino e che hanno qualcosa di gotico, e hanno perso la proporzione quadrata che è delle vecchie scritture latine. Questo Virgilio mi confermò, come io ho sempre pensato, che i primi quattro versi con le quali comincia l'Eneide sono apocrifi: questo libro non li ha. Vi sono poi gli Atti degli Apostoli scritti in belle lettere greche d'oro, così vive e fresche che se fossero state scritte oggi. Queste lettere sono massicce e hanno un corpo solido e in rilievo sulla carta, di modo che, se ci passate sopra la mano sentite lo spessore (******). Credo che noi abbiamo perduto l'uso di tale scrittura».

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(*) Fondata da papa Nicola V, è considerata, per la qualità del materiale custodito, fra le principali del mondo.

(**) Sono gli autori prediletti di Montaigne. Se ne può immaginare il piacere.

(***) Elio Aristide, di Smirne, collocato - dopo - nella galleria di Urbano VIII
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(****) Ad Anversa. Filippo II finanziò l'opera.

(******) Il re è Enrico Vili, il libro YAssertio septem sacramentorum. L'errore "decime" va letto, per Querlon, "maxime". ("Il re Enrico spedì a Leone decimo - o massimo - quest'opera, testimonianza di fede e amicizia").

(********) Gli Atti furono donati da Carlotta, regina di Cipro, a Innocenzo VIII