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PIAZZA SCALA
Le grandi famiglie genovesi e
la nascita
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Chiunque si rechi a Genova con un minimo di interesse culturale, storico o
semplicemente turistico non può non percorrere Via Garibaldi, l'antica
“Strada Nuova”, che unisce Piazza della Meridiana a Piazza Fontane Marose.
La via, famosa nel mondo per le sue costruzioni, costituisce un insieme
unico di parte di quei palazzi dei Rolli (dai rotoli che, per legge, ne
regolavano l'uso per ospitare i “grandi” in visita a Genova) che l'Unesco ha
dichiarato patrimonio dell'umanità. Ma perché ci sono i palazzi dei Rolli a
Genova? Quali sono le ragioni della presenza di una così importante traccia
di ricchezza risalente al periodo 1550-1650 (ricchezza che difficilmente si
trova descritta nei libri di storia e che rimase non indagata dagli storici
fino al secondo dopoguerra)? Proviamo a scoprirlo.
Come ha sottolineato lo storico francese Fernand Braudel, “per tre quarti di
secolo l'esperienza genovese ha permesso ai mercanti e ai banchieri locali,
che maneggiavano i capitali e il credito, di essere arbitri dei pagamenti e
delle operazioni finanziarie europee... Una città che a mio parere è sempre
stata a misura del suo tempo, la città capitalista per eccellenza”. Ma
questa ricchezza nasceva dalle difficoltà. Genova, che nel 1293 vantava un
commercio marittimo che ammontava al triplo dell'intero reddito del Regno di
Francia, nel tardo quattrocento appariva in crisi. Disordini politici, la
disgregazione del sistema commerciale euroasiatico, la pace di Torino a
seguito della guerra di Chioggia con Venezia e l'avanzata ottomana che
iniziavano a farle perdere il monopolio del Mar Nero e della rotta per i
traffici con la Cina attraverso l'Asia centrale, l'avanzata
catalano-aragonese che ne metteva in crisi il commercio nel Mediterraneo
occidentale: nonostante la nascita del Banco di San Giorgio (1407), la
decadenza della “Superba” fu particolarmente grave.
Ma i genovesi, con i loro capitali, seppero risollevarsi cogliendo la grande
occasione dell'alleanza con i proprietari terrieri castigliani allora in
ascesa: si installarono strategicamente a Cordova, Siviglia e Cadice,
finanziarono il grande impero spagnolo in crescita e seppero creare una
diffusissima rete finanziaria mondiale. Per quasi un secolo, dietro le
quinte, il loro potere continuò ad aumentare attraverso il consolidamento e
l'espansione delle proprie reti commerciali, fino ad assicurarsi il
controllo delle finanze imperiali. Questo dominio, primo fenomeno al mondo
di accumulazione sistemica, avrebbe dato origine al capitalismo moderno. Il
testimone passò poi agli Olandesi, agli Inglesi e, successivamente, agli
Statunitensi. “Il dominio genovese sull'alta finanza europea – ricorda
Braudel – alla fine sfumò e poi cessò. Ma i suoi frutti rimasero intatti e
più di due secoli dopo trovarono un nuovo settore di investimenti: la
nascita dell'industria italiana, di cui il capitale finanziario genovese fu
uno dei fautori e beneficiari”. Uno di questi frutti sarebbe stata la
costituzione della società San Giorgio (poi diventata Elsag), nel 1905.
Nel secolo della grande ricchezza, il governo genovese decise di dar corso a
un esteso e regolare intervento di speculazione edilizia. La zona
interessata, nei dintorni della quale sorgeva la chiesa di San Francesco,
era occupata da un quartiere “postribolo” che costituiva una città nella
città e che pagava alla repubblica una tassa, usata per mantenere le opere
portuali (un extra-gettito ante litteram). Eliminate le costruzioni e
livellata la base della collina, si crearono nove lotti da vendere in
successive aste alle famiglie ricche per realizzare le proprie case: nacque
così l'attuale Via Garibaldi.
Il ricavato fu utilizzato per finanziare la costruzione della cupola del
duomo (opera del perugino Galeazzo Alessi), fornire arredi sacri utilizzati
per la processione del Corpus Domini ma, soprattutto, realizzare il molo
nuovo (dove oggi c'è Calata Sanità) e ampliare il porto. La realizzazione
della Via avvenne soprattutto tra il 1550 e il 1600, concludendosi con la
costruzione dell'ultimo edificio nel 1716: una lunga parata di palazzi
incredibili, vere e proprie regge maestose caratterizzate da affreschi,
sale, raccolte d'arte e giardini pensili (alcuni dei quali andati perduti).
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Palazzo Doria Tursi
Dal 1848 sede del Municipio, fu costruito nel 1565 da Domenico e Giovanni
Ponsello per Niccolò Grimaldi. Quest'ultimo, ricchissimo finanziere, lo
cedette poi a Giovanni Andrea Doria che, a sua volta, lo lasciò al figlio
cadetto Carlo, Duca di Tursi, al quale si deve l'attuale denominazione.
Importante notare come la struttura architettonica sia ricca di soluzioni
che garantiscono un ottimo gioco di luci e di gestione degli spazi.
Interessante, inoltre, la facciata, riconoscibile anche grazie alla
ricchezza dei diversi materiali usati: pietra di Finale, marmo di Carrara e
ardesia.
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Palazzi Bianco e Rosso
Posti uno di fronte all'altro, sono i due edifici la cui costruzione seguì
un percorso diverso rispetto al resto della Via. Il primo (Bianco) fu
realizzato fra il 1530 e il 1540 per Luca Grimaldi; nel 1711 entrò poi in
possesso dei Brignole-Sale, che già abitavano Palazzo Rosso. Il fabbricato
originario fu demolito e ricostruito dall'architetto Viano in asse con
Strada Nuova.
Palazzo Rosso (che deve il suo nome al colore della facciata) fu innalzato
attorno al 1670 su progetto del Corradi, con due piani nobili per i fratelli
Ridolfo e Gio. Francesco Brignole-Sale. In continuità con esso troviamo il
cosiddetto “Palazzetto Rosso”, eretto nel Settecento come dipendenza
dell'immobile principale. Maria Brignole-Sale De Ferrari, Duchessa di
Galliera, nel 1874 e nel 1889 lasciò entrambe le residenze al Comune di
Genova perché divenissero la sede del primo museo civico. Con parte di
Palazzo Tursi, i due edifici rappresentano un'importantissima collezione
d'arte con opere di Guido Reni, Van Dyck, Guercino, Veronese, Bernardo
Strozzi, Gregorio De Ferrari, Domenico Piola, Pierre Franqueville, Rubens,
Hans Memling, Gerad David e Jan Provost, Magnasco e un Caravaggio (“Ecce
Homo”).
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Palazzo Torrette
Opera dell'architetto Viano e costituito da due piccole torri, venne
edificato nel 1716 su richiesta di Giovanni Andrea Doria, proprietario della
residenza di fronte per nascondere la vista dalle case medioevali.
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Palazzo Lomellino (Podestà)
Fu costruito tra il 1559 e il 1565 da G. B. Castello detto il “Bergamasco” e
da Bernardo Cantone per volere di Nicolosio Lomellino. Tra i vari passaggi
di proprietà (Centurione, Pallavicini, Raggi) si nota Andrea Podestà, più
volte sindaco di Genova tra il 1866 e il 1895.
Il Palazzo è dotato di terrazze che sovrastano il famosissimo ninfeo
settecentesco creato su disegno di Domenico Parodi. Sono presenti affreschi
del Boni, di Domenico Parodi e Lorenzo De Ferrari nonché opere di
Franceschini e Aldrovandini.
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Palazzo Campanella
Realizzato nel 1562 per i Lomellini su progetto di Giovanni Ponzello,
appartenne poi agli Spinola, ai Serra e, infine, ai Campanella. Contiene
opere di Taddeo Carlone, G. B. Castello e affreschi di Andrea Semino.
L'edificio subì gravissimi danni sia per il bombardamento navale francese
del 1684 sia per i bombardamenti aerei alleati del 1942.
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Palazzo Spinola
Costruito tra il 1558 e il 1576 dall'architetto Giovanni Ponzello per la
famiglia Spinola, è dotato di un ricco cortile e di un giardino. A
celebrazione delle fortune della famiglia sono presenti affreschi (con
numerose “grottesche”) dei fratelli Calvi, di Lazzaro Tavarone, Andrea
Semino, Bernardo Castello. Un affresco in particolare, attribuito ad Andrea
Semino, riporta l'immagine del Palazzo com'era al momento della sua
costruzione, permettendo di apprezzare gli aspetti realizzativi dell'intera
via.
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Palazzo Cattaneo Adorno
Eretto tra il 1583 e il 1588 per i cugini Lazzaro e Giacomo Spinola, è
costituito da due abitazioni distinte in un unico corpo, edificate in modo
simmetrico e dotate di due portali gemelli. Le due dimore, acquistate dai
Cattaneo Adorno, sono diversamente decorate al loro interno e conservano
affreschi di Lazzaro Tavarone dedicati alle imprese degli Adorno. È inoltre
presente una ricca quadreria e una collezione di mobili.
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Palazzo Lercari Parodi
Realizzato nel 1571 da Franco Lercari, fu acquistato nel 1845 dalla famiglia
Parodi.
Di particolare rilievo il portale (opera di Taddeo Carlone come altri
affreschi all'interno), retto da due telamoni con nasi mozzi, che racconta
la leggenda di Megollo Lercari il quale volle vendicarsi di uno sgarro
subito dall'imperatore di Trebisonda tagliando nasi e orecchie ai sudditi
dello stesso che incontrava. Tale leggenda costituisce il soggetto del
meraviglioso e imperdibile affresco situato al secondo piano nobile del
Palazzo e dipinto da Luca Cambiaso.
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Palazzo Doria
Costruito nel 1563 dall'architetto Cantone per la famiglia Spinola, nel 1723
fu acquistato dai Doria di Montaldeo. È famosa nell'atrio la grande lanterna
pensile con aquila araldica, emblema della famiglia Doria. È dotato di un
limitato ma splendido giardino pensile nonché di affreschi del Semino
dedicati alla celebrazione degli Spinola e a soggetti mitologici.
Al piano nobile sono presenti affreschi di Luca Cambiaso (“Caduta di Fetonte”)
e numerosi stucchi settecenteschi rococò, cinque arazzi fiamminghi della
fine del Cinquecento, un camino coevo in marmo, preziosi arredi ma
soprattutto un'importante quadreria della famiglia Doria.
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Palazzo Cambiaso
Innalzato a partire dal 1558 per Agostino Pallavicino su progetto del
Cantone, passò poi nella seconda metà del 700 ai Cambiaso. Ricco di
affreschi dei fratelli Andrea e Ottavio Semino, attualmente è proprietà di
una banca.
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Palazzo Carrega Cataldi
Eretto tra il 1558 e il 1561 da G. B. Castello (insieme a Solari, Roderio e
Riccio) per Tobia Pallavicino, è attualmente sede della Camera di Commercio
di Genova. Di Lorenzo De Ferrari la splendida cappella settecentesca e
l'imperdibile galleria dorata, ricca di affreschi, stucchi d'oro e specchi,
simbolo dello stile rococò settecentesco nel capoluogo ligure.
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Palazzo Gambaro
Il palazzo (sede di una banca) fu costruito nel 1558 per Pantaleo Spinola da
G. Bernardo Spazio insieme a Pietro Orsolino. Notevoli gli affreschi che lo
adornano, opera dei fratelli Carlone, di Paolo Brozzi e di Domenico Piola.
Da ricordare la bussola a vetri, in stile déco (1923), nonché la terrazza
dove – nel ninfeo – si trova il famoso gruppo marmoreo del “Rapimento di
Elena”, capolavoro di Pierre Puget (si tratta tuttavia di una copia, visto
che l'originale è conservato al Museo di Sant'Agostino).
Fotografie
Palazzo Doria Tursi
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Palazzo Lomellino
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Palazzo Spinola
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Palazzo Cattaneo Adorno
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Palazzo Doria
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Palazzo Carrega Cataldi
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