Lina Merlin e la sua famosa legge
“antibordelli”
Chissà
perché, in questi giorni, ai miei
colleghi dell’Associazione Stampa
Trevigiana, è venuto in mente di
commemorare con un Dvd, la Senatrice
Lina Merlin, sotto il patrocinio
nientemeno del Presidente della
Repubblica e della Provincia di
Treviso. Il fatto che Lina Merlin
fosse veneta e che in questi giorni
ricorra il suo 120esimo (?)
anniversario della sua nascita, potrebbe
esserne una motivazione.
Non voglio sminuire il valore di questa
donna meravigliosa che, come
parlamentare,
sin dai lavori della Costituente, si
batté per la parità tra i sessi, facendo
inserire all’articolo 3 della
Costituzione alcune parole (che i
costituenti non volevano in quanto
sarebbe bastato l’enunciazione “sono
tutti uguali di fronte alla legge”), e
cioè ha fatto aggiungere all’articolo 3
la frasetta “senza distinzione di
sesso”, per cui vorrei dire che questa
commemorazione è stata motivo di
attenta riflessione per i risvolti che
ha avuto soprattutto nel campo
femminile. Pochi infatti hanno colto la
sfumatura di questa aggiunta che non
mirava e tuttora non mira ad eliminare
la prostituzione, mestiere
insopprimibile ed il più antico del
mondo, ma a far sì che si tolga di mezzo
lo sfruttamento che si fa di essa
all’ombra delle leggi dello Stato.
Nel Dvd di cui facevo cenno prima si
ricostruisce un ritratto a tutto tondo
della parlamentare veneta attraverso le
testimonianze di inedite e preziose di
Oscar Luigi Scalfaro, Giulio Andreotti,
Luigi Gui, Lidia Menapace. Alcuni dei
momenti più belli ed interessanti del
filmato sono contenuti nei brani di
un’intervista del 1969 di Enzo Biagi
alla Merlin nella quale, l’allora
ottantaduenne parlamentare, ormai
lontana dalla politica ma sempre
vivacissima ed acuta, parla di quella
giustizia sociale che, anche oggi, è una
chimera, stante il fatto che la forbice
fra ricchi e poveri si sta allargando
con pericoli gravi latenti e non da
sottovalutare..
La figura di Lina Merlin è stata
sicuramente di primo piano, in tutti i
contesti della politica italiana,
peccato che la sua memoria sia stata
colpevolmente ridotta alla legge del
1958 legata al suo nome, quella della
chiusura dei bordelli. Come, purtroppo,
sto facendo io anch’io scrivendo questo
pezzo: si sa infatti che, in chiave
giornalistica, si tende a registrare ciò
che è di effetto immediato rispetto a
cose magari molto più importanti, come
nel caso di specie.
Vorrei anche dire, infine, che è inutile
nasconderci dietro a quel perbenismo che
anche oggi viene ossidato da quelle
esigenze fisiologiche soggettive che
ognuno risolve nelle forme e nei mondi
che più gli si attagliano, a seconda del
sistema di vita sociale a cui
appartiene.
Alla fine degli anni ’50, per quanto
posso ricordare io, c’erano colleghi con
tanto di laurea che, finito il lavoro
quotidiano della banca, non disdegnavano
di fare una… “cappattina” in quelle
case, non solo (e lo ricordo, in veste
di giornalista per dire “come eravamo”)
c’era anche chi, in banca, veniva con
una valigetta a vendere…preservativi,
cravatte ed articoli da barba.. Non
sarà stato il massimo quanto a dignità,
ma ciò fa parte della storia…da cui
anche allora prendevo le distanze!
Io sono sempre stato per l’eliminazione
dei “bordelli” come la Merlin, nella
consapevolezza però che il problema non
sarebbe stato risolto e non verrà mai
risolto, anche se ha ottenuto, ma solo
in parte, il fine nobile di
salvaguardare la dignità dello Stato e
della donna.
Che, oggi come oggi, il fenomeno dilaghi
quasi incontrollato sulle strade e che
lo Stato, quanto a dignità, non sia
migliorato, anzi peggiorato in disprezzo
a quanto si proponeva Lina Merlin non
soltanto in merito alla chiusura dei
bordelli, questi costituiscono,
purtroppo, due dati di fatto.
ARNALDO DE
PORTI - 23 aprile 2009
uno scorcio di storia, fine
anni 50, amarcord per
qualcuno e per altri una
buona legge
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