1° NON ENTRARE IN BANCA
Primo capitolo: la sottile metafora della supposta (di Antonio Gorba)
 

Prima parte

La chiave di volta è stata il corso. All'inizio dell'anno sono andato a un corso di tecniche di vendita e quando ho finito, dopo due giorni, ho deciso che era troppo. Dovevo fare qualcosa. Ecco.
Il corso lo fai in sede centrale, in centro appunto, in un palazzo dì dieci piani dai vetri a specchio. Già, i vetri, che se il corso lo fai in estate, siccome non ci sono le tende, quando il sole batte troppo, tipo verso le due del pomeriggio, nell'aula, dove stai seduto a cercare di non addormentarti, vieni svegliato di soprassalto da un clangore metallico, seguito da un cigolio sinistro, guardi fuori e vedi che si stanno abbassando delle grate oscuranti. Poi niente, continui a sonnecchiare. Oppure cerchi di seguire. Il corso che ho ratto a inizio anno ho cercato di seguirlo, ed è stato peggio. Il primo giorno tanto quanto è scivolato via senza fare danni: un tizio stempiato con occhiali di tartaruga chiari e l'aria spigliata di chi guadagna un sacco di soldi ci ha spiegato che il cliente non lo devi prendere di punta, che non devi incrociare le braccia mentre gli parli, che devi rare attenzione a dove guarda mentre ri parla: se guarda in su vuol dire che mente, se guarda in giù vuol dire che sta riflettendo, se guarda di lato vuol dire che magari è passata una collega con la minigon
na, ah, ah, ah. e tutti ridevamo. Poi abbiamo anche fatto una una simulazione con la videocamera, in modo da rivedere i nostri atteggiamenti: mi sono offerto volontario per la parie del cliente rompiballe, in modo da non essere sorteggiato per lare la parte del venditore ed essere di conseguenza licenziato. Comunque anche come cliente non ero un granché, troppo molle, mi ha detto, magari i nostri clienti fossero così. Va bene. Poi ha fatto la metafora della palla: "Il cliente ti tira una pallonata in faccia, perché e incazzato nero, scusate il francesismo, ah. ah. ah - e tutti ridevano, ma stavolta io no - e voi cosa fate?"
Siccome nessuno rispondeva ha scosso la testa e ha proseguito.
"Voi reagite male, lo so, rispondete con astio, o con sufficienza, lo so, e mi perdete il cliente! Se il cliente vi tira un pallone da calcio in faccia... voi vi dovete passare una mano sulla bocca, poi vi chinate e gli restituite una pallina da tennis. Avete capito?"
E tutti annuivano e sorridevano. Chissà quanto guadagna al mese per fare le metafore.
 

Quando vado in sede centrale spero sempre di trovarmi in aula con dei perfetti sconosciuti oppure con uno dei pochi colleghi che conosco bene. Trovare persone che conosci di vista ti obbliga a fare conversazione di circostanza, e non mi garba. A quel corso non conoscevo nessuno, alè, così sono andato a pranzo da solo, in una trattoria frequentata da operai e commesse: mentre aspettavo Ì tortiglioni al ragù leggevo Elsa Morante. La padrona del locale, una bionda sui quaranta, carina ma con un principio di caduta del mento, serviva ai tavoli con la camicetta sbottonata. Meglio che niente. Al rientro, prima di tornare in aula, e di dormire il resto del pomeriggio, mi sono soffermato a leggere alcune edificanti citazioni a beneficia del bancario medio, stampate in colori vivaci su una decina di fogli consegnatici quella mattina: da Lao Tse a Freud, da Umberto Eco a Gandhi, e poi Smith e Keynes, Kennedy e M.L. King, papa Giovanni XXIII e Madre Teresa di Calcutta. Gibran e Manzoni. Schopenauer e Nietzsche e altri ancora: un'allegra combriccola di consulenti. Tutte le citazioni in qualche modo tendono ad esaltare ad un tempo lo spirito di gruppo, l'importanza della propria formazione personale, lo spirito di iniziativa individua­le, la capacità di sacrificio, l'importanza di stare bene con se stessi, il rispetto per chi collabora con noi c via dicendo. Peccato the non credo che Lao Tse abbia mai pensato alle dinamiche aziendali, e nemmeno che papa Giovanni tenesse in gran conto l'importanza delle vendite di fondi di investimento nel parlare di altruismo e tenacia. Comunque.
Comunque il secondo giorno di corso mi ha fatto rimpiangere il primo, già solo per come e incominciato: eravamo tutti in aula ad attendere l'arrivo del docente quando ha fatto il suo ingresso una bella signora, alta, distinta, molto truccata ma :on garbo, vestita di nero e con una elaborata acconciatura corvina.
"È sempre cosi! Ho messo su questo tavolo tre copie del 'Sole 24 ore' ieri mattina e sono ancora come le ho lasciate! Dovreste vergognarvi, come sperate di crescere professionalmente, di avere una carriera, se non vi interessate di queste cose! Ma poi dico, almeno per cultura personale... a meno che voi non compriate solo BOT... Il 'Sole' deve essere la vostra bibbia, il benchmark della vostra formazione, dovete implementare il vostro background!". Dopo queste piacevoli considerazioni è uscita. Ora, a parte il fatto che detesto chi parla per punti esclamativi, quando ha parlato di carriera mi sono girato verso il mio vicino che avrà almeno cinquantacinque anni di cui trenta passati a fare il cassiere e mi è venuto da ridere. Poi se mi permette, signora Poti (si chiama cosi, mi hanno detto, ed è il capo dell'ufficio personale), la mia cultura personale la curo in altra maniera, che se poi fare carriera vuol dire mettersi a dire bibbia e benchmark e implementare e background nella stessa frase, non so. Io l'uso di parole come implementare lo inserirei tra i reati da codice penale. Mi ha colpito poi la smorfia, il rictus facciale che le ha deformato il volto, del­la signora, quando ha detto la parola 'BOT': non l'ha pronunciata, l'ha vomitata, con disgusto, rabbia e disprezzo. Deve fare una gran fatica. Di passaggio, comunque, io il giornale di Confindustria l'avevo letto, non lo compro mai, ma siccome era lì l'avevo letto.

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