PRESENTAZIONE DI ARNALDO DE PORTI    

 

Gastone Pisoni, collega ma soprattutto personaggio di valore che annovero fra le persone più sensibili che io conosca, mi ha mandato uno stralcio (anteprima?) di un libro che sta scrivendo. Non so se pecco di  indelicatezza pubblicando questo stralcio, di certo però è che, ad un giornalista come attualmente lo è il sottoscritto,, non pubblicare una chicca della specie, sarebbe come invitare a pranzo uno che ha fame e proibirgli di mangiare…

Ergo lo faccio, poi sarà ciò che sarà…
Arnaldo De Porti - 25 marzo 2012

 

 

LA BIANCA

 

Era l'estate del quaranta tre, terzo anno di una guerra che andava male. Per la prima volta Gidio aveva avuto dal padre un incarico di responsabilità. A diciannove anni compiuti ma, vivente il capofamiglia, aveva dovuto sempre sgobbare senza chiedere conto dei perchè e dei come venivano risolti i problemi familiari e di lavoro che quotidianamente venivano affrontati e risolti dal genitore. Questa volta però era venuto il suo turno.
Senza tanti preamboli suo padre gli aveva detto « C 'è da portare al Cavallino la " bianca " per consegnarla all' "ammasso ": In famiglia, via quelli alle guerre, siamo rimasti solo in quattro. Tre è il numero minimo indispensabile per portare stanotte le pesche al mercato di Rialto e sarà dura vogare la battella in così pochi e con la corrente contraria. A questo saremo occupati tuo zio, tuo cugino ed io. A consegnare la vacca dovrai andare per forza tu. Fa conto che da Punta Sabbioni al Cavallino, con la vacca, ci vogliono tre ore e mezzo e che le consegne vanno fatte entro le nove di mattina. Devi partire almeno alle cinque e sarà bene che ti porti anche la bicicletta per tornare alla svelta ».
« Va bene » annuì Gidio che però, allontanandosi, sentì tutto il peso ed il timore di eseguire un incarico importante lontano dagli occhi e dall'eventuale soccorso del padre. Andò in stalla per verificare che la cavezza che avrebbe dovuto utilizzare fosse a portata di mano e per spostare la vacca in prima fila, da dove prelevarla agevolmente il mattino successivo quando la luce del giorno avrebbe cominciato appena a venire in qua.
Aveva agito meccanicamente, concentrato su quello che stava facendo e non sull'oggetto della sua attività, cioè la " bianca ". Poi, all'improvviso, si rese conto di cosa significava perderla. Quella vacca era speciale. Salutava muggendo brevemente o agitandosi appena sentiva avvicinarsi il passo suo o di suo padre. Era l'unica che, quando veniva aggiogata al carro in coppia, andava da sola a prendere il suo posto a sinistra del carro. Quando era " da latte " , tutte le vicine che venivano ad acquistarlo, un litro, mezzo o anche un solo mestolo, chiedevano quello della " bianca ", ritenuto migliore e di buon augurio per i bambini. Gidio, spesso e specie d ' inverno, si appoggiava dopo averla munta al suo collo, tanto grande da non riuscire a girarlo e si riscaldava un po'. La " bianca " non puzzava.
Era rimasto in piedi Gidio, fuori della stalla, con le mani dietro la schiena e la testa bassa. Poi con passo deciso si era avviato verso casa per cercare di convincere suo padre a consegnare un'altra vacca al posto della " bianca ". Era la prima volta che discuteva una decisione paterna ma non ebbe alcun timore di esporre gli argomenti che motivavano la sua richiesta. Stranamente il genitore lo lasciò parlare senza interromperlo e quando ebbe finito gli rispose lentamente pesando le parole. Lui, che usava abitualmente alzare il tono della voce mentre parlava,quasi sostenesse un peso da scaricare alla fine. Espose i motivi che non consentivano una decisione diversa, parlando lentamente, a voce bassa , disegnando col piede cerchi su cerchi per terra.
La famiglia possedeva sette vacche " bianca " compresa. Le altre sei erano gravide e quindi non conferibili all' " ammasso " Chi cercava, con sotterfugi di evitare l'obbligo della consegna rischiava sanzioni tremende.

E Gidio andò. Con la destra tenendo alla cavezza la " bianca ", con la sinistra spingendo la bicicletta, imbiancato dalla polvere della strada sterrata lungo il canale Pordelio. Erano quasi le nove quando raggiunse il piazzale dei conferimenti e relativo macello. La " bianca " gli fu letteralmente trascinata via dalle mani fra improperi per l'ora tarda, scommesse sul peso e richieste di dati per la compilazione della ricevuta. Gidio evitò di guardarla mentre un'angoscia crescente gli stringeva lo stomaco.
Mentre usciva a ritorno, al cancello, un muggito inconfondibile lo fece sostare. La " bianca " era legata all'ingresso del macello con il muso rivolto verso di lui e , avvedutasi che anche Gidio si era voltato prese a muggire con versi brevi e continui, rotti da un ansare disperato. Gidio diede di volta e, montato in bicicletta fuggì letteralmente. E gli veniva da piangere.

Il narratore ha finito e attende un mio commento. So cosa dirgli. Spiego che lui aveva provato la malinconia del distacco. Sensazione dello scorrere del tempo e non sentimento umano di pietà. Gli dico che il poeta sentiva il distacco anche dalla donna sconosciuta che lo salutava festosa dalla corsa del treno. Non sentimento quindi.
Gidio mi guarda dall' " alto " dei suoi occhi di quasi novantenne. La sua voce è un po' tremula ma velata di sarcasmo. « Lui ha studiato e ha capito rutto. Pensare che io credevo che la "bianca " piangesse perchè si sentiva tradita a morte ! ».

Si allontana strascicando i piedi Gidio. E io sono convinto di aver perso buona parte della sua stima.

 

Gastone Pisoni

 

 

 

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