Se i
due, tre quattro… il codazzo delle
retrovie è lungo…insieme vanno, vanno
anche gli editoriali in merito alla
visita del capo arabo Gheddafi. Mi ha
colpita uno in particolare, della
Repubblica che è sempre pronta negli
scoop come pronto è l’Avvenire, che
richiama realisticamente all’ Aldilà da
venire: su Italia bella mostrati
gentile!
Stando ai titoli e ai sottotitoli,
sembra che siano tutti d’accordo e
probabilmente è così: ” I vescovi sulla
visita di Gheddafi “Uno show che diventa
boomerang”Il giorno dopo i
festeggiamenti per il trattato di
amicizia tra Libia e Italia, non si
placano le critiche. L’Avvenire
“Incresciosa messa in scena”. Zaia
(Lega): “Inviti a islamizzazione? Vada a
farli a casa sua”.
Gheddafi è un furbo e l’altro gli bacia
le mani… vergogna. Poi andando avanti e
alle conclusioni ecco bello cotto il
piattino finale, ripeto proposto dalla
Repubblica made Avvenire: ” Direi che
farebbe meglio ad attenersi ai temi
dell’accordo economico commerciale
sottoscritto tra Italia e Libia” Zaia,
comunque, riserva parole di elogio per
lo scambio economico tra i due Paesi. “È
un buon accordo – dice Zaia –
vantaggioso e il Governo ha lavorato
bene, basti pensare che Maroni ha
convinto Tripoli a fermare gli sbarchi
clandestini”. Al di là delle
osservazioni su quanto organizzato per
la visita di Gheddafi in Italia, Zaia
racconta del suo incontro con Gheddafi:
“È una persona di straordinario acume –
rileva -. Saranno quegli occhi da
beduino, ma esercita un carisma
eccezionale”.
Pensate che va avanti? No l’articolo
finisce così, su questa frase ad
effetto, perchè colpisca dentro e sono
tutti colpiti dal beduino e le sue
vergini ancelle.
Quanto a Tripoli avevo già scritto poco
più di un anno fa e recuperato da altro
sito che mi ospitava: Ricordi al Bel
Sole di Tripoli. Tra le ultime notizie
“nuove” che giunsero poco tempo fa, ne
era arrivata una, dall’Africa: Un Nuovo
Muro, Contro i Migranti. “Avrà inizio a
novembre la costruzione della barriera
fra Israele ed Egitto. Servirà a fermare
gli africani che provano ad entrare
nello Stato ebraico”.
Italia Bella Mostrati Gentile, cantavano
alla fine dell’800 …Torno indietro
quindi, come si fa da vecchi, e vi offro
uno spaccato che mi sembra sempre
dolorosamente attuale, aggiungo qualche
video e foto “amarcord“. Concludo con il
profumo dell’Africa e la Sun Ra
Arkestra, che ci ispira sempre speranza
e forza negli umani e nelle creature che
abitano la Terra.
Doriana Goracci - 01/09/2010
Ricordi
al bel sole di Tripoli
Ce l’ha messa tutta mia madre, una vita,
a fare intendere alle mie sorelle e a me
che nonno non era un fascista. Era nata
a Tripoli, lei, il padre e il nonno. Da
parte materna, avevano avuto i natali in
Egitto e in Marocco da almeno tre
generazioni. Racconti partiti da quel
magnifico affabulatore di nonno Umberto,
per fare omaggio col nome al re, come la
sorella che si chiamava Italia: i viaggi
sul Rex, i caffè di Nizza, la bisnonna
che disse no all’altare, le vergate
della maestra sulle mani per fare i
“pesciolini” a tutte tranne alla
nipote reale, i matrimoni , la casbah
con i martelli che battono rame e
argento, le nuotate al porto, il
calesse, feste da ballo, aromi di
spezie e cuscus, Venera la balia, gli
amori degli ufficali, la lavandaia
araba, i maltesi, corse a cavallo, il
terremoto…
Ma quali colonizzatori, erano
commercianti di legname gli uni e
laterizi gli altri, qualcuno prima degli
anni ‘40 aveva esagerato, si narra di
uno zio che conservava un orecchio nel
portafoglio staccato ad un capo arabo,
il battesimo di mia madre con Graziani
come padrino, la capacità di mio nonno
cresciuto in una famiglia di atei che
nascose battesimo e comunione e poi
diventò l’interprete di Balbo…E mia
madre scrisse un libro per sè e per noi
di “memorie”, con gli occhi dell’
infanzia, il diario di una piccola
italiana fuggita per sempre da Tripoli,
dalla Libia: gli inglesi bombardavano,
divenne una piccola giovane profuga,
italiana.Il riscatto avvenne a Roma
quando la sua famiglia fascista, erano
in tre, ospitò in casa per un anno una
famiglia di quattro persone: erano
ebrei. Insieme alla musica che ha amato
quanto le figlie e il marito, per
fortuna riposa e non vede e non sente:
non ha avuto mai voce e dignità di
pubblicazione il racconto della sua
Tripoli. Si è affannata lei e loro e
tutti a farci capire quanto gli italiani
si sentivono rappresentati dal Duce,
attaccati a una radio a sentire il
Verbo, sentirsi parte dell’ Italia,
sentirsi dentro. Andò sotto il Balcone
mio nonno e disse a Tripoli di
ascoltarlo: urlò prima di tutti Viva
l’Italia! Fu la liberazione, un
tripudio di massa. Proseguì lei con
l’amica Renata a camminare giù verso
Roma, da Monteverde per andare al
Conservatorio di Santa Cecilia, con
timori non da poco…c’erano soldati e
truppe di “colore”…magari alle faccette
nere lei c’era un po’ più abituata. Era
rimasta sola a raccontare in famiglia
quell’incrocio spettacolare di arabo
spagnolo francese e siciliano, la
vitalità degli italiani, il riscatto
dalla vergogna dell’occupazione e il
postumo odio di Gheddafi: noi io non
capivo, non sapevo, non vedevo, non
avevo mai vissuto il disonore…E
digitando oggi il suo nome , tante volte
chissà…scopro che è rimasta traccia di
lei sulla rete, per aver partecipato
come oratrice ad un convegno, dal nome
emblematico: “Quasi tutto ancora da
vivere” e una presentazione di “una
gustosa divagazione fantastico-poetica
sui piaceri dell’ immaginazione o, se
volete su sussurri e grida della
fantasia” . Ho ascoltato per almeno
venti anni il Racconto, alternato a
quello asciutto e fatto di terra dai
nonni contadini toscani, profughi a Roma
per un portierato, comunisti. Tutti
questi intimismi li avevo già
chiamati Fascismo di ritorno. Mi
affanno, ci affanniamo a mostrare le
Odierne Vergogne, di una Tripoli che
spedisce e ci manda, di un’ Italia che
rimanda e spedisce il Razzismo , la
Mafia, il Fascismo, e continua a campare
con gli Affari internazionali. Dicono
che si comincia a superare un passato
fatto di sangue e stragi, di
intolleranze e odio, che stiamo
diventando sempre più buoni e
comprensivi, dicono e ancora dicono e
ci mostrano il sole dell’ Avvenire. Un
presente mai diventato così chiaro. Ce
la dicono e ce la mettono tutta per
farci capire quanto siamo comprensivi e
giusti, quanto sia doveroso punire chi
sia profugo, chi scappa. Ce la mettono
tutta e pubblicano tutto, quello che
possa farci scordare, cosa significa
essere umani e vivere in Terra come
tali. Quasi tutto ancora da vivere,
forse c’è una speranza per i sussurri e
le grida della fantasia.
Doriana Goracci 10 maggio 2009 |