Oggi parleremo di un argomento piuttosto
"spinoso": la Cassa Sanitaria per il personale del Gruppo Intesa
(le notizie sottoindicate pervengono da fonti sindacali). Nel frattempo Intesa Sanpaolo ha nuovamente presentato alle Fonti Istitutive un ulteriore progetto per l'istituzione di una cassa unica di gruppo che prevede un Consiglio Direttivo composto da 13 membri (sei nominati dai dipendenti, sei dalla banca ed uno dai pensionati) e che - soprattutto - è ancora basata su contabilità separate tra i dipendenti in servizio ed il quiescenza con una non ben definita solidarietà tra i due comparti (ipotesi già respinta tre anni fa). Da notare che il principio di solidarietà vigente in tutte le nazioni civilizzate è così riassumibile: i lavoratori attivi, più giovani e meno soggetti a richieste di prestazioni sanitarie pagano anche per i lavoratori in quiescenza, ben felici di far ciò in quanto potranno usufruire di analogo aiuto all'atto del loro pensionamento (di questo i Sindacati dovrebbero essere ben consci). Non riteniamo quindi condivisibile alcuna forma di gestione che violi questo principio fondamentale e ci meravigliamo che un Istituto di Credito che si definisce "etico" possa solo pensarci. Entro fine corrente mese è prevista la ripresa della contrattazione fra la Banca e le Fonti Istitutive su questo argomento: ci auguriamo un buon fine, ovviamente nel senso da noi auspicato. Con l'occasione informiamo i nostri lettori di estrazione Intesa che entro il 30 giugno 2010 saranno chiamati ad approvare il rendiconto finanziario: da parte nostra, tenuto conto che il Consiglio Direttivo (come noto privo da tempo dei Consiglieri di estrazione della Banca) ha operato con raziocinio e professionalità e della chiarezza e trasparenza delle voci patrimoniali ed economiche, non vediamo assolutamente nulla che osti ad esprimere un parere favorevole, anzi ci sentiamo di caldeggiarne l'approvazione.
Il Decreto Sacconi Secondo la nuova norma i Fondi sanitari
integrativi del Servizio sanitario nazionale, gli Enti, le Casse e
le Società di mutuo soccorso aventi esclusivamente fine
assistenziale, hanno l’obbligo di destinare una quota non inferiore
al 20% dell’ammontare complessivo delle risorse destinate alla
copertura di tutte le prestazioni garantite ai propri assistiti, per
l’erogazione di prestazioni di assistenza odontoiatrica, di
assistenza socio-sanitaria rivolta ai soggetti non autosufficienti e
di prestazioni finalizzate al recupero della salute di soggetti A quanto ci risulta, il Consiglio
Direttivo dovrebbe aver già presso gli opportuni provvedimenti nel
caso in cui il c.d. Decreto Sacconi entri in vigore.
Piazza Scala - maggio 2010
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