LA  VARIA 2008

La festa della Madonna della Sacra Lettera è in programma sabato e domenica.
La processione il momento alto dell'evento religioso, poi con la Varia

SI RINNOVA UN’ANTICA TRADIZIONE

La festa della Madonna della Sacra Lettera che si tiene a Palmi nei giorni 30 e 31 agosto con la processione del quadro della miracolosa immagine della Madonna Nera e poi con la Varia, una antica e complessa macchina carica di simboli che riassumono secoli di tradizione della religiosità popolare, alta circa sedici metri, trasportata a spalla fra due ali di folla e tirata con lunghe fune sul selciato in granito della strada principale della città, corso Garibaldi, rappresenta il culmine della religiosità popolare locale ed esprime lo sforzo comune nella realizzazione di una festa tradizionale che richiama attorno a sé tutti i rappresentantiistituzionali e popolari della città ormai da circa 500 anni. Si tratta di un evento spettacolare che tiene con il fiato sospeso fino alla fine la moltitudine che affolla strade, piazze, balconi, tetti e terrazze che mescola durante quei momenti l'ardore della preghiera con le esclamazioni di grande meraviglia. Il motivo di questa grande tensione è la presenza in cima di una bambina, l'"Animella", una fanciulla che impersona la Madonna nel momento dell'assunzione in cielo, sostenuta e incoraggiata da un altro personaggio maschile, un giovane che rappresenta il "Padreterno". I due, nei giorni scorsi, sono stati prescelti dalla popolazione nel corso di una votazione popolare aperta alla città. Fanno loro da cornice nella complessa parte scenografica un corteo di angioletti rappresentato da bambini e bambine.
Si tratta di una festa antica che ancora oggi richiama la partecipazione dell'intera cittadinanza, gente di ogni posizione sociale che si ritrovano tutti quanti, residenti e emigrati rientrati apposta dalle lontane terre in cui si sono trasferiti, per far parte della squadra di "Mbuttaturi" (coloro che trasportano la Varia) o alle fune, quelli che invece la tirano. Un movimento che vede lo sforzo complessivo di oltre 400 giovani che, dal monumento a Cilea, fino alla fine del corso, si produrranno in uno sforzo collettivo che troverà completamento allorquando, invertito il senso di marcia, ritorneranno al centro della Piazza Primo maggio dove l'"Animella" sarà fatta scendere e portata in trionfo tra gli applausi della folla.
Una festa antica, dicevamo, una festa di popolo che presenta una serie di elementi che intrecciano i valori della fede, della solidarietà e della tradizione popolare, con al centro uno dei culti più sentiti dalle popolazioni meridionali che è quello della Madonna della Sacra Lettera.
Un culto che a Palmi trova un grande collegamento con quello che si tiene a Messina, dove si celebra analoga festa a metà agosto. Con la città Siciliana Palmi è legata da un'antica tradizione che ricorda, ormai da quasi 500 anni, il grande aiuto che la città dello Stretto ha portato in occasione di una grave pestilenza che aveva colpito la comunità.
Un aiuto che non si fermò al solo elemento materiale delle vettovaglie e dei generi di prima necessità, ma è stato contemporaneamente irrobustito anche sotto l'aspetto spirituale, dall'invio di una importante reliquia della Vergine Maria, un capello, della ciocca di cui la città dello Stretto era stata destinataria, insieme ad una lettera, da parte della Vergine Maria nel corso della sua storia.
Palmi non dimenticò un gesto che univa la solidarietà alla fede e che affidava ai marinai un'impresa il cui ricordo è ancora vivo nella città tanto da mantenerne viva la tradizione.
Sull'evento è significativa la riflessione espressa da parte del parroco della Concattedrale mons. don Silvio Mesiti che, nel sottolineare il valore dell'impegno che tutta la popolazione mette in questa festa per affermare sia i principi della fede che l'immagine della città nel mondo, ricorda che è necessario riflettere sul senso della festa che ha necessità «di avere una risposta e di essere illuminato dagli insegnamenti della Chiesa e del suo magistero perché tali atteggiamenti, ispirati da una fede autentica, non possano essere vanificati e lasciare così nell'illusione o nella disperazione tanta umanità bisognosa di speranza e dell'aiuto della Grazia di Dio che passa attraverso i Sacramenti. Una energia infinita che non può essere vanificata e delusa, mortificata o strumentalizzata...».
«Con questo spirito e con queste convinzioni – prosegue don Silvio Mesiti – riteniamo che si debba dare spazio, in queste celebrazioni, allo spirito di carità ed ai valori soprannaturali che nulla hanno a che fare con le sole manifestazioni di carattere politico, economico o sociale».
L'esortazione del prelato nel segno della fede sottolinea come «mentre legittimamente ognuno nel proprio settore si impegna alla riuscita ed al raggiungimento degli obiettivi prefissi, memori dei valori della nostra fede, impegniamoci anche a fare in modo da creare spazi di preghiera e di riflessione per noi stessi e per l'intero Popolo di Dio».
E sulla giornata della Varia, quella che richiama a Palmi decine di migliaia di persone e coinvolge l'intera comunità, don Silvio Mesiti, rileva: «C'è un miracolo che si realizza il giorno della Varia che non possiamo non considerare nella sua positività: ed è questo grande carro che cammina speditamente, trascinato sulle pietre del corso da centinaia di persone che tirano, finalmente tutti sulla stessa direzione, al di la di ogni colore politico e di appartenenza sociale; c'è infine l'ansia di chi vorrebbe che lo spettacolo finisse al più presto possibile, invocando la protezione della Madonna della Lettera verso tutti, ma in maniera particolare per la bambina, "l'animella", che forse a quell'altezza, in mezzo al mare di una folla che osserva ammirata, anche lei spera che tutto finisca al più presto, per tornare nella posizione più comoda della propria famiglia tra le braccia dei suoi genitori.»
«Noi speriamo – conclude mons. don Silvio Mesiti – che questo incontro e che questi sacrifìci, che naturalmente comportano anche dei rischi ed ingenti spese, servano ad insegnarci a tirare nella stessa direzione, anche il giorno dopo la celebrazione della festa, per far camminare speditamente il carro della vita e della società».

Giuseppe Mazzù