Cara Informazione Locale, direttori e redazioni tutte, chi vi scrive non è  più da anni una pendolare ma lo sono stata. Non sono più una lavoratrice ma ho lavorato, retribuita regolarmente, per più di 30 anni in un Istituto Bancario, ho una casa grande e spaziosa , due figli e un buon rapporto ancora con chi li ho fatti, amici e un orto che mi offre verdure di stagione e frutta, una salute precaria ma in media soddisfacente. Non mi manca dunque niente, neanche l’Informazione, possiedo parecchi  libri accumulati nel tempo, oltre quelli che posso consultare in bibblioteca o che mi invia qualche temerario scrittore o piccolo editore e ho anche un pc.
Leggo e scrivo molto, una necessità divenuta in questi anni emergenza mentale, altrimenti andrei non solo fuor di porta ma anche di testa.
Apprendo così stasera da un giornale locale a cui sto anche scrivendo come a tutti voi, ViterboOggi, e che mi invia la sua newsletter, che Don Salvatore del Ciuco, con una lettera, non teme di dire che la venuta del Papa è stato un evento di portata storica a Viterbo: ne ha tutte le ragioni. E passando in rassegna quanto è stato fatto ed accaduto continua: “E’ stata una giornata faticosa per il Papa e per gli organizzatori. Ma insieme una giornata piena di gioia come quando si attende e s’incontra una persona cara“.
Si dà il caso che sotto la stessa notizia ne compare  un altra – Roma-Viterbo, treno fermo: ritardi e disagi per i pendolari Il guasto nel primo pomeriggio, la linea ripristinata in serata.
Ecco vedete, non è la prima volta che accade, accade tutti i giorni, sia che piove e la situazione peggiora, sia che c’è il sole e c’è qualche altro accidente. C’è un solo binario fino  ad un certo punto della tratta e uno di treno aspetta l’altro.
Portano tutti pazienza e rassegnazione, a volte, molto raramente, malcelato disappunto e rabbia.
Si è tentato di tutto, blocchi ed appelli, articoli e denunce, proteste e preghiere. Ma il rientro sfianca dopo una giornata faticosa, sempre meno di quella che ha affrontato il Papa e gli organizzatori del 6 settembre 2009.
E diventa gioia tornare, come arrivare al lavoro e sapere che non si è licenziati per i ripetuti ritardi. A volte tutto questo non accade e il datore di lavoro, qualunque esso sia e che si sia rimediato, è stanco  di scuse e giustificazioni, di preghiere e ritardi. Anche in famiglia e tra le proprie persone care,  sorgono malumori, non si possono prendere impegni, non si può rispettare un appuntamento, anche importante.
E’ accaduto anche a me che non sono una “sensitiva”  ma semplicemente una prudente utente dei servizi pubblici, non fornita di patente alla guida se non di un patentino e una macchina ciclomotore che mi sono permessa di acquistare con la mia liquidazione per i brevi spostamenti.
Ho mancato, sia pure con ampi periodi di tempo antecedente alla partenza, funerali e feste, convegni e appuntamenti.
Sono arrivata tardi o non sono arrivata affatto. Ad Agosto, avevamo un treno ogni due ore, le scuole chiudono ma non il resto, ci si muove e lo si vorrebbe fare con un minimo di garanzia. Ho spesso come tanti optato per il Cotral: come già esposto a consigliere e consiglieri, l’ultima vettura da Viterbo, verso Roma, parte alle 19,45.  Mi è passata la voglia e me la sono fatta passare,  di seguire le innumerevoli occasioni culturali che Viterbo e provincia ha offerto e offre, sono tagliata fuori ma questo è un problema personale. Diventa collettivo quando raccolgo lo sfinimento di centinaia di testimoni anonimi e silenziosi: non sanno più che fare.
Il tema è vecchio di decenni, che dico risale al 1800, quando si pensò che era di valenza nazionale lo so e lo sapete anche voi. La colpa e la responsabilità è di tutti e di nessuno, sicuramente lo sarebbe anche in parte mia se non scrivessi e non lasciassi nulla di intentato…almeno ho provato.
Volendo andare al mare nei periodi estivi e come molte con i figli e senza la macchinetta, avremmo Civitavecchia vicina: bisogna tornare a Roma per arrivarci,  vale lo stesso per Orte, in  nostra provincia. Risalgono al 1921 i primi due cantieri aperti per la Civitavecchia- Capranica e Orte -Ronciglione. Abbiamo l’onore di  essere citati su Wikipedia, l’enciclopedia libera. Volo per pudore, sulla possibilità di andare al lago di Vico.

Nell’ importante dettagliato e prezioso documento visitabile in internet “La ferrovia Civitavecchia Capranica  Orte http://digilander.libero.it/archeoind/cco/ apprendo che la ferrovia suindicata è servita da sfondo naturale e reale  in  molti film, tra questi Un giorno da leoni. Non vorrei passarne neanche uno di questa portata, basterebbe trascorrerne 365  l’anno da cittadini con pari diritti e doveri, come quello dell’obliterazione e di una serena e certa andata e ritorno.
Non abbiamo ancora un Aereoporto a Viterbo, per nostra fortuna, ma questa è una mia considerazione socioambientale, ma abbiamo un evento storico, un treno che cammina come una tartaruga ammalata e sporca,  in tempi di papamobile ed elicotteri, di navette e suv e comunicazioni veloci come il vento.
Fiore del cielo è andato a riposo, come è documentato da un fedele video di Viterbo Tv, vorremmo concludere anche noi una delle tante giornate da cittadine e cittadini, trasportati con cura, anche senza fiori ed omaggi:  paghiamo fedelmente anche noi il trasporto occasionale o da abbonati.

Abbiate pazienza, ce ne abbiamo avuta anche noi, io  molta  per tutta la vita  a “respirare la spiritualità del luogo e sentire aleggiare lo Spirito Santo” e che  “non è esagerato dirlo, di portata storica”  questo incivile modo di trattare le persone come merci avariate. Non mi aspetto che  il Santo Padre, come attesta del Ciuco, annuisca dicendo : “E’ vero, è vero…”, confido e forse sbaglio che mi crediate voi, l’Informazione locale, del Comune, della Provincia e della Regione.
Sarebbe una gioia grande anche per me, dire grazie, ad un segno contrario a questo passo, non cortese, dei Tecnologici Tempi…Dateci una mano, anche due, a far riemergere questa necessità primaria di un servizio pubblico certo ,  che  assolva i nostri impegni  di lavoro e studio, come  bere mangiare e dormire, senza escludere il tempo libero della conoscenza turistica e commerciale.
Considerate questa mia una raccomandata o almeno una lettera di posta prioritaria, come ormai lo sono tutte. Apritela per favore, la Porta e la lettera. Rimango in attesa con i piedi per terra.

Cordiali  saluti a tutta la Comunità laica e religiosa

Doriana Goracci
Capranica 15  settembre 2009