Prima
parte
La chiave di volta è stata il corso.
All'inizio dell'anno sono andato a un
corso di tecniche di vendita e quando ho
finito, dopo due giorni, ho deciso che
era troppo. Dovevo fare qualcosa. Ecco.
Il corso lo fai in sede centrale, in
centro appunto, in un palazzo dì dieci
piani dai vetri a specchio. Già, i
vetri, che se il corso lo fai in estate,
siccome non ci sono le tende, quando il
sole batte troppo, tipo verso le due del
pomeriggio, nell'aula, dove stai seduto
a cercare di non addormentarti, vieni
svegliato di soprassalto da un clangore
metallico, seguito da un cigolio
sinistro, guardi fuori e vedi che si
stanno abbassando delle grate oscuranti.
Poi niente, continui a sonnecchiare.
Oppure cerchi di seguire. Il corso che
ho ratto a inizio anno ho cercato di
seguirlo, ed è stato peggio. Il primo
giorno tanto quanto è scivolato via
senza fare danni: un tizio stempiato con
occhiali di tartaruga chiari e l'aria
spigliata di chi guadagna un sacco di
soldi ci ha spiegato che il cliente non
lo devi prendere di punta, che non devi
incrociare le braccia mentre gli parli,
che devi rare attenzione a dove guarda
mentre ri parla: se guarda in su vuol
dire che mente, se guarda in giù vuol
dire che sta riflettendo, se guarda di
lato vuol dire che magari è passata una
collega con la minigonna, ah, ah, ah. e tutti
ridevamo. Poi abbiamo anche fatto una
una simulazione con la videocamera, in
modo da rivedere i nostri atteggiamenti:
mi sono offerto volontario per la parie
del cliente rompiballe, in modo da non
essere sorteggiato per lare la parte del
venditore ed essere di conseguenza
licenziato. Comunque anche come cliente
non ero un granché, troppo molle, mi ha
detto, magari i nostri clienti fossero
così. Va bene. Poi ha fatto la metafora
della palla: "Il cliente ti tira una
pallonata in faccia, perché e incazzato
nero, scusate il francesismo, ah. ah. ah
- e tutti ridevano, ma stavolta io no -
e voi cosa fate?"
Siccome nessuno rispondeva ha scosso la
testa e ha proseguito.
"Voi reagite male, lo so, rispondete con
astio, o con sufficienza, lo so, e mi
perdete il cliente! Se il cliente vi
tira un pallone da calcio in faccia...
voi vi dovete passare una mano sulla
bocca, poi vi chinate e gli restituite
una pallina da tennis. Avete capito?"
E tutti annuivano e sorridevano. Chissà
quanto guadagna al mese per fare le
metafore.
Quando vado in sede
centrale spero sempre di trovarmi in
aula con dei perfetti sconosciuti oppure
con uno dei pochi colleghi che conosco
bene. Trovare persone che conosci di
vista ti obbliga a fare conversazione di
circostanza, e non mi garba. A quel
corso non conoscevo nessuno, alè, così
sono andato a pranzo da solo, in una
trattoria frequentata da operai e
commesse: mentre aspettavo Ì tortiglioni
al ragù leggevo Elsa Morante. La padrona
del locale, una bionda sui quaranta,
carina ma con un principio di caduta del
mento, serviva ai tavoli con la
camicetta sbottonata. Meglio che niente.
Al rientro, prima di tornare in aula, e
di dormire il
resto
del pomeriggio, mi
sono soffermato a leggere alcune
edificanti citazioni a beneficia del
bancario medio, stampate in colori
vivaci
su
una decina di fogli
consegnatici quella mattina: da Lao Tse
a Freud, da Umberto Eco a Gandhi, e poi
Smith e Keynes, Kennedy e M.L. King,
papa Giovanni XXIII e Madre Teresa di
Calcutta. Gibran e Manzoni. Schopenauer
e Nietzsche e altri ancora: un'allegra
combriccola di consulenti. Tutte le
citazioni in qualche modo tendono ad
esaltare ad un tempo lo spirito di
gruppo, l'importanza della propria
formazione personale, lo spirito di
iniziativa individuale, la capacità di
sacrificio, l'importanza di stare bene
con se stessi, il rispetto per chi
collabora con noi c via dicendo. Peccato
the non credo che
Lao
Tse
abbia mai pensato alle dinamiche
aziendali, e nemmeno che papa Giovanni
tenesse in gran
conto
l'importanza delle
vendite di fondi di investimento nel
parlare di altruismo e tenacia.
Comunque.
Comunque il secondo giorno di corso mi
ha fatto rimpiangere il primo, già solo
per come e incominciato: eravamo tutti
in aula ad attendere l'arrivo del
docente quando ha fatto il suo ingresso
una bella signora, alta, distinta, molto
truccata ma :on garbo, vestita di nero e
con una elaborata acconciatura corvina.
"È sempre cosi! Ho messo su questo
tavolo tre copie del 'Sole 24 ore' ieri
mattina e sono ancora come le ho
lasciate! Dovreste vergognarvi, come
sperate di crescere professionalmente,
di avere una carriera, se non vi
interessate di queste cose! Ma poi dico,
almeno per cultura personale... a meno
che voi non compriate solo BOT... Il
'Sole' deve essere la vostra bibbia, il
benchmark della vostra formazione,
dovete implementare il vostro
background!". Dopo queste piacevoli
considerazioni è uscita. Ora, a parte il
fatto che detesto chi parla per punti
esclamativi, quando ha parlato di
carriera mi sono girato verso il mio
vicino che avrà almeno cinquantacinque
anni di cui trenta passati a fare il
cassiere e mi è venuto da ridere. Poi se
mi permette, signora Poti (si chiama
cosi, mi hanno detto, ed è il capo
dell'ufficio personale), la mia cultura
personale la curo in altra maniera, che
se poi fare carriera vuol dire mettersi
a dire bibbia e benchmark e implementare
e background nella stessa frase, non so.
Io l'uso di parole come implementare lo
inserirei tra i reati da codice penale.
Mi ha colpito poi la smorfia, il rictus
facciale che le ha deformato il volto,
della signora, quando ha detto la
parola 'BOT': non l'ha pronunciata, l'ha
vomitata, con disgusto, rabbia e
disprezzo. Deve fare una gran fatica. Di
passaggio, comunque, io il giornale di
Confindustria l'avevo letto, non lo
compro mai, ma siccome era lì l'avevo
letto.
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