ESORCISTI E GIOCOLIERI

E’ passato poco più di un anno dallo scoppio della cosiddetta “crisi” finanziaria che, partendo dagli Stati Uniti epicentro del terremoto, ha investito le economie mondiali.
Poiché eravamo in possesso non della sfera di cristallo, ma degli strumenti di analisi storica-politica-economica in grado di permetterci di comprendere il lato oscuro dell’evento in questione e di prevederne gli sviluppi futuri con assoluta facilità, ammettiamo soltanto di aver peccato di eccessivo ottimismo nel fare un’affermazione rivelatasi erronea.
Nell’Appendice del nostro libro “PRIMO POTERE”, pubblicato a Dicembre 2008, scrivevamo, infatti, che:
……alla fine, una soluzione di fantasia creativa finanziaria si troverà per salvare il presente e qualcosa, forse, cambierà per non cambiare niente…….
L’eccessivo ottimismo di cui abbiamo fatto sfoggio in questo passaggio risiede nell’aver ritenuto che, forse, qualcosa sarebbe cambiato sia pure per lasciare tutto invariato.
Ecco: neanche qualcosina è cambiato, neanche un etereo lifting è stato applicato sul volto criminale del Potere Finanziario.
Certamente, si sono susseguiti vari G, 8, 20, e chi più ne ha più ne metta, costati cifre che nessuno di noi riesce ad immaginare soltanto per radunare allegre brigate che hanno abbondantemente mangiato, squisitamente bevuto e giocondamente scherzato non solo sulle macerie dell’Aquila, ma anche sulle rovine di un capolinea.
Anzi, diremmo proprio che il panorama devastato dell’Aquila, nel quale si è svolto il primo G, assurge quasi a valore di simbolo del quadro mondiale nel quale hanno banchettato gli avvoltoi del Potere.
Se vogliamo ben comprendere la totalità della questione occorre, però, essere coscienti che quanto avvenuto ha due motivi di fondo:
1) il predominio della Finanza Internazionale che ha trasformato l’intero mondo in una colossale Borsa, più precisamente in un colossale Casinò, nella quale sono state convogliate masse monetarie di ignari giocatori destinati ad essere depredati da un ristretto club oligarchico, o cupola mafiosa, in possesso delle chiavi del banco;
2) una sottostante economia capitalistica internazionale che, avendo raggiunto il culmine storico di una produzione di merci inutili, procede in direzione di una perenne e febbrile sostituzione di tali merci (che beni non sono) per alimentare la produzione di un profitto il cui massimo incremento avviene però attraverso i circuiti finanziari.
La funzione di mediatore interessato in questa situazione è svolta dal sistema bancario globale il quale, in quanto collettore e depositario delle masse monetarie della collettività, è l’autentico croupier del Casinò borsistico.
Al sistema politico è delegata la funzione poliziesca di garante di tale ordine con l’organizzazione di un inconsapevole consenso popolare attorno alle roccaforti in armi della “democrazia” e della “libertà” contro il “terrorismo” (dove muoiono involontari “eroi”, poveri strumenti dei potenti imbecilli di turno) e con la finzione di un “Welfare” che appaia rivolto verso basilari esigenze sociali.
Questa essendo la cornice vediamo di passare in rassegna gli atti concreti messi in essere dai delegati del Potere Finanziario altrimenti denominati governi.
Vi è stato certamente un gran vociare circa incisive, nuove regolamentazioni dei mercati finanziari in grado di eliminare il brigantaggio sistematico in essi esercitato. Si è persino evocato il fantasma di una nuova Bretton Woods non sapendo che cos’altro evocare.
Questo è stato, di gran lunga, il messaggio propalato con autentica abbondanza insieme ad accorate, veementi reprimende dello “scandalo” emerso nell’anno di grazia 2008.
Naturalmente sappiamo che si trattava di pura propaganda poiché tutti, ma proprio tutti, erano perfettamente al corrente di quel che era in atto da anni.
L’unico, vero atto concreto che tutti, ma proprio tutti, hanno messo in essere è stato quello di “salvare” i responsabili dello “scandalo”.
Infatti, con varie modalità che vanno da alcune nazionalizzazioni bancarie alla più generalizzata iniezione di capitali freschi, coloro che nessun danno hanno ricevuto dallo “scandalo”, perché ne erano i diretti manovratori e beneficiari di lungo corso, sono stati ulteriormente ricompensati con oceaniche masse di quattrini, sia pure falsi ex dichiarazione di inconvertibilità del dollaro del 1971.
Motivo dichiarato della ricompensa è stato che non si possono certo far fallire le banche poiché esse sono il cuore dell’economia, anche se esiste l’incredibile, eretico sospetto che, più che il cuore, siano il cancro dell’economia.
Inoltre, se nel frangente emotivo dello scoppio della “crisi” sono in qualche maniera emersi anche i faraonici compensi dei vertici bancari correlati, peraltro, anche ai faraonici profitti realizzati mercè l’utilizzo di fantasmagorici bisturi finanziari nel corpo vivo della clientela, il grido di dolore “moralistico” si è spento alla velocità della luce.
Infatti, non appena nelle casse bancarie sono stati reintegrati i quattrini persi dai propri clienti con i giochini da quattro soldi della “high finance”, gli gnomi della finanza hanno nuovamente potuto riappropriarsi, come prima più di prima, dei sudati emolumenti che, udite udite, qualcuno aveva osato giudicare “eccessivi” senza neanche arrossire dalla vergogna.
Ma il lato più paradossale della questione risiede nel mutato comportamento dell’attività puramente creditizia.
Stranamente, infatti, se prima della “crisi” le banche facevano a gara ad offrire prestiti di ogni genere (finanziamenti, mutui, carte di credito e quant’altro), dopo le benevole elargizioni loro concesse dai governi, “ per non inceppare il sottostante sistema economico”, le banche sono diventate di manica molto stretta nella erogazione di credito. Tant’è che anche inginocchiarsi battendosi il petto e invocando San Gennaro o Padre Pio serve a poco.
Ci piacerebbe che qualche dotto economista spiegasse tale arcano come solo i veri economisti sanno fare.
Una domanda, peraltro, sorge spontanea: ma i quattrini con cui sono state riempite le banche non sono forse quattrini appartenenti alla collettività già depredata prima della “crisi” e non si tratta, dunque, di un doppio depredamento sempre della collettività con la scusa di difenderla dalle cime tempestose della “crisi” che essa non ha certamente provocato?
Mistero,mistero, mistero,mistero!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
E’ venuto, però, il momento di sorvolare su queste premesse per delineare il messaggio dei vari governi e delle varie istituzioni in ordine all’evoluzione della “crisi”.
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Luigi Gulizia - 1/11/2009