Fernando Mazzotta - I riti della Settimana Santa a Taranto - Le Confraternite

 

A piedi scalzi a chiedere perdono: L’antica devozione dei penitenti.

La storia secolare delle due confraternite che tengono vivi i Riti.

 

La Confraternita dell’Addolorata.

La Confraternita dell’Addolorata e San Domenico trasse le sue origini e le sue tradizioni liturgiche e popolari dapprima dall’Ordine dei Padri Predicatori di san Domenico e successivamente dalla spiritualità dei Servi di Maria. I Padri domenicani, insediatisi stabilmente a partire dal 1315 nella città Vecchia, nell’antica Abbazia di San Pietro Imperiale, tenuta un tempo dai Padri Benedettini, e denominata solo nella seconda metà dell’Ottocento come San Domenico Maggiore, per celebrare il trionfo della cristianità contro il pericolo turco, nella battaglia di Lepanto (7 Ottobre 1571) fondarono due Confraternite laicali: il Nome di Dio ed il Rosario.

Pur essendo la spiritualità domenicana pienamente espressa nelle due congreghe, i Padri predicatori, circa un secolo dopo, nel 1670, fondarono una terza Confraternita, San Domenico in Soriano, intitolata al loro Patriarca. Contemporaneamente alle vicende della Confraternita, e nello stesso periodo della sua fondazione, si andò diffondendo sempre più la devozione di tipo servitano verso la Vergine Addolorata, che ebbe un ulteriore impulso dopo la costruzione della statua della Vergine - attualmente custodita dalla Confraternita – avvenuta nella seconda metà del Seicento, a Napoli, ad opera di autore ignoto.

Nel 1870, l’Arcivescovo di Taranto Mons. Giuseppe Rotondo, il 17 Dicembre, eresse canonicamente la Confraternita dell’Addolorata aggregandola a quella di San Domenico. Da quella data la Confraternita ebbe la doppia denominazione e adottò le regole statuarie del 1861. Ancora oggi l’Amministrazione della Confraternita, pur essendo cambiate alcune norme statutarie, su disposizione dell’Ordinario diocesano, osserva le antiche disposizioni. Infatti alla cassa dell’Addolorata, i cui incassi provengono soprattutto dalla gara della Domenica

delle Palme, sono ascritte tutte le spese riguardanti la manifestazione di Settembre, definita festa grande, e soprattutto le manifestazioni organizzate per la celebrazione del Venerdì di Passione e la processione del Giovedì

Santo.

 

La Confraternita del Carmine.

La Confraternita di Maria SS. del Carmine fu fondata ufficialmente il 10 Agosto del 1675 con un decreto dell’allora Arcivescovo di Taranto Mons. Tommaso F. Sarria O.P. Diversi documenti riportano come data di fondazione del sodalizio il 1577, anno in cui la comunità dei frati Carmelitani si trasferì dalla Chiesa della Madonna della Pace sita sulla discesa del Vasto (abbattuta tra il 1934 e il 1939), alla Chiesa di Santa Maria extra moenia chiamata Chiesa della Misericordia. Nel 1765 la Confraternita riceve in dono le statue di Gesù Morto e dell’Addolorata dalla famiglia Calò. L’unica richiesta della famiglia Calò fu che i discendenti della stessa dovevano partecipare al corteo religioso reggendo i lacci della bara del Cristo Morto.

La Confraternita osservò la richiesta e presumibilmente dopo pochi anni aggiunse altre sei statue che raffigurano i vari momenti della Passione da aggiungere alla Processione primitiva. Il primo statuto della Confraternita - datato 1777 - tracciava la linea morale che i confratelli dovevano seguire in perfetta armonia con gli insegnamenti del Vangelo. Inoltre, riconosceva agli iscritti l’antico privilegio della dritta, ossia la precedenza su tutti gli iscritti delle altre Confraternite della città nel visitare i Sepolcri del Giovedì e del Venerdì Santo. Il 16 marzo del 1875 papa Pio IX concesse ai Confratelli del Carmine che effettuavano la pia pratica del Pellegrinaggio ai Sepolcri le stesse indulgenze dei pellegrini che si recavano in visita alle sette Chiese dell’ Alma Roma.

Alquanto suggestiva é la vestizione che i perdune compiono prima del pellegrinaggio della processione dei Misteri. Una volta liberatisi delle scarpe e delle calze, indossano un lungo e ampio camice bianco (sacco); su questo vengono sistemati due grandi scapolari neri (uno dovrà pendere davanti e l’altro dietro) con le scritte ricamate in azzurro Decor e Carmeli. Successivamente legano alla cintura un lungo rosario con ricco medagliere (a destra) e una cinghia di cuoio (che vuol rappresentare i flagelli con i quali fu percosso Gesù) a sinistra.

Quindi indossano la mozzetta, formata da un solo pezzo circolare di lana color crema e da ventidue bottoncini neri, il cappuccio, che copre interamente il viso (vi sono soli due piccoli  fori all’altezza degli occhi) e il cappello nero, orlato con un nastro azzurro.

Il nastro pende da entrambi i lati del cappello e viene legato alla cintura, dopo essere stato infilato in un’asola della mozzetta. Il cappello é posto in testa se i perdune devono partecipare alla processione dei Misteri. Una delle due mani, coperta dalla lunga manica del camice, regge una mazza (il bordone degli antichi pellegrini) di colore bianco, munita di un piccolo pomello nero all’estremità superiore, mentre 1’altra è raccolta all’altezza del petto, dietro la mozzetta. Le poste camminano ammuskate, nel senso che si toccano, anzi si spingono con gli omeri, dando così l’impressione di camminare sottobraccio. 

Il passo é lento, lentissimo, quasi impercettibile. E’ il passo che i tarantini chiamano ‘a nazzecate e che forse, più di ogni altra cosa, ha contribuito a rendere famosi questi riti.

L’abito dei confratelli dell’Addolorata non è uguale a quello dei perdune del Carmine. Innanzitutto la loro mozzetta é nera, ha nove bottoncini bianchi ed é formata da quattro pezzi di stoffa cuciti insieme; a sinistra, sul petto, é fissato, con dei nastrini bianchi, un medaglione ovale di metallo, raffigurante il volto del l’Addolorata e completato dalla scritta perimetrale Mater Dolorosa.

Il camice é identico a quello dei confratelli del Carmine e così il cappuccio, mentre il cappello (tenuto sempre dietro le spalle e mai in testa) é nero con orlatura bianca. In testa, i confratelli dell’Addolorata hanno una corona che simboleggia la corona di spine di Gesù e alla cintura portano legati il rosario (con grani di colore

nero e molto più grossi dei rosari del Carmine) e due strisce di panno nero (come quelle della Vergine) alle cui estremità é legata una nappa.

La differenza maggiore tra le due confraternite sta nel fatto che mentre quelli del Carmine procedono a piedi nudi, quelli dell’Addolorata (ad eccezione dei tre crociferi) portano le scarpe. Su queste, che devono essere nere, é cucita una coccarda bianca con un bottone nero al centro.

I confratelli dell’Addolorata non reggono la mazza, ma anche il loro passo è lentissimo, tanto che per percorrere il breve tratto del pendio S. Domenico l’intera processione impiega non meno di quattro ore.
19 aprile 2009
(continua)