Paceco è un paese agricolo di circa 13.000 abitanti, a 6 chilometri da Trapani. E' il mio paese di origine, dove vivevano i miei genitori e dove ho moltissimi amici, avendo frequentato a Paceco sia la scuola elementare che la media.
Peppe Russo - aprile 2011

 

Seduto sui gradini della mia veranda, sto aspettando che un corriere faccia la sua consegna.

 Considerato il ritardo, è già passata una buona mezzora dall’orario dell’appuntamento, vado a controllare se effettivamente fossero quelli il giorno e l’ora giusti. La data è il 21 aprile e il mezzogiorno è il tempo dell’incontro. Mi rimetto ad aspettare e mi sovviene che il 21 aprile è la festa dei natali di Roma;  ripensando sempre alla data corrente e parafrasando un concetto espresso recentemente da un amico in occasione di una conferenza alla quale avevo partecipato, mi sono chiesto: quel famoso solco che delimitava i confini dell’erigenda città è stato fatto veramente il 21 aprile o quella è una data acquisita facendo calcoli particolari e tramandata dagli studiosi della storia romana, Varrone in primis e poi Tito Livio o anche Virgilio? E di quante altre città è nota la data di nascita, la data effettiva, non quella attribuita? Forse non abbiamo date certe. Non è di Roma però che voglio parlare, ma della fondazione di un paese la cui data di nascita è certa e certificata. Sì, abbiamo un vero e proprio certificato di nascita con l’indicazione della licentia populandi, e quindi costruendi, datato e firmato dal re di Spagna il 9 aprile 1607.

Prima però voglio narrare una delle tante leggende che circola circa il nome attribuito a questo paese.

Si racconta che nei secoli passati un gruppo di sfollati andasse alla ricerca di un posto ove potersi accasare; gli uomini, durante il loro peregrinare, dopo avere sperimentato Erice, il cui clima freddo e umido non si confaceva alle loro esigenze, e la piana di Xitta (a sud di Trapani), ubicata tra due fiumi e quindi soggetta a tracimazioni che rendevano il luogo paludoso e malsano, raggiungono una collina a pochi chilometri dalla città di Trapani (sempre a sud), si accampano e rimangono avvinti dalla bellezza del luogo (dalla collina si scorgevano il mare e le isole Egadi, la lontana Lilibeo, il monte Erice e un panorama da mozzare il fiato). Confortati anche da un leggero venticello che rinfrescava le loro stanche membra, si dice che qualcuno abbia esclamato: a pace cca si godi!  A pace cca si godi! Qualche altro: A pace cca! A pace cca! E quindi Paceca che, appunto, è il nome con cui ancora oggi, è chiamato, nel dialetto locale, il paese di Paceco.

Tralasciamo la leggenda, è bello comunque poter sognare, e passiamo alla vera storia della fondazione di Paceco.

Sappiamo tutti come la Sicilia, nei secoli, sia stata terra di conquista; Nel XVI e XVII secolo è stato il momento degli spagnoli che, costretti dalle scorrerie dei banditi che in quel periodo mettevano a dura prova le loro difese militari, erano obbligati a predisporre continui provvedimenti per fronteggiarne le conseguenze. Ritennero che dare una casa e un agglomerato civile agli sbandati fosse un provvedimento ragionevole, adatto soprattutto a contenere entro limiti circoscritti e conseguentemente più controllabili le bande, e quindi adottarono le necessarie misure per creare nuovi paesi dove raggruppare tutte quelle persone, ed anche per dare visibilità apparente alla nobiltà siciliana che, in tal modo, avrebbe avuto la guida dei nuovi centri urbani e l’opportunità di aggiungere qualche titoletto nobiliare alle casate che tale nobiltà componevano.

Viveva in quel periodo a Trapani una famiglia insediatasi nel quattordicesimo secolo, proveniente dalla Germania, i Fardella, che nella nuova residenza aveva fatto fortuna e si era bene inserita nel contesto della città, tanto da assumere ruoli di primaria importanza sia nella vita civile che militare, conquistando nell’arco di un secolo la supremazia sulle famiglie trapanesi.

Alla fine del 500, a capo della dinastia era Don Giacomo Fardella e, alla sua morte avvenuta nel 1594, il giovane figlio Placido ereditò l’immensa fortuna della famiglia: terre, saline, tonnare e parte del naviglio ancorato al porto di Trapani.

Il giovane Placido, non ancora diciottenne, il 25 marzo 1607, convolò a giuste nozze con la nipote del viceré di Spagna: Donna Maria Pacheco, figlia di Don Francisco Pacheco, signore di Valdosma e La Texada, matrimonio che, però, ottenne validità giuridica, considerata la giovane età degli sposi, solo nel 1610.

Il matrimonio, tuttavia, diede al giovane Fardella visibilità e prestigio presso il re di Spagna che, con atto regale del 9 aprile 1607, concesse a Don Placido Fardella, Marchese di San Lorenzo, e poi principe di Paceco, la licentia populandi, la facoltà cioè di popolare e costruire un nuovo paese che, in onore della moglie, chiamerà Pacheco e, quindi, Paceco.

Il principe poi concesse in enfiteusi una casa e un pezzo di terra a tutti i coloni che accettarono di trasferirsi nel nuovo paese. Furono molte le persone attratte dalla nuova residenza, sia per la possibilità di ottenere una solida base da cui iniziare una nuova vita a sostegno della famiglia, sia per la facoltà data al principe di annullare le pendenze tributarie e giudiziarie che gravavano sulle loro teste.

Il progetto per la costruzione del nuovo paese fu affidato a un architetto spagnolo che, forse presagendo le future necessità di traffico, adottò uno schema a griglia, predisponendo strade larghe e perfettamente perpendicolari tra loro.

Naturalmente ora il paese ha tutt’altra facciata: l’espansione del centro abitato non ha seguito l’iniziale struttura a griglia; è sempre un paese dedito primariamente all’agricoltura, ma non mancano piccole industrie, commerci e tutto quanto può essere interessante nel moderno vivere civile.

E il 9 aprile ricorre sicuramente il suo compleanno.

Peppe Russo

 

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Piazza Scala - aprile 2011