Roberto Cardone è nato a Udine nel 1938.
Il mare ha sempre avuto grande importanza nella storia della sua
famiglia ed ha determinato il suo profondo attaccamento al mare di
Grado città natale della madre. L'amore per il disegno e la pittura
si manifesta sin dall'adolescenza con la frequentazione dello studio
di un vecchio pittore.
Ex dipendente della Banca Commerciale Italiana, ora vive e lavora a
Pagnacco.
Artista di prim'ordine, Roberto è conosciuto a livello nazionale ed
internazionale
Per farvi conoscere meglio il collega ed amico Roberto, vi
presentiamo un articolo/intervista comparso sul numero di novembre
della rivista Diners Club Magazine.
E Mail :
roberto.cardone@gmail.com
Sito internet :
www.robertocardone.com
Piazza Scala - novembre 2009
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Chiamo al telefono il Maestro Cardone, è al mare, una giornata
uggiosa, e subito si appresta a dire quanto sia magnifica.
L’animo melanconico, quella leggera venatura di tristezza che
pervade il carattere, rendendolo
profondo ed orientato all'introspezione, viene immediatamente fuori
come nota di fondo.
Un uomo capace di emozionarsi fino alle lacrime di fronte ad un
tramonto o ascoltando una musica. Ma la forte fiducia nella vita e
una visione positiva, supportata dalla presenza costante e vitale
della moglie Viviana, rendono il Maestro un entusiasta della vita.
Uomo di memoria, abile nel sussurrare con la sua pittura i ricordi
di un’isola come è rimasta nel suo immaginario, Grado; che usa le
tele solo in particolari condizioni d’animo, come necessità
interiore, per aprire la mente o rasserenare l’animo; sempre e
soltanto per sé, lontano dalle logiche di mercato o di
convenienze. Così come le sue poesie, raccontano i sentimenti,
mettono a nudo l’anima “Sommerso da queste emozioni diverse, forte e
deciso d’un tratto avverto il presente, il cuore s’allarga e inspiro
felice la vita”.
Gli studi in economia lo hanno portato naturalmente verso la
finanza, ma la sua vera natura erano le arti, arrivando a dipingere
di notte.
Come è cominciata l’avventura delle Mostre?
Schivo per natura, sono stato sempre restio a mostrare i miei
lavori, perché voleva dire svelare, scoprire una parte intima.
L’insistenza di una amica a portare un’opera ad una collettiva a
Londra nel 1983, il successo, poi come una spirale, una dietro
l’altra le varie mostre.
Quale è stata la mostra che lo ha fatto sentire un vero“artista”?
Nel 2005 mi ha impressionato vedere una fila di gente che
attendeva, pazientemente, per entrare, in una giornata glaciale a
NYC e mi ha intimidito la mostra a Venezia nel 2006, dove ho esposto
dopo il Tiepolo, con un vernissage con 500 persone solo per me. Non
ero più un dilettante della pittura!
In ogni Mostra lascia a disposizione degli ospiti un libro dove
poter scrivere riflessioni, quale è stato il complimento più
emozionante?
Che con un quadro sono riuscito a trasmettere un messaggio di
serenità. Mentre con una poesia una coppia si è ravvicinata.
Come nasce un quadro?
I lavori partono sempre stendendo il cielo-mare, un bianco
grigio senza confine, che offre lo spunto ad
andare
oltre l’orizzonte, in una sorta di stazione metafisica. Colori lievi
in contrasto con il blu intenso e l’arancione delle cerate dei
pescatori, i cui tratti del viso sono appena accennati perché
rappresentano l’umanità nella sua interezza, nelle posture
tradizionali, in una paziente attesa, che non è mai afflizione, ma è
più meditazione, lentezza, silenzio, armonia e rispetto della
natura. In ogni quadro è presente come un punto fermo, la bricola,
una struttura in legno che indica il canale, che diventa il punto di
arrivo, di attracco, una firma. La mia pittura diventa riconoscibile
per i colori, per la tecnica d’esecuzione che li rende delicati come
un affresco.
Che rapporto ha con la Carta Diners?
Ho sempre utilizzato la Carta in via preferenziale dagli anni
’70.
Sorriso beffardo di chi ha attraversato la vita, con le sue
tempeste, usando sapientemente e con meditazione i colori della
tavolozza: il blu per la perdita, l’arancio per la gioia di vivere,
il bianco per il silenzio.
Tra Sièlo e Mar
Scivola lenta la barca
al ritmo costante
dell’umido remo.
Tende la prua lo sguardo ceruleo
al chiaro orizzonte infinito
che a poco a poco s’abbruna.
E scendono adagio le ombre.
Argentea risale la rete
a s’agita viva,
ondeggiando sul legno bagnato.
Del forte profumo salato
s’impregna il vento serale.
Quieto ed antico uno sguardo
s’appoggia alle tremule luci lontane.
Disegna un leggero sorriso
tra il cielo infinito e il mare.