RIDIAMOCI SOPRA!

Concludiamo la trilogia di Halloween (entrata da poco nel folklore italiano) con un secondo racconto del poliedrico Giacomo Morandi, che racconta un episodio realmente accaduto quando operava presso BCI Canada (insieme al nostro Massimo Osti).
Credo che quasi tutti i nostri lettori abbiano episodi analoghi (magari di diverso argomento....) che fanno parte della loro vita lavorativa: coloro che lo ritengono opportuno possono inviarci le proprie esperienze all'indirizzo piazzascala@gmail.com.
Piazza Scala - novembre 2009

 

 

A quanto mi è stato riferito, un mio recente raccontino e un altro molto spiritoso di Arnaldo De Porti sul tema funerario, pubblicati sul sito, hanno incontrato il favore, pur con le scaramanzie di rito, di molti colleghi/lettori. Su queste cose, cari amici, è meglio scherzarci su e sono sicuro che potrà servire a tenere a distanza per un po’ la signora in nero con falce.
Ho un ricordo un po’ sbiadito di un fatto di lavoro capitatomi in Canada all’incirca un quarto di secolo fa, quando presiedevo la Banca Commerciale of Canada (Massimo Osti che collabora attivamente a questo sito era mio Vice). Avevamo aperto da poco più di un anno la prima filiale nel Quebec francofono, nel centro di Montreal ed avevamo assunto un direttore locale, proveniente dalla Banque Nationale du Canada, del quale avevamo avuto buone informazioni anche direttamente dal Capo del Personale della sua banca. Era un tipo aggressivo, buon sviluppatore ed era ciò che ci serviva per lanciare la filiale su quel difficile mercato, ma ci accorgemmo presto delle sue tendenze a fregarsene dei limiti di autonomia che gli avevamo assegnato e di quelle che considerava pastoie burocratiche (l’analisi dei bilanci, le proposte, le informazioni eccetera) e si lanciò in operazioni che noi consideravamo poco ortodosse.
Ne ricordo una che fece toccare ferro a noi e ai colleghi di Milano (i canadesi toccarono legno, come là si usa, ma per noi italiani espatriati non era efficace).
Si trattava di finanziare un’azienda funeraria che si chiamava “Parc Commemoratif”. Era però un’azienda sui generis, come non ne esistono da noi. L’azienda forniva i soliti servizi funerari, cioè la “funeral home”, (casa funeraria dove si esponeva il caro estinto, si faceva il funerale, si offriva il rinfresco agli intervenuti) la cassa da morto, la tomba nel cimitero privato di sua proprietà, la cerimonia funebre nella chiesa secondo la religione della famiglia, e procurava il finanziamento, a tassi competitivi, di tutte le spese relative. Fin qui, più o meno, come le altre aziende del ramo.
La peculiarità era data da un’altra attività, la più importante. L’azienda offriva un prodotto particolare. Una persona, mentre era in vita e soprattutto in giovane età, poteva, con un regolare contratto, prenotare il funerale, la tomba e tutto il resto versando un canone mensile per tutta la vita.
I pagamenti cessavano con la morte del cliente. Ciò significava che se uno campava fino a 90 anni pagava una grossa cifra, ma se moriva il mese dopo aveva il funerale e la sepoltura quasi gratis.
Il nostro direttore locale si entusiasmò e propose un finanziamento all’azienda per una cifra cospicua, con garanzia dei “receivables” cioè dei crediti (aleatori) verso i clienti, e ipoteca o privilegio sugli impianti di proprietà, cioè il cimitero (sostenendo che si trattava in fin dei conti di area a tempo debito fabbricabile previa traslazione delle salme da parte della banca), sul forno crematorio (che forse, a suo tempo, poteva interessare a qualche pizzeria), e sui carri funebri.
Il finanziamento fu declinato da noi, anche perché a Milano non si trovò nessuno che accettasse di occuparsene.
Quel direttore, dopo altri episodi più gravi, fu licenziato e Massimo fu inviato a Montreal per un certo periodo di tempo a raddrizzare la baracca.
Giacomo Morandi - novembre 2009