C'era una volta un ragazzo del sud 
 

Lo scorso 16 febbraio Pietro Paolo Mennea ha presentato a Taranto nel corso dell’incontro-dibattito su “Lo sport senza scorciatoie” l’ultimo suo libro

« 19” 72 » IL RECORD DI UN ALTRO TEMPO

con il quale ha voluto raccontare con chiarezza e passione l’esperienza di una vita dedicata allo sport. Il volume è avvincente e ricco di insegnamenti, soprattutto per i giovani, ai quali Mennea rivolge l’esortazione di «Non cercare miti in televisione o sulla carta stampata. Gli esempi veri sono altri, sono nascosti e sconosciuti ai più: medici che salvano vite umane, ricercatori scientifici, insegnati che aiutano i giovani a crescere» L’ex campione olimpionico ci invita a riconsiderare le “priorità” del nostro tempo, ricordandoci che alla base di ogni impresa sportiva c’è la dedizione quotidiana e spirito di sacrificio.

Mennea ha voluto raccontare la sua esperienza sportiva a trent’anni di distanza dall’impresa di Città del Messico e ha dichiarato «Questo libro vuole spiegare e consentire di ricordare ai giovani e alle generazioni future, che non hanno avuto modo di conoscere direttamente quell’impresa, che nello sport come nella vita, nessuno nasce predestinato per ottenere grandi risultati; ma si può riuscire a conquistare qualcosa di importante attraverso la scelta di strade innovative, la dedizione ed il sacrificio quotidiano. Ci sono voluti 11 anni di duro lavoro quotidiano (comprese le gare sono stato mediamente impegnato per 350 giorni all’anno), per battere il vecchio record del mondo di Tommie Smith di 19”83 che resisteva dall’ottobre 1968 (ndr. Quanti di voi amici lettori ricordano Messico ’68 quando Smith salì sul podio olimpico alzando al cielo il pugno guantato di nero, assieme al compagno John Carlos in difesa dei neri discriminati di tutto il mondo?) . Quel pomeriggio del 12 settembre 1979, subito dopo aver battuto il record mondiale dei 200 metri, ho compreso improvvisamente quale fosse il premio per cui era valsa la pena lottare».

Il 12 settembre del 1979 Pietro Mennea stabiliva il record mondiale dei 200 migliorato “solo” 17 anni più tardi da quel fenomeno di Michael Johnson (19”32 nel 1996 alle Olimpiadi di Atlanta). Quel primato – ancora oggi record europeo – resta l’impresa più celebre, uno dei tanti acuti della lunghissima carriera di un atleta capace di raggiungere quattro finali olimpiche. Un ragazzo del Sud che osò sfidare i velocisti neri spinto da una straordinaria forza di volontà e che lanciò la sfida per andare a Seul, alla quinta Olimpiade della carriera (eliminato in batteria) alla verde età di 36 anni, assurdo biologico per un velocista..

Mennea, alludendo al Prof. Carlo Vittori che lo allenava, spiega « Avevamo capito l’importanza dell’allenamento organizzato, della periodizzazione, della costruzione teorica verificata quotidianamente sul campo».

Per la generazione di oggi, Mennea è solo un lampo che non può accendere la memoria: per noi con i capelli grigi questo libro è l’occasione di rivivere parte della nostra e della sua vita.

Fernando Mazzotta - febbraio 2009