Il
rapporto
verbale tra
la mamma
e
il bambino si instaura sin
dalla vita intrauterina.
La ricerca scientifica ha
dimostrato che parlare,
raccontare ai bambini fin da
quando sono nel grembo materno, concorre al loro
sviluppo psichico in modo veramente
significativo.
L'età pediatrica, altrimenti detta "età
evolutiva", ha una caratteristica peculiare non
determinata da un limite temporale, bensì dalla
conoscenza che la maggior parte della funzione e
della configurazione anatomica degli organi è in
continua evoluzione.
Questa considerazione vale
ancora di più per l'organo sede delle attività
psichiche: il cervello, struttura costituita da
un numero straordinario di cellule nervose
collegate fra loro, il cui rimodellamento è in
gran parte condizionato dal funzionamento.
La plasticità cerebrale
è una proprietà che dura
tutta la vita, tuttavia essa
si modella soprattutto nel
primo anno
per perfezionarsi negli anni
successivi (fino a 20 anni) e declina
progressivamente con l'avanzare dell'età.
Un'altra funzione peculiare
degli esseri umani controllata a livello
cerebrale è il linguaggio, nonché l'acquisizione
della memoria.
Vi sono evidenze che
raccontare e leggere ad alta voce già durante la
gravidanza
rappresenta un evento che
crea un rapporto
interpersonale tra madre e nascituro prima e
bambino nel primo anno di vita,
con cui si trasferiscono
elementi di esperienza cognitiva del mondo
esterno filtrati dalla voce "amica" della mamma
o di chi si occupa del bambino.
La valutazione strumentale con
l'ecografia dei movimenti
fetali ha infatti confermato la percezione del
messaggio materno nel corso della lettura ad
alta voce con una risposta di variazione dei
movimenti e degli atteggiamenti assunti dal feto
fino a giungere a modifiche
del battito cardiaco come risposta "emozionale".
LIBRI E TV
A questo proposito è bene chiarire come
differente sia la memorizzazione delle
esperienze trasmesse dalla voce che legge o
racconta al bambino in modo diretto e
personalizzato, rispetto alla esperienza
mutuabile dalla televisione.
Senza voler demonizzare
la televisione,
questa
non va mai vista come
strumento sostitutivo di presenze comunicanti
e, meno che mai, come
sostitutivo dei genitori. In realtà la
televisione, pur offrendo stimoli alla fantasia
e alle conoscenze del bambino, manca della reale
interazione fra quanto propone e chi la guarda.
L'enorme quantità di immagini e suoni, nonché la
frammentarietà e la velocità con cui vengono
proposti, non favoriscono l'espansione creativa
della memoria dei piccoli spettatori.
Il modello stereotipato che viene proposto in
programmi solitamente indifferenziati ed
utilizzabili in qualsiasi tempo e per qualsiasi
pubblico, finisce con annullare l'individualità
della persona.
IL COMPITO
DEI PEDIATRI
L'opera di sensibilizzazione delle famiglie
sull'opportunità di
introdurre nella vita quotidiana del bambino,
anche molto piccolo, la pratica della lettura ad
alta voce nella migliore maniera possibile
ha coinvolto negli ultimi
anni i pediatri
che, in effetti, sono gli
specialisti del controllo
della "crescita" del bambino
ed hanno stretti contatti con
i genitori durante i primi anni di vita del
bambino stesso.
I pediatri sono una maglia importante nella rete
degli operatori da coinvolgere
assieme alle educatrici degli
Asili Nido e alle insegnanti delle Scuole
Materne ed Elementari
nonché agli operatori che
gestiscono la risorsa derivante dalla lettura e
cioè
le Biblioteche
dedicate ai bambini.
Da non trascurare il ruolo
dei nonni nel piacevole compito della lettura.
DOVE
e
QUANDO
Gli elementi da considerare più utili perché
l'opportunità della lettura si traduca in un
beneficio per il bambino sono la durata,
l'attenzione e la disponibilità del bambino
stesso, ed infine
gli spazi.
Questi
devono essere angoli
tranquilli,
senza elementi distraenti,
sia in casa che nelle biblioteche, dove sia
possibile allestire uno spazio dedicato alla
lettura, esclusivo per i bambini, con seggiolini
e cuscini e strutturato in modo che questi
possano
disporre dei libri con
facilità ed ampia libertà.
Un luogo comune da superare, infine, è quello
secondo il quale i momenti migliori da dedicare
al raccontare e leggere ad alta voce sono quelli
che precedono il sonno, quando i bambini hanno
più bisogno di rassicurazioni e coccole.
Raccontare e leggere non deve
essere considerato "un sonnifero":
un po' alla volta il magico
momento della lettura
deve diventare un momento
consueto nella giornata del bambino.
MODI PER LEGGERE
Non vi sono modi "giusti o sbagliati" per
raccontare e leggere;
importante
è
saper interessare,
divertire, stimolare la fantasia del bambino.
La madre, o chi per lei,
dovrà
raccontare e leggere con
naturalezza,
parlare come lei fa
normalmente usando precisione e chiarezza nel
pronunciare le parole, fare uso di pause e di
adattamenti del racconto e della lettura alle
esigenze del bambino, usufruendo anche di
illustrazioni collegate alla parola.
Non bisogna dimenticare che
il mantenimento
dell'attenzione del bambino non può essere
dilatato oltre misura
e che non occorre far seguire
al racconto o alla lettura domande che
servirebbero a verificare quanto ha imparato.
Un ultimo accorgimento è quello di non
modificare il racconto poiché
il bambino piccolo è un "
conservatore ": ama risentire più volte la
stessa storia e non gradisce i cambiamenti.
"I nove modi per insegnare ai
ragazzi a "odiare" la lettura"
*
Presentare il
libro come una alternativa alla TV.
*
Presentare il
libro come una alternativa al
fumetto.
*
Dire ai bambini
di oggi che i bambini di una volta
leggevano di più.
*
Ritenere che i
bambini abbiano troppe distrazioni.
*
Dare la colpa ai
bambini se non amano la lettura.
*
Trasformare il
libro in uno strumento di tortura.
*
Rifiutarsi di
leggere al bambino.
*
Non offrire una
scelta sufficiente.
*
Ordinare di
leggere.
GIANNI RODARI |