A PRIMAVERA FIORISCE L’ALBERO DEL DIVIDENDO (Coste – 27.3.2005)

 Per undici mesi di fila ci è stato ripetuto che sussistono motivi di grandi preoccupazioni per l’economia interna e globale: il dollaro si è deprezzato oltre il 30% ; il barile del greggio vola verso i 60 dollari; il PIL nazionale cresce poco più dell’1%; l’inflazione reale è quasi doppia. Allora, a parte i primi tepori, che motivo ci sarebbe per gioire in questa incipiente primavera? Invece, almeno un motivo c’è, ed è tra quelli che destano stupore. Nella privilegiata prateria delle Banche, comincia a fiorire l’albero dei dividendi. Apri i giornali, e ti accorgi che è iniziata una rincorsa a chi anticipa i dati finali del 2004, dichiarando utili strepitosi, con incrementi percentuali a due cifre rispetto all’anno precedente. Lo ha fatto Banca Intesa, l’hanno seguita subito Montepaschi e Unicredit. Lo faranno, entro qualche settimana, tutti gli altri competitors. Ovviamente, non può che far piacere sapere che, in tempi di Resurrezione, il sistema creditizio scoppia di salute, anche se il contesto macroeconomico non è incoraggiante. E’ che i grandi banchieri  vivono in un limbo, nel quale ciò che accade all’esterno arriva assopito, metabolizzato. Gli imprenditori versano lacrime sulla perdita di competitività del nostro Paese? La gente comune soffre la sindrome della “quarta settimana”? Appena una settimana fa i signori della Lega si accapigliavano per istituire dazi difensivi, per proteggerci dal pericolo giallo? I centri del potere creditizio non si fanno distrarre da questi miseri problemi. Le casseforti sembrano trasudare ricchezza, “a prescindere”, avrebbe detto Totò. Ma a chi mai avranno prestato i soldi, questi Istituti, visto che i debitori insistono col dire che le cose non stanno andando bene? Non avranno finanziato Fiat, Parmalat, Telecom ed altre contropartite del genere? Le tracce di questi prestiti, che li hanno resi soci coatti dei maggiori clienti, sono ancora  abbastanza pallide all’interno dei bilanci. La motivazione degli annunci è perciò quella di avere un effetto vetrina sugli opinionisti, sui grandi investitori ed sui Fondi, interlocutori di bocca buona, quando si tratta di passare alla cassa per riscuotere. Si tratta di distribuire un generoso dividendo agli azionisti di riferimento. Non è questa la sede per svolgere un’approfondita analisi tecnica. A livello macro, diciamo solo che per gli impieghi  il 2004 è stato un anno di assestamento, e la moderata crescita (attorno al 6%) non è certo servita a compensare il prolungato ribasso dei tassi.  Avranno fatto il pieno con la Borsa? Non è probabile, essendo questa palestra ancora disertata dal piccolo risparmiatore, intento a leccarsi vecchie ferite. Il fronte delle provvigioni, non sarà stato così copioso come si vorrebbe far credere. Vuoi vedere che i bilanci li hanno scritti facendo leva sulla ennesima tosatura dei clienti, grazie all’addebito delle più improbabili voci (le spese di tenuta conto sono aumentate, in 12 mesi, dell’8%)?  Non si dubita poi che avranno limitato gli esborsi per i dipendenti, molti dei quali sono stati mandati prematuramente a casa, con gli esodi anticipati. Avranno venduto infine i gioielli della corona, per realizzare plusvalenze e fare un figurone a maggio prossimo, quando si celebreranno le messe cantate delle assemblee.  In attesa di leggere con attenzione le relazioni, riflettiamo con rammarico sul fatto che la rivoluzione informatica avrebbe dovuto comportare benefici diffusi a tutta l’utenza, creando le premesse perché i preannunciati risparmi di costi si potessero trasformare in migliore qualità dei servizi, maggiore remunerazione dei depositi e chiarezza nei rapporti. Vengono pubblicizzati conti  “all inclusive”, poi ci accorgiamo che ci fanno pagare anche l’aria che respiriamo. Si sono azzerati i tassi creditori, andare in rosso è diventato sempre più caro. Così si distribuiscono i pingui dividendi agli azionisti. Non s’è perso  il vecchio vizio, di promettere trasparenza da un lato, e di lucrare sottobanco dall’altro. Se è vero che la Banche hanno guadagnato così tanto nell’ultimo esercizio, vuol dire che le vacche grasse se le sono mantenute ben chiuse, all’interno delle loro stalle. Ebbene, che facciano un fioretto pasquale e le tirino fuori, per farcene mangiare un pezzetto pure a noi.

Vincenzino Barone