L'osso
subisce un continuo processo di
rinnovamento grazie a due tipi di
cellule, gli osteoblasti e gli
osteoclasti, i primi producono il
tessuto osseo, i secondi lo distruggono.
A partire dai 20-25 anni tutti i
soggetti, indipendentemente dal sesso,
tendono a perdere contenuto calcico
dallo scheletro in
misura maggiore rispetto a quanto ne
viene quotidianamente incamerato; per
cui tutti gli individui, uomini e donne,
dopo questa età diventano osteopenici.
Quando però il processo demineralizzante
aumenta di intensità e nel tempo la
perdita del tessuto osseo (osteolisi)
prevale sulla sua ricostruzione
(osteogenesi), si può parlare di
OSTEOPOROSI.
L'osteoporosi è una patologia sistemica
progressiva dello scheletro,
caratterizzata da una insufficiente
massa ossea, con deterioramento della
microarchitettura tessutale. Ne consegue
un aumento della fragilità ossea ed una
suscettibilità alle fratture anche per i
microtraumi (osteoporosi primaria).
La comparsa di fratture indica uno
stadio più avanzato del processo di
demineralizzazione ed identifica la
cosiddetta osteoporosi conclamata e
stabilizzata.
Le fratture più frequenti sono quelle
che colpiscono il polso, le vertebre, il
femore e l'omero.
Nelle donne, a causa del brusco calo
della produzione degli estrogeni che si
manifesta al momento della menopausa (in
coincidenza con l'esaurirsi della
funzione ovarica), si as¬siste ad una
più rapida accelerazione della perdita
di tessuto osseo.
Gli
estrogeni, infatti, ormoni prodotti dal
tessuto ovarico, regolamentano anche la
precipitazione del calcio nel tessuto
osseo. In questo periodo la donna può
perdere anche il 10% del contenuto
minerale, con picchi che possono
arrivare addirittura al 40%.
Quali i
soggetti a rischio?
Questa patologia può,
tuttavia, insorgere anche in giovani
(osteoporosi giovanile) e in adulti
maschi (osteoporosi idiopatica dell'età
adulta); quella giovanile si manifesta
durante l'epoca dello sviluppo ed è
spesso di tipo transitorio, con recupero
dopo pochi anni.
Esistono inoltre forme di osteoporosi
secondarie, favorite da altre malattie
(es. l'iperparatiroidismo) o dalla
prolungata assunzione di alcuni farmaci
(cortisonici, anticoagulanti, eparina
...), o come quella postgravidica legata
ad un'inefficiente regolazione ormonale
del metabolismo calcico.
Le persone a rischio, come abbiamo
detto, sono prevalentemente le donne in
menopausa (specie se precoce) e gli
anziani, ma anche soggetti con peso
corporeo eccessivamente basso o affetti
da anoressia, coloro che fanno scarsa
attività fisica, i forti fumatori, i
grandi bevitori, chi segue
un'alimentazione povera di calcio,
persone con una "familiarità" per tale
patologia o soggette a malattie e a
terapie farmacologiche che favoriscono
la perdita di massa ossea.
Come si manifesta ?
L'osteoporosi viene anche definita
"malattia silenziosa", poiché spesso si
sviluppa lentamente senza sintomi
importanti fino alla comparsa di
fratture provocate anche da traumi
minimi.
E' pertanto insidiosa e va diagnosticata
precocemente per prevenirne le
conseguenze che sono, appunto, fratture,
dolori ossei, deformità della colonna
vertebrale e riduzione dell'altezza.
La diagnosi può essere attuata valutando
le condizioni del tessuto osseo
attraverso tecniche quali la MOC (Mineralometria
Ossea Computerizzata), la DEXA
(Densitometria Ossea a raggi X a Doppia
Emissione) e la QUS (Ultrasonometria
Ossea Quantitativa).
A queste indagini possono essere
affiancati alcuni test di laboratorio
specifici del metabolismo osseo.
Come
prevenirla?
Nella prevenzione
dell'osteoporosi è fondamentale seguire
una dieta equilibrata, con adeguato
apporto di calcio e vitamina D (latte,
latticini, uova, verdure fresche, alcune
acque minerali).
Oggi è già allo studio l'uso di cibi
come farmaci, i cosiddetti "nutraceutici"
che sembrano infatti destinati proprio a
questo impiego. Sono sostanze isolate da
un alimento ed utilizzate in forma
dosata. La ricerca nell'ambito dei
nutraceutici è ancora ad uno stadio
iniziale, ma i progressi sono molto
promettenti.
I cibi funzionali o nutraceutici non
sono ancora normati in Italia né
l'Unione Europea ha ancora legiferato in
materia in modo chiaro.
E' consigliabile inoltre:
♦ evitare l'eccessiva magrezza o il
soprappeso;
♦ fare una regolare attività fisica
(ginnastica, passeggiata quotidiana di
almeno 30 minuti);
♦ evitare l'uso eccessivo di alcolici e
caffè;
♦ evitare attività o sport che possono
comportare facili traumi;
♦ sottoporsi con metodicità ad esami
medici e ad eventuali terapie.
Come
curarla?
Oltre alle misure
indicate per la prevenzione, il
trattamento dell'osteoporosi si avvale
anche di diverse tipologie di farmaci:
• i Bifosfonati, che riducono il rischio
di fratture a livello vertebrale e del
femore;
• le terapie estrogeniche sostitutive,
normalmente prescritte per i sintomi
della menopausa;
• la Calcitonina, un ormone naturale che
incide sul metabolismo osseo;
• i SERM, modulatori selettivi dei recettori estrogenici, che hanno gli
stessi effetti positivi degli estrogeni
e
riducono le fratture vertebrali.
Naturalmente dovrà essere il medico ad
indicare e a valutare le procedure
diagnostiche opportune per avere un
quadro completo della situazione ed
essere in grado di individuare la
terapia più adeguata al singolo caso.
Oggi ed ancor più in futuro, dato il
progressivo allungamento della vita
media della popolazione, questa
patologia costituisce un problema di
grande rilevanza per i costi sociali ed
economici che comporta (cure,
riabilitazione, invalidità...). Basti
pensare all'altissimo numero di fratture
femorali da osteoporosi negli anziani
(nel 2000, in Europa, solo nelle donne,
sono state oltre 300.000)! E l'Italia
ha, in Europa, la più alta percentuale
di ultra-65enni !!!
Da qui la necessità di fare soprattutto
prevenzione, non solo nella terza età,
ma già nell'età dello sviluppo,
con-siderando che la qualità dell'osso
si determina nei primi 25 anni di vita
ed influirà sull'eventuale insorgenza
della patologia osteoporotica in
vecchiaia.
Un
consiglio?
L'Osteoporosi è una
patologia spesso silente che può
costituire una seria minaccia per la
nostra salute e per la qualità della
nostra vita, soprattutto perché può
colpirci nell'età più avanzata.
Cicerone diceva che bisogna resistere
alla vecchiaia e i suoi effetti
compensarli con accortezza.
Il continuo e costante progresso medico
rende la vita umana più lunga e la
vecchiaia diventa una stagione da
rendere sempre più vivibile.
Ecco quindi che la terza età della
donna, come quella dell'uomo, viene a
colorarsi di nuove luci ancora vivide se
arricchite di attenzioni emotive
significative.
Le patologie che compaiono nella età più
tardiva variano da una società
all'altra, da una razza all'altra, da un
individuo all'altro, a seconda anche del
singolo patrimonio genetico.
Sia la donna che l'uomo, infatti,"
devono pensare a queste patologie anche
in maniera ottimistica, considerando che
i presidi farmacologici e terapeutici in
generale sono tanti e si può dire che
ormai non esiste sintomo che non possa
essere curato adeguatamente.
Gli strumenti ci sono, non perdiamo la
possibilità di crescere ed invecchiare
bene.
Da
NUOVA REALTA'
- Notiziario
dell'Associazione Bancari Cassa di
Risparmio di Puglia - UBI><Banca Carime,
Bari, numero 3, settembre 2010
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