KARPATHOS (Dodecaneso - Grecia)
di Filippo Vasta

Karpathos
Alla ricerca del mare di una volta


L’isola di Karpathos fa parte del Dodecanneso; per grandezza è la terza isola di quest’arcipelago, dopo Rodi e Kos. Per dare un’idea delle dimensioni, supera i 270 Kmq. contro i 233 della nostra isola d’Elba. Geograficamente si colloca fra Rodi e Creta e si presenta in forma allungata da sud a nord, con una dorsale montuosa che divide la costa est da quella ovest.
Il Nord
La parte nord, più disagevole dal punto di vista della viabilità, presenta l’importante villaggio di Olymbos, accessibile dal mare, con attracco al vicino porticciolo di Diafani, dal quale viene raggiunto con autobus attraverso un’impervia salita.
E’ anche raggiungibile con mezzi fuoristrada attraverso una pista sterrata, le cui difficoltà sono accresciute dai lavori di costruzione della strada asfaltata, il cui completamento non potrà comunque essere a breve termine.
L’isolamento ha mantenuto incontaminato questo centro abitato, facendone una sorta di campione del passato, del quale sono rimasti inalterati costumi ed abitudini. Questa specificità oggi è sfruttata turisticamente (anche se non si può certo parlare di turismo di massa), con un’inevitabile caduta di spontaneità.
Il Centrosud
Per contro, la parte centromeridionale dell’isola è corredata di un eccellente sistema viario, con strade asfaltate e sufficientemente ampie, che non presentano alcun problema salvo a coloro che soffrono di vertigini, dati gli impressionanti strapiombi privi, nella stragrande maggioranza dei casi, della minima protezione.
Il turismo si sta sviluppando da poco tempo e l’isola, che non teme confronti nel mediterraneo per la bellezza delle spiagge e dei panorami, non è stravolta dal superaffollamento come altre sue compagne e, cosa non secondaria, offre i suoi servizi a prezzi piacevolmente moderati.
Il capoluogo è una graziosa cittadina che porta ufficialmente lo stesso nome dell’isola, Karpathos, ma localmente è denominato Pigadia. Non manca di una certa eleganza, senza gli sfarzi di Mykonos. Ormai il processo di globalizzazione ha portato gli stessi prodotti dappertutto, quindi non aspettatevi di trovare qualcosa di originale, però i negozietti sono invitanti e i gestori gentili senza essere invadenti. I giornali italiani arrivano due volte la settimana, il mercoledì e la domenica, e sono quelli del giorno precedente. Per ogni occorrenza ci sono cinque farmacie, a coprire anche i turni festivi. La popolazione locale è simpatica e disponibile, la lingua inglese abbastanza diffusa, qualcuno parla anche un po’ d’italiano.
Dal porto di Pigadia partono battelli alla volta delle varie spiagge dell’isola e del porto di Diafani, per la visita a Olymbos.
I panorami e le spiagge più belle si trovano sulla costa Est. Risalendo dall’aeroporto, che si trova all’estremo sud dell’isola, si incontrano alcune baie bellissime; si tratta però della zona più ventosa dell’isola, consigliata ai cultori del wind surf.
Il primo centro turistico importante che si incontra salendo da sud verso nord si chiama Amoopi, dove ci sono diverse spiagge. La più bella è la spiaggia piccola (mikri), dove il mare ha una limpidezza unica e un bellissimo fondale.
Dopo Piagadia, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Volendo restare su spiagge attrezzate e fornite di una taverna dove ristorarsi (con un’insalata greca per chi vuole stare leggero, se no si può mangiare di tutto e di più), si consigliano le tre perle: da sud verso nord Achata, Kirà Panagià e Apella. Le fotografie che allego possono dare solo un’idea della bellezza e dell’atmosfera che si respira in questi luoghi d’incanto.
A queste spiagge si accede lasciando la via principale sud-nord ed inoltrandosi su strade secondarie asfaltate che attraversano un paesaggio che, se non ci fosse il mare a fare da fondale, si potrebbe definire dolomitico, per la presenza di rocce impervie cosparse di pini verdissimi.
Per completare la conoscenza dell’isola, è consigliabile una puntata sulla costa ovest. Bisogna scegliere un giorno poco ventoso, dato che su quel lato batte il meltemi. Il paese più indicato per un tuffo è Levkos. Delle tre insenature di questo centro turistico, la più graziosa è quella di mezzo, caratterizzata da una bella sabbia chiara e da ottime taverne.
La traversata fra le due coste consente di attraversare i paesini dell’interno, tutti molto graziosi, con le classiche casette greche e qualche palazzotto di discreta imponenza, segno dell’agiatezza degli emigrati in America, che non mancano di ritornare per le vacanze insieme con i discendenti della seconda e terza generazione, ormai pienamente americani ma orgogliosi delle radici isolane. Questi gruppi di giovani, ragazzi e ragazze di aspetto mediterraneo e di modi spiccatamente statunitensi, affollano (si fa per dire) le spiagge, in particolare nel pomeriggio.
Dove mangiare
Il porto di Pigadia è una distesa di taverne; la mia preferita si chiama Orea Karpathos, che in greco vuol dire Bella Karpathos. Si trova verso il fondo del molo ed è sempre piena di gente, il che è un ottimo segnale. Un altro ristorante di cui ho personalmente sperimentato la buona qualità è la Mike’s Tavern, leggermente arretrato rispetto al mare.
Non mancate una puntata a Menetes, paesino dell’entroterra sopra Amoopi. La taverna si chiama Pelagia; lasciata la strada principale (quella fra il capoluogo e l’aeroporto), la troverete poche curve dopo, ben prima dell’ingresso nel paese. Dalle finestre si gode un ottimo panorama sulla costa sottostante. E’ probabilmente la migliore cucina dell’isola. Ottimi l’agnello alla brace e la Mussaka.
Ad Amoopi, il posto migliore è la Taverna Esperides: ottimo cibo su una fresca veranda. Si trova nella parte alta di questo centro turistico ed è sempre piuttosto affollata. Verso la spiaggia, la taverna Elios e la Amoopi Bay tavern sono quelle che vanno per la maggiore.
Comunque non perdete l’occasione di fare esperienze nuove, specialmente nei paesi dell’entroterra (ho mangiato benissimo a Othos). Difficilmente resterete delusi; l’unica sorpresa, positiva, è la modestia della spesa, veramente inconsueta soprattutto per chi vive a Milano.
Non fatevi mancare un piatto di makarunes, nome che evidentemente risale al dominio italiano nel dodecanneso. Si tratta di una pasta condita con burro e formaggio, entrambi di capra, e con una spolverata di cipolla tostata a pezzettini. Provare per credere.
F.V.

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