IL CAPITALE CHE SI RIBELLA AI POTENTI ?

15 Dicembre 2008 by adepo

LA MEDITAZIONE POETICO-TEOLOGICA DI MONS. MARIO GATTI.

Mi è molto piaciuta l’espressione di Mons. Mario Gatti di Negrar (Gazzettino 27/11, pag. 12) secondo cui la ricchezza si sarebbe ribellata ai potenti, come ha titolato anche il quotidiano. Il guaio è che questa espressione ha una valenza in buona parte di natura poetico-teologica in quanto non è che la ricchezza abbia voltato la faccia ai potenti (magari fosse così !), la verità è che i potenti di turno hanno irresponsabilmente ed egoisticamente, determinato un gap fra economia vera e finanza fasulla, circostanza che, se nel breve termine poteva anche convivere con la deregulation selvaggia di questi ultimi tempi (Berlusconi voleva imitare l’America con i risultati di cui ora ne facciamo le spese), alla fine ha provocato la rottura, a spese della collettività, di un anello di pseudo correlazione fra economia e finanza, tanto da staccarsi e rompersi. E così è stato in quanto la famosa corda si può tirare solo fino ad un certo punto. E vengo al dunque.
Innanzitutto, siatene certi, e lo dico in particolare anche a Mons.Gatti, che i potenti, in questa drammatica situazione, non hanno perso nulla: hanno solo intascato di meno dopo aver introitato in precedenza rendite parassitarie fuori misura grazie a speculazioni finanziarie del tutto avulse dall’economia reale. Insomma, va detto che, nelle speculazioni finanziarie, anche se ultimamente le borse hanno fatto soffrire il mondo intero, ai potenti è rimasto comunque molto nelle loro mani in quanto il processo di rialzi e ribassi è stato sicuramente plasmato fra varie aziende, magari appartenenti agli stessi gruppi. Ed ora chi pagherà, se non le fasce più deboli ?
Ora, il “bravo e creativo” Ministro Tremonti ha ideato la “social-card” per gli indigenti (andrebbe subito detto che, in questa fascia, oggi hanno preso posto anche quelle persone che prima appartenevano al ceto medio), iniziativa questa che, a mio modo di sentire, ha tutti i crismi di una sorta di carità-pelosa: sembra infatti che l’Italia, uno dei primi paesi industrializzati del mondo, sia ripiombata nel dopo-guerra, quando, anche la mia famiglia, era costretta a farsi assegnare qualche pagnotta di pane con la tessera annonaria. Per chi non ha vissuto questa esperienza, ecco la spiegazione. Appena finita la guerra, ma soprattutto prima, Mussolini aveva consegnato ad ogni famiglia, delle tessere, chiamate annonarie, dalle quali si staccavano dei bollini: ad ogni bollino corrispondeva una pagnotta, di farina nera (non bianca, doppio zero, come ai nostri tempi), per cui una famiglia composta da quattro persone aveva diritto a quattro bollini…e quindi quattro pagnotte.
Ora, con il Ministro Tremonti, alla faccia di ogni etica, con la “social-card” si è ripristinato in pratica uno strumento che pareva ormai morto e sepolto dalla fine della guerra.
Insomma, siamo ritornati agli anni 40, con la famosa legge 12.9.1940 XVIII sul razionamento dei consumi, con la sola differenza che allora le fabbriche dissestate dalla guerra non producevano, e quindi si doveva razionalizzare, mentre ora le fabbriche non producono più perché non c’è consumo per mancanza di denaro da spendere.
Ma la filosofia resta sempre quella.
Di certo è che se non si mettono in moto i consumi, e per fare questo bisogna detassare salari e pensioni a spese dello Stato affinché la gente comperi, non ci sarà soluzione. Altro che pensare ai Ponti sullo Stretto, TAV, Mose, Passanti vari, se prima non si da mangiare alla gente.
Perché a questo siamo arrivati, con questo governo ! E non è finita !

ARNALDO DE PORTI