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Finale Ligure è il paradiso degli arrampicatori: le palestre di roccia presenti nell'entroterra (ma anche quelle a picco sul mare sulle scogliere del Malpasso a Capo Noli) sono numerose ed adatte a tutti i gradi di preparazione dei climbers.
Fra le più caratteristiche troviamo la Grotta dell'Edera, grande camino a cielo aperto in prossimità del Castello di Perti.
Luisa Beltramello (collega in servizio presso Intesa Sanpaolo) è una grande appassionata di free climbing: insieme al marito Guido conosce tutte le pareti del Finalese.
Su nostra richiesta ci ha inviato lo scritto sottostante accompagnato da otto spettacolari foto, che potete osservare nello spazio sottostante (cliccare sulle miniature per ingrandirle).
Giugno 2009





Arrampicare a Finale Ligure

Croce e delizia di ogni arrampicatore, le pareti di Finale Ligure hanno conquistato una solida fama di bellezza e difficoltà superiore alla media. La bellezza è quella dei luoghi, di un entroterra ancora selvaggio con sentieri e tracce, non sempre facili da interpretare, che attraversano la fitta macchia mediterranea.
Quando si esce dall’ombra e dalla vegetazione, appare il grigio di pareti calcaree costellate di buchi, buchetti e fessure di ogni dimensione: è il regno minerale che attira i climber di tutta Europa, proprio a due passi dal mare. Ci si lega, smaniosi di dimostrare il proprio valore su un terreno di gioco perfetto e dopo pochi movimenti si scopre il lato temibile di Finale: l’arrampicata è dura, i gradi severi, la forza nelle braccia si esaurisce in fretta.Così in un’altalena di emozioni si passa dall’esaltazione alla frustrazione, dalla voglia di mettersi alla prova a quella di finirla lì e andare in spiaggia.
La roccia di Finale, oltre a essere bella ed esigente, è tanta. Circa 2500 tiri di corda, dai monotiri alle vie lunghe. Eppure a volte non basta a evitare un certo affollamento, in particolare nei fine settimana invernali. A queste latitudini si arrampica infatti tutto l’anno, scegliendo opportunamente le esposizioni a seconda della stagione. D’autunno e d’inverno si trovano i colori e le temperature migliori, soprattutto per chi arriva dalle città delle pianura.
Il primo impatto con l’arrampicata di Finale non è sempre facile, vuoi per la difficoltà di orientamento tra i vari settori, vuoi per lo stile e l’impegno fisico richiesto.
Consiglierei di iniziare con le placche di Monte Sordo: allo Specchio e nel settore centrale si può avere un’iniziazione non troppo traumatica alla pietra finalese. Chi ha più allenamento ed esperienza di vie lunghe non può trascurare di percorrere una via al paretone di Bric Pianarella: 250 metri verticali, un viaggio tra erosioni, cristalli, placche e strapiombi. Tra le vie più abbordabili Inps e Grimonett, entrambe molte ben protette. Il terzo suggerimento è Rocca di Corno, per la qualità dei suoi itinerari, ma anche per il panorama sulla val Fiumara con il mare in fondo. Un luogo imperdibile anche se non sempre solitario, nei pomeriggi invernali.Il fascino di Finale non si spiega solo con la roccia e le vie dove consumare i polpastrelli.
Prima e dopo l’arrampicata c’è il mare, il borgo da visitare, la cucina degli agriturismi, la focaccia ligure, gli orti, gli ulivi, la tranquillità fuori dal tempo di Orco e Feglino. Per quanto l’homo rampicans sia tendenzialmente monomaniaco, gli risulterà difficile sottrarsi alle varie suggestioni di questo territorio. Perché nel Finalese è splendido scalare allargando lo sguardo. Come cantavano i Matia Bazar, “c'è tutto un mondo intorno”.
Luisa Beltramello - giugno 2009


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