L'OSTEOPOROSI
"osso poroso"
La più diffusa patologia dello scheletro, spesso sottovalutata.
Consiste nell'alterazione del tessuto osseo, sia nella sua struttura che nella composizione di minerali e collagene

 

Dott. Antonio Diaferia
Specialista in ostetricia e ginecologia, già aiuto presso la li Clinica Ostetrica e Ginecologica dell'Università degli Studi di Bari; già responsabile del modulo di endoscopia ginecologica presso il Policlinico di Bari; già docente di Chirurgia ostetrica
presso la Scuola di Specializzazione
di Ostetricia e Ginecologia dell' Università di Bari


 

L'osso subisce un continuo processo di rinnovamento grazie a due tipi di cellule, gli osteoblasti e gli osteoclasti, i primi producono il tessuto osseo, i secondi lo distruggono.
A partire dai 20-25 anni tutti i soggetti, indipendentemente dal sesso, tendono a perdere contenuto calcico dallo scheletro in misura maggiore rispetto a quanto ne viene quotidianamente incamerato; per cui tutti gli individui, uomini e donne, dopo questa età diventano osteopenici.
Quando però il processo demineralizzante aumenta di intensità e nel tempo la perdita del tessuto osseo (osteolisi) prevale sulla sua ricostruzione (osteogenesi), si può parlare di OSTEOPOROSI.

L'osteoporosi è una patologia sistemica progressiva dello scheletro, caratterizzata da una insufficiente massa ossea, con deterioramento della microarchitettura tessutale. Ne consegue un aumento della fragilità ossea ed una suscettibilità alle fratture anche per i microtraumi (osteoporosi primaria).
La comparsa di fratture indica uno stadio più avanzato del processo di demineralizzazione ed identifica la cosiddetta osteoporosi conclamata e stabilizzata.
Le fratture più frequenti sono quelle che colpiscono il polso, le vertebre, il femore e l'omero.
Nelle donne, a causa del brusco calo della produzione degli estrogeni che si manifesta al momento della menopausa (in coincidenza con l'esaurirsi della funzione ovarica), si as¬siste ad una più rapida accelerazione della perdita di tessuto osseo.
Gli estrogeni, infatti, ormoni prodotti dal tessuto ovarico, regolamentano anche la precipitazione del calcio nel tessuto osseo. In questo periodo la donna può perdere anche il 10% del contenuto minerale, con picchi che possono arrivare addirittura al 40%.

Quali i soggetti a rischio?
Questa patologia può, tuttavia, insorgere anche in giovani (osteoporosi giovanile) e in adulti maschi (osteoporosi idiopatica dell'età adulta); quella giovanile si manifesta durante l'epoca dello sviluppo ed è spesso di tipo transitorio, con recupero dopo pochi anni.
Esistono inoltre forme di osteoporosi secondarie, favorite da altre malattie (es. l'iperparatiroidismo) o dalla prolungata assunzione di alcuni farmaci (cortisonici, anticoagulanti, eparina ...), o come quella postgravidica legata ad un'inefficiente regolazione ormonale del metabolismo calcico.
Le persone a rischio, come abbiamo detto, sono prevalentemente le donne in menopausa (specie se precoce) e gli anziani, ma anche soggetti con peso corporeo eccessivamente basso o affetti da anoressia, coloro che fanno scarsa attività fisica, i forti fumatori, i grandi bevitori, chi segue un'alimentazione povera di calcio, persone con una "familiarità" per tale patologia o soggette a malattie e a terapie farmacologiche che favoriscono la perdita di massa ossea.

Come si manifesta ?
L'osteoporosi viene anche definita "malattia silenziosa", poiché spesso si sviluppa lentamente senza sintomi importanti fino alla comparsa di fratture provocate anche da traumi minimi.
E' pertanto insidiosa e va diagnosticata precocemente per prevenirne le conseguenze che sono, appunto, fratture, dolori ossei, deformità della colonna vertebrale e riduzione dell'altezza.
La diagnosi può essere attuata valutando le condizioni del tessuto osseo attraverso tecniche quali la MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata), la DEXA (Densitometria Ossea a raggi X a Doppia Emissione) e la QUS (Ultrasonometria Ossea Quantitativa).
A queste indagini possono essere affiancati alcuni test di laboratorio specifici del metabolismo osseo.

Come prevenirla?
Nella prevenzione dell'osteoporosi è fondamentale seguire una dieta equilibrata, con adeguato apporto di calcio e vitamina D (latte, latticini, uova, verdure fresche, alcune acque minerali).
Oggi è già allo studio l'uso di cibi come farmaci, i cosiddetti "nutraceutici" che sembrano infatti destinati proprio a questo impiego. Sono sostanze isolate da un alimento ed utilizzate in forma dosata. La ricerca nell'ambito dei nutraceutici è ancora ad uno stadio iniziale, ma i progressi sono molto promettenti.
I cibi funzionali o nutraceutici non sono ancora normati in Italia né l'Unione Europea ha ancora legiferato in materia in modo chiaro.
E' consigliabile inoltre:
♦ evitare l'eccessiva magrezza o il soprappeso;
♦ fare una regolare attività fisica (ginnastica, passeggiata quotidiana di almeno 30 minuti);
♦ evitare l'uso eccessivo di alcolici e caffè;
♦ evitare attività o sport che possono comportare facili traumi;
♦ sottoporsi con metodicità ad esami medici e ad eventuali terapie.

Come curarla?
Oltre alle misure indicate per la prevenzione, il trattamento dell'osteoporosi si avvale anche di diverse tipologie di farmaci:
• i Bifosfonati, che riducono il rischio di fratture a livello vertebrale e del femore;
• le terapie estrogeniche sostitutive, normalmente prescritte per i sintomi della menopausa;
• la Calcitonina, un ormone naturale che incide sul metabolismo osseo;
 • i SERM, modulatori selettivi dei recettori estrogenici, che hanno gli stessi effetti positivi degli estrogeni e
   riducono le fratture vertebrali.
Naturalmente dovrà essere il medico ad indicare e a valutare le procedure diagnostiche opportune per avere un quadro completo della situazione ed essere in grado di individuare la terapia più adeguata al singolo caso.
Oggi ed ancor più in futuro, dato il progressivo allungamento della vita media della popolazione, questa patologia costituisce un problema di grande rilevanza per i costi sociali ed economici che comporta (cure, riabilitazione, invalidità...). Basti pensare all'altissimo numero di fratture femorali da osteoporosi negli anziani (nel 2000, in Europa, solo nelle donne, sono state oltre 300.000)! E l'Italia ha, in Europa, la più alta percentuale di ultra-65enni !!!
Da qui la necessità di fare soprattutto prevenzione, non solo nella terza età, ma già nell'età dello sviluppo, con-siderando che la qualità dell'osso si determina nei primi 25 anni di vita ed influirà sull'eventuale insorgenza della patologia osteoporotica in vecchiaia.

Un consiglio?
L'Osteoporosi è una patologia spesso silente che può costituire una seria minaccia per la nostra salute e per la qualità della nostra vita, soprattutto perché può colpirci nell'età più avanzata.
Cicerone diceva che bisogna resistere alla vecchiaia e i suoi effetti compensarli con accortezza.
Il continuo e costante progresso medico rende la vita umana più lunga e la vecchiaia diventa una stagione da rendere sempre più vivibile.
Ecco quindi che la terza età della donna, come quella dell'uomo, viene a colorarsi di nuove luci ancora vivide se arricchite di attenzioni emotive significative.
Le patologie che compaiono nella età più tardiva variano da una società all'altra, da una razza all'altra, da un individuo all'altro, a seconda anche del singolo patrimonio genetico.
Sia la donna che l'uomo, infatti," devono pensare a queste patologie anche in maniera ottimistica, considerando che i presidi farmacologici e terapeutici in generale sono tanti e si può dire che ormai non esiste sintomo che non possa essere curato adeguatamente.
Gli strumenti ci sono, non perdiamo la possibilità di crescere ed invecchiare bene.


Da NUOVA REALTA' - Notiziario dell'Associazione Bancari Cassa di Risparmio di Puglia - UBI><Banca Carime, Bari, numero 3, settembre 2010

 

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