Arnaldo De Porti è nato a Mestre il 9 aprile 1935. Abita a Feltre.
Entra all' Ufficio Fidi della Cassa di Risparmio di Venezia, in Campo San Luca a Venezia, ma, dopo un breve periodo di lavoro, rassegna le dimissioni per andar a ricoprire l'incarico di corrispondente presso la sezione italiana dell'Istituto Internazionale sul Rosenberg di San Gallo, nella Svizzera tedesca. Dopo circa un anno trascorso all'estero, rientra in Italia per entrare negli uffici estero-merci della Banca Commerciale Italiana, in Piazza della Scala, a Milano.
Quindi, dopo vari trasferimenti nelle principali Filiali della Comit (Milano, Torino, Roma, Venezia e diverse minori ecc.) rientra a Mestre come procuratore di sede, mansione che ricopre sino al 1992, anno di pensionamento dopo ininterrotti 35 anni di servizio presso la stessa banca.
Nel frattempo però ha sempre coltivato parecchi hobbies, in particolare la professione di giornalista, scrittore, la musica (scrive e suona brani musicali vari oltre a fare l'organista in Chiesa) e, da ultimo, lavora i campi... per svago e passione.
Continua tuttora a svolgere l'attività di giornalista pubblicista, facendo numerosi interventi sulla stampa locale e nazionale, anche su giornali "on line".
Ha pubblicato di recente alcuni libri, come: "La penna, uno strumento per non morire mai...", "Il Vernacolo di Nane Indrìo...", "Pensieri in libertà", "Lettere in Redazione", oltre ad aver curato in passato, per oltre un decennio, numerose rubriche di natura economico-finanziaria in giornali locali del comprensorio del Miranese.
Ha ottenuto diversi riconoscimenti, fra i quali vari diplomi rilasciati dal Centro Informazioni e Studi sulle Comunità Europee, un Premio per il lavoro professionale ed il Progresso Economico conferitogli dalla Camera di Commercio Industria Artigianato ed Agricoltura di Venezia ed un riconoscimento "Gold Hercules international Haward of Knights Oscar of Economie and Commercial Sciences" da parte dell'Accademia Internazionale per gli studi economici e sociali
Si è recentemente sposato con Mirella Reolon.

Presentiamo un aneddoto relativo al periodo trascorso presso la Banca Commerciale Italiana.
Piazza Scala - settembre 2009



         

QUANDO SI VUOL BENE AL PROPRIO DATORE DI LAVORO, SUCCEDE CHE….

 

Anni 80, forse anche dopo, non ricordo bene. Ricordo solo il fatto, eccome lo ricordo !

Ricorderete che, noi funzionari,  a turno   (nella Sede di Venezia Mestre eravamo una decina di funzionari ed un centinaio di impiegati)  dovevamo ogni santo giorno aprire e chiudere le varie casseforti, caveau ecc.ecc., talvolta dicendo anche qualche parolaccia specie quando accadeva che i cosiddetti “numeri segreti” non venivano impostati correttamente. E ricominciare daccapo, magari perché si era in ritardo e le varie casse attendevano il contante ed altro, non era certo piacevole. Detto questo per rinfrescare la memoria, va anche aggiunto (almeno così funzionavano le cose nella mia sede di Venezia-Mestre) che  noi funzionari ci alternassimo una settimana ciascuno per questo “noioso” lavoro.  Ed appunto in una settimana in cui ero di turno io, e quindi reperibile, successe che…

…in pieno agosto, appena finito il lavoro, decido di andar ad allentare la tensione presso una osteria antistante la laguna di Venezia, ovviamente con un una cara amica, anche allo scopo di condividere il piacere di una bella frittata di pesce con la polenta… e fin qui, direte, cosa c’è di strano ? Nulla di strano in questo!  Infatti, pagato il conto, in abbigliamento un po’ trasandato e, perché no, anche un “cin-cin” carburato da un frizzante prosecco, prendiamo entrambi la strada del ritorno, ciascuno verso casa propria.  Vuolsi il caso, anzi volevasi il caso che, per rientrare dovessi passare necessariamente verso la banca che…ahimè, in quel momento  la vedo stranamente illuminata a giorno quand’era quasi mezzanotte. 

Ero di turno, reperibile e decisi di entrare avendo le chiavi in tasca. Che succede ?

Faccio per scendere nel caveau per accertarmi sull’inusuale illuminazione e mi vedo venir incontro quattro guardie con la pistola spianata. Faccio sentire la mia voce, "sono il funzionario di turno come potrete accertare presso i carabinieri… volevo solo accertarmi di quanto sta accadendo".  Non mi credono, anche perché ero in condizioni un po’…trasandate sia dentro che fuori,  ma ho avuto la brillante idea di alzare subito le mani dicendo di controllare  i documenti che avevo in tasca…

Grazie a Dio lo fanno, controllando una tessera di Unionsind  (Unione del Personale Direttivo Banche di interesse nazionale)  di cui ero allora dirigente. Tessera che non era della banca ma del sindacato… Mi credono e mi…liberano. Era successo, come avrete capito, che per un qualche motivo, penso per un contatto, era suonata l’allarme. Ripresi la macchina e vi assicuro che feci 5-6 chilometri – tanta era la strada che dovevo percorrere per rientrare a casa -, col piede destro che non riusciva a star fermo sull’acceleratore, alla stessa stregua dei principianti della scuola guida quando non sanno  giostrare fra frizione ed acceleratore: insomma andavo avanti a  scatti…in preda al tremore originato dalla paura e conseguente scampato pericolo.

All’indomani, credendo di essermi comportato da eroe e ricevere di conseguenza qualche encomio, mi chiama il Direttore che, se non vado errato, allora era il dott. Gallo, il quale mi dice : “ Ragazzo mio, non faccia più quelle cose, perché ha rischiato grosso…” 

Purtroppo, non le farò più. Ma per altri motivi…

 

Arnaldo De Porti - 15 settembre 2009