GLI AMICI DEI MUSEI E DEI MONUMENTI FELTRINI HANNO EVITATO UNO SCEMPIO,
PER ORA SOLO AL 70 PER CENTO…MA…ANCORA
SI SPERA
La piccola
città di Feltre non è certamente
conosciuta come Firenze o Venezia, per
cui diventa spesso difficile, far
intervenire chi di dovere quando le si
fa del male, come nel caso che mi
appresto a raccontare, dopo un breve
antefatto.
Una premessa è d’obbligo. Va detto, per
chi non la conosce abbastanza, che
Feltre è una cittadina con un grande
patrimonio storico, spesso sconosciuto
- anche qui le sempre poche eccezioni
sono d’obbligo - soprattutto da coloro
che chi fin qui l’hanno amministrata.
Essa ha avuto a che fare con i Romani, i
Visigoti, gli Unni, gli Alani, i
Longobardi di Alboino che hanno lasciato
vistose tracce in cima al Colle delle
Capre. Da ultimo della Serenissima, di
cui va fatto un discorso a parte, che
farò alla fine.
La storia
Il
territorio feltrino comprende la parte
occidentale della valle del Piave che
con pendii si salda alle pendici delle
montagne (massima elevazione è la cima
dolomitica del Sass de Mura, m 2550) che
costituiscono una zona di contatto tra
l'area dolomitica e quella prealpina.
Gran parte del territorio
alpino, unitamente alla zona umida di
Celarda lungo la sponda destra del
Pieve, è costituito in riserve naturali
per l'alto valore floristico, biologico
e paesaggistico. La parte occidentale
dell'area,confinante con la Valsugana,
gravita attorno al bacino del torrente
Cismon tra gli altipiani di Lamon e di
Sovramonte. Fatta eccezione per i centri
principali posti a fondovalle (Feltre,
Santa Giustina, Fonzaso, Arsié, ecc.) o
sui terrazzi (Lamon, Sovramonte), gli
insediamenti minori sorgono lungo la
fascia pedemontana soleggiata. Centro
principale è la città di Feltre (325 m):
attorno all'insediamento storico più
antico aggrappato sulle pendici di un
colle, si sviluppano verso Nord i
quartieri moderni.
Dopo i più remoti insediamenti retici e
paleoveneti, Feltre diventò dominio di
Roma a partire dal Il sec. a. C. ed
assunse peso rilevante, economico e
militare, data la sua posizione di
confine. Di questo periodo restano
numerosissime tracce che hanno
profondamente modificato antichi
convincimento come quello, ad esempio,
secondo il quale l'insediamento urbano
dell'epoca romana sarebbe stato
circoscritto nella piana sotto il colle.
Più volte devastata e occupata dai
barbari (Visigoti, Unni, Alani, ecc.),
dopo l'ultimo saccheggio dei Longobardi
di Alboino la città sarebbe stata
trasferita sul colle dove poteva essere
fortificata e meglio difesa.
Dopo la dominazione dei Franchi divenne
terra dell'impero germanico che alla
fine del sec. X la consegnò al governo
di un'oligarchia di famiglie locali.
Successivamente, con il venir meno
dell'autorità imperiale, si andò
consolidando quella dei Vescovi-Conti
che acquisirono giurisdizione civile,
oltre che religiosa, su un vasto
territorio comprendente la Valsugana e
tutto il Primiero sin oltre passo Rolle.
Città ghibellina al tempo del
Barbarossa, fu divisa da aspre discordie
interne con la rivale Treviso. Alla
signoria di Ezzelino da Romano seguì
quella dei Caminesi e degli Scaligeri.
Il sec. XIV vide un assiduo avvicendarsi
di padroni, finché nella prima metà del
'400 Feltre legò stabilmente la propria
sorte a quella di Venezia. Per quattro
secoli (sino al 1796) la città fu
governata dai veneziani; visse con
splendore il rapporto di soggezione
fintantoché la città lagunare non
decadde. Feltre subì al tempo della lega
europea di Cambrai contro Venezia la
tragica e sanguinosa devastazione del
1510 operata dagli imperiali di
Massimiliano I. La città, investita
dalle soldataglie che infierirono sulla
popolazione distruggendo gran parte
degli edifici e bruciando un ingente
patrimonio d'arte e cultura seppe
rinascere rapidamente e con fasto di cui
ancora oggi sono testimonianza le
splendide architetture dipinte di via
Mezzaterra, Luzzo, Tezze, ecc. Dalla
costituzione di una ricca borghesia
mercantile (fabbricazione e vendita di
tessuti, commercio e lavorazione di
legname, pelli, allevamento, lavorazione
del ferro, armerie ecc.) derivò il
benessere economico che le principali
famiglie difesero caparbiamente da ogni
tentativo innovatone. Tale privilegio si
espresse anche attraverso la cultura che
nella città vide fiorire floridi esempi
in conventi, biblioteche dove lavoravano
dotti ed artisti talora chiamati da
fuori: G.B. Cima conobbe e collaborò con
l'intagliatore Vittore Scienza e per la
chiesa di Zermen dipinse un polittico
ora nel Museo Civico. Forse fu ancora lo
Scienza il tramite per l'arrivo in città
di Tullio Lombardo cui spetta il
monumento funebre a Matteo Bellati nel
presbiterio della Cattedrale (1 528),
una tra le ultime opere del grande
scultore, significativa per le chiare
geometrie di natura classicistica. Anche
il territorio fu coinvolto attraverso
emulazione e decoro che produssero nelle
campagne circostanti e sui colli vicini
ville e case padronali in competizione
con le più raffinate residenzeurbane.
Nel frattempo i solerti Rettori
veneziani esigevano i tributi e
controllavano i luoghi d'interesse
strategico che più di tutto stavano a
cuore alla Serenissima. La crisi di
Venezia coinvolse anche il Feltrino con
una netta diminuzione della popolazione
e la crisi delle attività economiche.
L'indebitamento raggiunse punte
altissime; ma nonostante tutto
l'aristocrazia continuò ad esercitare il
pro prio splendore nel fasto ozioso di
ville suggestive e scenografiche come
quella dei Pasbie a Pedavena. Nel 1797 i
francesi occuparono la città, depredando
chiese, edifici pubblici e privati; alle
ruberie si aggiunse lo scalpellamento
dei
Leoni
di S. Marco e delle iscrizioni ad
umiliazione della città ed in spregio
della Serenissima. Con la soppressione e
chiusura di ordini religiosi e conventi
fu segnata la sorte di importanti centri
culturali, storici e religiosi.
Scomparvero così i monasteri di S.
Chiara, di S. Maria del Prato e di S.
Spirito la cui ricchissima biblioteca fu
devastata e dispersa. A seguito del
trattato di Campoformio (1797) anche
Feltre diventò dominio austriaco. Dopo
le guerre del Risorgimento, che fu
sentito e praticato con calore, nel 1866
la città con plebiscito unanime si unì
al Regno d'Italia. Con la fine della
Repubblica di Venezia era iniziato il
ridimensionamento del ruolo di Feltre,
che già aveva subito un grave
smembramento della diocesi che perse, in
favore di Trento, Valsugana e Primiero.
L'800 fu anche un periodo di vasti
interventi urbanistici (vi si distinse,
fra tutti, il Segusini), di impegnativi
lavori pubblici per la viabilità, si
costruirono scuole ed acquedotti.
Durante la grande guerra, per essere a
ridosso del confine austriaco, il
Feltrino divenne base di operazioni
militari e fu invaso dopo Caporetto
1917, subendo gravissimi danni.
Nuovamente occupato dai tedeschi durante
la seconda guerra mondiale, il
territorio fu importante zona operativa
di formazioni partigiane. Negli anni
successivi Feltre si è qualificata
soprattutto come centro di proposte
culturali (si veda l'istituzione di una
Facoltà universitaria di Lingue Moderne
e di un Diploma in Informatica) ed è
tutt'ora alla ricerca di una propria
specifica identità anche sotto il
profilo economico e produttivo
nell'ambito della Provincia di Belluno,
tenuto conto anche della sua peculiare
posizione geografica, centrale fra le
province della pianura e dell'area
dolomitica.
Non è parlar male se ora dico che
Feltre, da allora, non è più cresciuta
se non in sviluppi di tipo
fisiologicamente automatico per non
soccombere. La penultima
amministrazione, quella durata fino
agli inizi del 2007, almeno a mio
avviso, voleva inferirle un colpo
mortale: sventrarla per installare
alcuni ascensori sotto il centro storico
con pericoli di ogni genere, ove
insistono palazzi settecenteschi di
inestimabile valore contro la volontà
quasi unanime dei suoi abitanti. A nulla
sono valsi i ricordi al Ministro dei
Beni Culturali, Francesco Rutelli, alla
Soprintendenza, al Prefetto, alle varie
Autorità ecc., ecc., per cui gli Amici
dei Musei e dei Monumenti Feltrini sono
stati costretti a “combattere” in
proprio allo scopo di evitarle uno
scempio, come si evince dalla lettera
che segue:
RACCOMANDATA R.R.
Al Signor Presidente
della Regione Veneto
Dorsoduro 3901
30124 VENEZIA
OGGETTO : ESPOSTO AVVERSO AL
PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI TRE
ASCENSORI PER L’ACCESSO PEDONALE
MECCANIZZATO ALLA CITTADELLA DI
FELTRE.
L ‘Amministrazione Comunale di
Feltre e’ stata più volte, e con
diverse modalità, informata
sulla necessità di soprassedere
dal progetto di installare tre
ascensori per la risalita
meccanizzata alla Cittadella,
sventrando in altrettanti siti
lo storico colle delle Capre
dove, come da molti è ben
risaputo, insistono case,
palazzi, e monumenti del centro
storico di Feltre, vero e
proprio gioiello del nostro
patrimonio storico, artistico e
culturale.
L’Associazione Amici dei Musei e
dei Monumenti Feltrini ritiene
che la Cittadella costituisca un
“unicum” urbanistico e una vera
e propria sintesi di arte,
storia e architettura che vada
valutata nel suo inestimabile e
insostituibile valore ed essendo
patrimonio di tutto il mondo
civile debba essere recuperata,
restaurata e valorizzata in modo
corretto attraverso interventi
di vera, sana e oculata
conservazione.
Il fascino di questo piccolo
centro storico è dato proprio
dal piacere di percorrerlo e di
conoscerlo di sorpresa in
sorpresa, per i suoi scorci, le
sue stradine, le sue scalette e
le sue coinvolgenti prospettive
che si aprono e si chiudono alla
vista di chi lo percorre, con
calma, a piedi.
Come è possibile quindi che
l’Amministrazione Comunale
insista nel proporre gli
ascensori che perforano con
grossolana violenza il Colle per
superare un dislivello risibile
e imporre un approccio
distorcente al centro storico?
Nessuno storico dell’arte,
nessun esperto di impatto
ambientale, nessun geologo
serio, nessun urbanista
assennato, presi tra gli esperti
al massimo livello, ha
suffragato tale scelta né potrà
mai farlo.
E se la stragrande maggioranza
della Comunità Feltrina non
capisce l’indispensabilità di
tali ascensori e non vuole lo
scempio e la distruzione della
città attraverso opere che non
serviranno a nessuno (forse solo
al sindaco e ai dipendenti
comunali per recarsi in ufficio)
e finiranno in breve tempo in
uno stato di desolato abbandono
come la galleria Romita, c’è da
chiedersi se gli Amministratori
abbiano attentamente valutato
quali gravissime conseguenze
modificative dell’equilibrio
ambientale complessivo il loro
progetto ascensori andrà a
causare.
Sappiamo che si danneggia un
centro storico non solo quando
si perde la memoria di un sito
perchè si lascia degradare un
palazzo o una chiesa, ma anche
quando lo si vuol far convivere
con soluzioni moderne o pseudo
moderniste che ne alterano le
caratteristiche più intime e
arrivano a modificare perfino le
usanze della popolazione che vi
vive.
L’Associazione Amici dei Musei e
dei Monumenti Feltrini si chiede
quindi perché la Cittadella di
Feltre debba modificare il suo
volto e la sua anima a causa di
un progetto che prevede dei
superatissimi ascensori, di per
sé poco adatti all’utilizzo
urbano, ma anche di difficile
utilizzo da parte di molte
persone, di maggior costo
d’impianto e di più dispendiosa
manutenzione, rispetto ad altre
soluzioni, oltre che di
grossolano impatto nei confronti
della fragile consistenza del
Colle e della sua struttura
edilizia e monumentale.
Sono già state raccolte
centinaia e centinaia di firme
contro tale progetto, ma
L’Amministrazione Comunale
continua a fare orecchie da
mercante, glissando persino la
richiesta di referendum fra la
popolazione che non è mai stata
correttamente ed esaurientemente
informata, oltre a millantare
una non verificata conformità
urbanistica e un generico
assenso delle Soprintendenze,
considerato il fatto che i
progetti nel loro excursus sono
stati modificati più volte.
Essendo la zona dichiarata zona
sismica, esiste poi il pericolo
oggettivo che lavori della
specie, sotterranei per decine e
decine di metri per superare
vari dislivelli e per di più in
presenza d’acqua in pressione
(in tutto il Colle, a suo tempo
presidio militare protetto dalle
mura, c’erano pozzi alimentati
da falde acquifere in ogni
palazzo ) determinino a lungo
andare pregiudizio alla
stabilità del Colle e quindi
alla stabilità e alla statica
degli edifici storici.
E ciò, al di là dell’assurdità
dell’opera, che va contro ogni
umana ragionevolezza quanto a
ideazione e progettazione.
Pur eccependo che i tecnici – di
parte – garantiscano la
sicurezza dell’intervento,
tuttavia, già altre volte,
abbiamo constatato la non
attendibilità di certe
previsioni : anche i tecnici del
Vajont dissero che la diga
avrebbe tenuto, senza alcun
graffio, ma la montagna reagì.
La nota giornalista Tina Merlin
aveva segnalato in anticipo la
cosa, ma non fu ascoltata e la
tragedia ebbe regolarmente
luogo.
Per tali ragioni l’Associazione
Amici dei Musei e dei Monumenti
Feltrini ribadisce la sua totale
contrarietà all’approvazione di
qualsiasi progetto di accesso
meccanizzato che intacchi così
pesantemente il Colle su cui si
erge la città di Feltre e in
particolare di qualsiasi
soluzione che possa
compromettere il rispettoso
mantenimento delle condizioni
storiche e ambientali formatesi
nel tempo con il paziente lavoro
della Comunità Feltrina.
E non si venga a eccepire che si
deve andare avanti con questo
dissennato progetto “ anche per
non perdere i finanziamenti
dell’Unione Europea”, in quanto
dall’esame del difficile
excursus del progetto che è nato
male e sta finendo peggio,
emerge chiaramente che la
Regione – e forse sarebbe la
prima volta – viene coinvolta in
maniera a dir poco “truffaldina”
per le modalità seguite nella
concessione del finanziamento
UE.
L’Amministrazione Comunale di
Feltre ha strumentalizzato la
giustificazione “turismo” grazie
anche al fatto che questa voce
si presta ad una vasta
genericità di interpretazioni,
ma noi riteniamo che la Regione
Veneto abbia il dovere di
verificare : in primis, non
saranno gli ascensori a favorire
il turismo di Feltre, giacchè,
pur essendo la Cittadella a
vocazione turistica, mai e poi
mai i turisti utilizzeranno
degli ascensori incubati sotto
terra, ma vorranno vedere e
capire, salendo e discendendo il
Colle, camminando a piedi, visto
che il dislivello massimo è poi
di soli diciannove metri. In
ogni caso priorità assoluta
dovrebbero avere i restauri e le
valorizzazioni di alcuni
importanti edifici storici
che,una volta recuperati,
potrebbero ospitare istituzioni
e fondazioni di tipo culturale
in grado di avviare e gestire
attività a forte richiamo
turistico e culturale.
Ritornare sui propri passi oggi
significa riconoscere il valore
della democrazia, prendere atto
di una volontà popolare che
altrimenti verrebbe mortificata
e offesa ma anche ingiustamente
penalizzata per le pesanti
ricadute economiche sul bilancio
della città.
L’Associazione Amici dei Musei e
dei Monumenti Feltrini chiede
pertanto a Lei , Signor
Presidente della Regione Veneto,
di prendere atto che il progetto
che viene presentato
dall’Amministrazione Comunale
Feltrina non è più proponibile,
è un progetto nato male, che si
sta trasformando, oltre che in
una tragedia per la città, anche
in un’opera che non ha né capo
né coda, completamente avulsa
dal piano del centro storico e
da un qualsivoglia piano della
mobilità, impregnato da una
miscellanea di componenti che
vanno dalle ripicche politiche,
agli interessi personali,
dall’incompetenza all’arroganza
nei confronti della popolazione.
Con osservanza, porgiamo i
nostri più distinti saluti.
ASSOCIAZIONE AMICI DEI MUSEI E
DEI MONUMENTI FELTRINI
FELTRE lì, 4 dicembre 2006 |
Alla fine
è stato portato a casa un buon risultato
da parte degli Amici dei Musei. Come ?
Facendo nascere ed alimentare, per circa
un anno, un grande movimento di
opinione contro gli ascensori che, alla
fine, ha finito per bocciare e mandare a
casa la precedente amministrazione a
favore di una nuova che, d’accordo con
il nostro pensiero, ha più che dimezzato
il mostruoso progetto, progetto che
sarebbe stato respinto del tutto ove non
ci fosse stata la necessità di non
restituire i finanziamenti europei a suo
tempo ottenuti.
Ora infatti, anziché due di ascensori,
se ne farà uno solo, quello meno
devastante per la cittadella che avrà
quanto meno il vantaggio, con i soldi
rimasti, di far utilizzare i
finanziamenti per dare un assetto
migliore alla Cittadella storica, mentre
l’ascensore che si farà (posto che si
faccia…), almeno a mio avviso, sarà
un...monumento alle cose mal fatte. Se è
vero, come in effetti sarà, che esso non
servirà a nessuno, se non al Sindaco ed
agli impiegati del Comune di Feltre.
Non sarà una vittoria al cento per
cento, ma sicuramente una vittoria al 70
%., di cui andiamo fieri ed orgogliosi.
Arnaldo De Porti
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