Ritorna il modello della "vecchia" Banca Commerciale Italiana?
 

3 gennaio 2009
 
LA POSTA DEL RISPARMIATORE
Delusa dalle fusioni bancarie «Ridatemi la vecchia Comit»
 
Delusa dalle fusioni bancarie «Ridatemi la vecchia Comit»
Segnalo il comportamento poco professionale del gestore di fondi Eurìzon Capital Sgr e di Intesa Sanpaolo. In diverse occasioni ho chiesto tramite una filiale milanese dell'istituto di credito, presso cui ho aperto i fondi, informazioni in merito al mio investimento. Le risposte pervengono con molto ritardo e contenenti errori sui valori. Con l'indubbia difficoltà di poter operare in modo consono alle diverse situazioni del mercato finanziario. Per esempio, segnalo che dopo oltre 15 giorni dalla mia prima richiesta non mi è pervenuta la risposta circa un valore di carico di una quota di fondo che risulta non conforme a quanto comunicatomi in precedenza. La stessa agenzia non riesce a ottenere una risposta. Senza contare che le performance dei fondi Eurìzon sono tra le meno efficienti, non ho mai ricevuto una proposta di incontro, da parte della banca, per fare il punto della situazione degli investimenti al fine di arginare per esempio perdite o migliorare il mio portafoglio: mi è stato risposto che avendo tanti clienti, non è possibile dare questo tipo di attenzione anche perchè non hanno specifiche competenze in filiale, se non la lettura dei dati giornalieri. Inoltre il continuo turnover di direttori della filiale e del personale, non ha consentito un rapporto duraturo.
Essendo, questo rapporto, la derivazione del precedente con Banca Commerciale Italiana (scelto dai miei genitori per lunghi anni), ho notato la differenza tra l'attenzione che ci veniva dedicata, nonché la professionalità nei consulenti titoli che consentiva scelte più adatte alle esigenze del momento, rispetto all'attuale stile che è decisamente di livello inferiore. Alla domanda posta al direttore della filiale su come fronteggiare la crisi che ha modificato pesantemente il risultato del mio investimento, queste le risposte: «Vedrà, appena l'America si mette a posto». Oppure: «Posso proporle di comprare obbligazioni della nostra banca». Senza parole.
Ben diverso è stato invece il suggerimento di un'altra banca (non avevo investimenti nell'immediato da fare presso di loro), che ha comunque proposto una strategia che, tra V altro, non prevedeva alcun titolo della banca o società di gestione correlata. Chiuderò il mio rapporto con Intesa Sanpaolo e con Eurizon non appena possibile: purtroppo le perdite sono tali che non mi resta che attendere i cosiddetti "tempi migliori".
Ritengo auspicabile che si giunga a una legge che vieti alle banche di essere proprietarie di Sgr: ci sarebbe più trasparenza, meno conflitto di interessi tra chi colloca i prodotti e il risparmiatore. La Mifid aiuterà sicuramente a evitare altri errori, ma non è sufficiente. Quale tutela quindi per i risparmiatori sulla conduzione della relazione del cliente, nonché sulle conseguenze di mal gestione? Non sempre chi ha risparmi può passare tanto tempo nella lettura dei dati finanziari: non per niente si pagano commissioni e spese di gestione che dovrebbero però essere meritate.
D. Cattolica - (via e-mail)
 
La sua lettera solleva due questioni: nella prima chiama in causa determinati e - a suo avviso ripetuti - comportamenti del gruppo Intesa Sanpaolo in fatto di consulenza e di gestione dei suoi risparmi. Sul punto, riporto la risposta di Intesa Sanpaolo ed Eurizon Capital: «Raccogliamo le osservazioni della signora Cattolica che, se pur espresse senza fare riferimento a una problematica specifica, riflettono la comprensibile insoddisfazione per l'andamento dei mercati finanziari e una visione critica nei confronti della rete territoriale del gruppo Intesa Sanpaolo dovuta probabilmente a motivi contingenti e non riferibili alla ordinaria operatività della filiale. Delle difficoltà o dei disguidi che, involontariamente, dovessimo aver provocato non possiamo che scusarci con la signora Cattolica. Fatta questa premessa - continua ancora Intesa Sanpaolo -, pensiamo che per una risposta puntuale e non generica alle osservazioni della cliente sia necessario un esame approfondito delle caratteristiche attuali del portafoglio e una verifica degli obiettivi di medio lungo termine che la cliente intende perseguire. A tal fine, la banca ha preso contatto con la signora per organizzare un incontro presso la filiale di riferimento con un nostro gestore e con un rappresentante di Eurizon Capital».
Nella seconda questione lei solleva un problema più ampio, che non riguarda soltanto Intesa Sanpaolo, ma tutti i gruppi bancari che sono il risultato di aggregazioni di più istituti. Se l'esito di queste fusioni consistesse soltanto in una riduzione del personale qualificato, in un turnover più frequente dei direttori di filiale e una dotazione di risorse insufficiente a supporto della consulenza come lei argomenta, potremmo concludere che le aggregazioni sono state - dal punto di vista dei clienti - inutili e perfino dannose. E a quel punto il suo grido di dolore «Ridatemi la mia vecchia Comit», che più in generale si può tradurre in «Ridatemi la mia banca prefusione!», sarebbe legittimo e fondato.
Tuttavia io sono ancora fedele alla vecchia idea che se una azienda come una banca fa utili in misura crescente servendo famiglie e imprese (che è quanto verificatosi negli ultimi anni al netto di quanto è accaduto con la grande crisi del 2008, che tuttavia ha colpito soprattutto le attività di investment banking dei gruppi), non è soltanto perché sfrutta delle asimmetrie informative a suo favore, ma perché i clienti non sono poi così insoddisfatti. Perché, se lo fossero, se ne sarebbero già andati. Certo, ci sono barriere all'uscita non irrilevanti per chiudere il rapporto con una banca, soprattutto con la clientela affidata (tipicamente gli imprenditori).
Ma alla fine della giornata, se un cliente resta (e genera ricavi per la banca) è perché è contento o quanto meno è convinto che altrove sarebbe servito peggio. Che nel libero mercato è la stessa cosa. Lei invece sostiene che non è più disposta a tollerare quello che a suo dire è lo scarso livello di servizio ricevuto; e, se le spiegazioni fornite da Intesa Sanpaolo non saranno sufficienti, chiuderà tutti i rapporti con il gruppo, perché convinta di averne trovato uno migliore. Anche questo è libero mercato. Probabilmente se più persone - che lamentano a torto o a ragione la stessa insoddisfazione - facessero la stessa cosa, avremmo ban-che più attente a costruire un rapporto duraturo con i clienti. CC

 

 

 

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