Non è una novità che oggi l’ informazione si fa in maniera molto e molto diversa rispetto a poche decina di anni fa quando - come invece si usa dire anche adesso – si “scavava” sulla notizia.
Oggi tutti o quasi i quotidiani si uniformano ai lanci delle poche agenzie di informazione, tipo Ansa o Adnkronos, tanto che le prime pagine dei giornali finiscono per diventare una fotocopia, se vuoi un po’ elaborata (per non apparire… davvero fotocopia), dell’evento da pubblicare, pur dando atto della sostanza di certi editoriali di prima pagina scritti da giornalisti affermati.
Questa considerazione che, a mio avviso, non può oggettivamente essere contraddetta più di tanto, sta a significare che solo quella parte di lettori residuali, vale a dire quelli che non sono attrezzati per vari motivi dal punto di vista informatico, sono costretti a fare di necessità virtù, comperando i quotidiani. Ma fino a quando, atteso che essi continuano progressivamente a diminuire le vendite e che essi si reggono in buona parte sulla pubblicità, pure essa in forte calo?
Per chi invece può usufruire delle nuove tecnologie informatiche leggendo i quotidiani su internet o sulle varie rassegne stampa delle radio-Tv, il discorso è diverso, potendo quest’ultima categoria di lettori fare a meno (teoricamente) dei giornali, stante il fatto che, quando li comperano (posto che li comperino) sono costretti a leggere ciò che hanno già letto il giorno prima su internet o, nella migliore delle ipotesi, contestualmente alla loro uscita, attraverso le rassegne radio-TV che ormai pullulano in tutte le emittenti a partire da poche ore dopo la mezzanotte. O giù di lì.
Se poi si aggiunge a questa realtà che spesso le notizie non sono precise e subiscono manipolazioni a seconda delle linee editoriali, spesso impersonate localmente da redattori che non rispettano (talvolta senza avvedersene) i lettori, tanto da poter osservare e giudicare che le lettere in redazione di certi lettori, sia per sostanza che per tempistica, superano di gran lunga la contenutistica redazionale elaborata da certi giornalisti, allora la frittata è fatta, tanto da ipotizzare che il futuro dei quotidiani non potrà essere roseo.
A mio avviso, sarebbe ora di finirla, con pubblicazioni che lasciano il tempo che trovano e cioè solo per soddisfare quella residualità di lettori che non usufruiscono dei mezzi informatici, (ma anche per altri evidenti motivi di interesse personale su cui è opportuno non scendere in polemica) , e per di più attraverso notizie che non interessano alla stramaggioranza dei lettori attenti e preparati nei vari contesti. A meno che la stampa di oggi (si fa per dire) non sia appagata abbastanza soltanto nella pubblicazione delle notizie tipo : il solito incidente di macchina o che è caduto un cornicione in testa ad un passante…
Ciò che fa davvero male è che le redazioni hanno il coltello dalla parte del manico, potendo esse disporre di ciò che fa loro più comodo al momento, sacrificando i desiderata del lettore che, in ultima analisi, come diceva anche Indro Montanelli, è il vero editore-proprietario del giornale. E ciò che è ancor più grave è che, in questo modo, certi redattori, influenzano la pubblica opinione in senso unidirezionale, quando invece il compito del giornalista sarebbe solo quello di informare.
Naturalmente, e concludo, nessuna redazione è disponibile ad accettare osservazioni come queste perché sentirebbe sulla propria pelle che questa oggettiva lealtà costituisce un’offesa alla professione. Alla quale appartengo da almeno mezzo secolo e che, proprio per questo, ho la forza di fare certe affermazioni.
Ma purtroppo oggi l’informazione, fatte salve poche importanti eccezioni ed anche prescindendo da qualsiasi ideologia, è diventata così !
ARNALDO DE PORTI
 

 

Foto di una redazione veneta ( e si vede….dalle bottiglie)

 

 

 

 

 

 

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