REGIONI E PROVINCE. CI VUOLE UNA RIVOLUZIONE
COPERNICANA PER RIFARE L' ITALIA.
Esiste una certa
"forma-mentis" secondo cui, quando si
manifesta un'dea forte ed innovativa, viene
subito valutato se, dall'eventuale proposta
ne potrebbe derivare qualcosa di vantaggioso
e se - ma questo è un discorso che investe
l'uomo politico di professione - dalla
realizzazione eventuale di questa idea ne
verrebbe compromessa la sua
specifica-personale rendita di posizione
politico-sociale. E quindi, secondo l'uomo
politico "piazzato", conviene lasciar stare
tutto come sta.
Fatta questa breve introduzione ad un
discorso complesso, ma estremamente serio,
vorrei spaziare su di un argomento per il
quale mi batto da sempre sulla stampa, oltre
che durante i vari convegni a cui partecipo,
spesso boicottato - non lo nego - da una
miriade di detrattori politici che, come
detto prima, preferiscono non intaccare le
loro nicchie di potere.
Una domanda è d'obbligo:
"Ci siamo mai chiesti perchè l'Italia sia un
paese burocratico per eccellenza ?" Io
sì, e più di una volta.
Ritengo infatti, e non ho dubbi su questo,
che la burocrazia strangolatrice italiana,
dipenda da una struttura amministrativa che
non consente di avere uno Stato snello come
tanti altri semplicemente perchè le Regioni,
alias staterelli nello stato, non servono ad
altro se non a burocratizzare la burocrazia.
E mi spiego con degli esempi, anche vissuti.
Dico subito, per chi non lo ricorda, che le
Regioni previste dalla Costituzione nel
lontano 1948, hanno assunto una fisionomia,
peraltro ancor oggi molto avulsa da un
minimo di concretezza istituzionale soltanto
negli anni 70, ossia oltre un ventennio più
tardi dalla stesura della suprema carta. La
motivazione, invero giustificabile allora,
non si scosta ancora oggi dagli stessi
motivi: si temeva allora che spezzettando
l'Italia in tanti staterelli autonomi, si
sarebbe potuti arrivare allo sfascio del
Paese, esattamente come constatiamo
dall'odierno panorama istituzionale,
litigiosamente diviso, che non mi pare sia
andato oltre a queste preoccupazioni..
Questo infatti era il pensiero che aleggiava
nella testa del nostri padri costituenti e
che - ahim - anche oggi ha molti punti di
contatto col vecchio pensiero costituente,
con la sola differenza, in quel periodo
post-bellico, si temeva che, non assegnando
alcuni privilegi, alcune regioni si
sarebbero staccate dal!'Italia.
Io ho un chiodo fisso da anni: penso che le
Regioni, così come concepite, non servano
altro se non a dividere ancora lo Stato in
tanti staterelli, ove ciascuno dice la sua,
confliggendo fra loro all'interno delle
stesse aree nelle quali sono ubicate.. A
Venezia, tanto per fare un esempio, c'è un
Presidente di destra che non va d'accordo
con il Sindaco di Sinistra, a Belluno, tanto
per fare un altro esempio, c'è un Presidente
della Provincia di sinistra che non va
d'accordo con il Sindaco di destra ecc. ecc;
insomma in tutto il Paese è pressappoco
così.
Mi direte che le Regioni non vanno abolite
in quanto hanno una funzione molto
importante come quella di emanare norme
legislative nei limiti dei principi
fondamentali stabiliti dalle leggi dello
Stato (art. 17 Cost.ne), ma cosa cambierebbe
se, al loro posto, ci fossero le province,
sicuramente molto più snelle e soprattutto
molto più vicine ai cittadini, ad operare
sulla base di una legge quadro dello Stato?
Esse infatti , oggi come oggi, costituiscono
uno squilibrio sociale, politico, economico
che, non si verificherebbe in presenza di
realtà più vicine ai cittadini, come le
province.
Ed allora, perchè non dare più peso alle
province, modificandole territorialmente, e
cioè allargandole sulla base di principi di
omogeneità geografico-sociale, eliminando
in toto le Regioni che costituiscono il vero
salasso finanziario del Paese ? E cioè dei
piccoli "doppioniâ" dello Stato Centrale ?
Così con una sola fava si prenderebbero due
piccioni in quanto verrebbe risolto anche il
problema delle regioni a statuto speciale,
vera vergogna nazionale! Provate ad
accertarvi quanto ci costa la Regione Veneto
e, per di più per motivi non sempre
giustificabili ! Provate a vedere certi
funzionari come lavorano nelle Regioni senza
che il Ministro Brunetta se ne accorga!
Mi chiedo, pertanto perchè, invece di
chiedere l'abolizione delle province, non si
fa il contrario, e cioè si lasciano le
province come sono demandando a queste
ultime il compito di accorpare i piccoli
comuni, realtà queste molto più vicine ai
cittadini? Ciò, determinerebbe sicuramente
un ingente risparmio di risorse, attualmente
sprecate, per mantenere in piedi carrozzoni
inutili come appunto le Regioni, sul conto
delle quali, a seguito di pregresse
personali esperienze di arcaica burocrazia
incontrata, nonchè a mancanza assoluta di un
minimo di snellezza amministrativa, avrei
anche qualche difficoltà ad esprimermi
positivamente.
Varrebbe poi anche la pena di spendere una
parola sulle autonomie. A mio avviso, è
assurdo chiedere l'autonomia o varie
specificità delle varie province. Ciò
significherebbe complicare ulteriormente
l'assetto dello Stato che deve fronteggiare
la vergogna delle Regioni a statuto
speciale. Vogliamo forse che ogni regione o
provincia siano diverse? No, cari signori.
Tutte le regioni devono essere ordinarie e
non a statuto speciale. Al massimo, si
prenda in considerazione di assegnare forme
compensative a quelle regioni o province che
sono svantaggiate. Lasciamo poi ad un vero
federalismo di sistemare le cose, anche se
ho forti dubbi su questo.
Ma dire queste cose costituisce pericolosa
fantascienza, soprattutto per coloro che non
vogliono vedere l'immobilismo di certi
funzionari regionali, preferendo colpire il
solito "poro can" che non sa come "sbarcar
el lunario"......
ARNALDO DE PORTI -
2 dicembre 2008 |