Franco Tonalini “Le cantine sociali in Oltrepò pavese Cooperazione e solidarietà”
Ghia studio edizioni, Pavia, 2014, pp. 160

Autore del volume è il Dr. Franco Tonalini che ha svolto per oltre quaranta anni dal 1966 la professione di Notaio rivestendo la carica di Consigliere e poi il ruolo di Presidente del Consiglio del Collegio dei Distretti notarili di riuniti di Pavia, Vigevano e Voghera. Il dr. Tonalini ha collaborato con varie testate giornalistiche e pubblicato numerosi studi.
Nella presentazione Giancarlo Vitali, presidente della Fondazione comunitaria della provincia di Pavia, rileva che l’indagine dell’autore,scrupolosa e scientifica, racconta, in un arco di tempo che va oltre un secolo, l’evoluzione economica di una terra,- l’Oltrepò pavese vitivinicolo – e della sua gente. Nella introduzione Gianpiero Roggero, Sindaco di Montescano,  rileva tra l’altro che il volume parla di “uomini, di pionieri, di idee, di mercato…di un territorio che trova identità e prestigio in un modello d’impresa basato su un principio : l’unione fa la forza”
Nella prefazione il prof. Giulio Cipollone, docente della Pontificia Università Gregoriana di Roma colloca il volume di Tonalini nel panorama nazionale ed internazionale della letteratura sulle varie viticolture e vini. La formazione di notaio dell’Autore è garanzia per l’apparato scientifico e per le fonti prodotte a supporto dell’intelaiatura del lavoro e dei singoli capitoli. Il prof, Cipollone sottolinea anche che . “il mondo poi del vino dell’Oltrepò pavese può essere conosciuto meglio ed esportato non solo come prodotto di eccellenza ma anche come frutto di lavoro solidale, da bere insieme”. Nella “Nota dell’Autore” Tonalini ricorda la meritevole iniziativa , patrocinata dai Clubs Lions dell’Oltrepò pavese, presentata nell’Aula Foscolo dell’Università di Pavia nel 2013 avente come oggetto “la valorizzazione e la tutela delle colline vitivinicole dell’Oltrepò pavese” mediante la proposta dell’iscrizione  delle stesse nei “Siti Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco”, un progetto che dovrebbe essere sostenuto non solo dalle autorità politiche ed amministrative ma anche da tutte le aziende vitivinicole oltrepadane. L’Autore dichiara che il suo volume intende: “rievocare, insieme ai suoi protagonisti, l’epopea delle Cantine Sociali Cooperative sorte e prosperate nell’Oltrepò Pavese, affinché questo loro ricordo possa evitare che il proficuo contributo da loro fornito al territorio oltrepadano rischi di finire inevitabilmente in un deprecabile oblio”. Tale Epopea, iniziata ai primi albori del ‘900, su idea  dell’On. prof. Luigi Montemartini, ha retto egregiamente per oltre un secolo sottraendo efficacemente i vitivinicoltori associati all’inevitabile sfruttamento , nel quale sarebbero singolarmente incorsi, sia da parte del grande commercio che dei mediatori e degli usurai.
Il Capitolo I, intitolato “Avvento ed evoluzione della viticoltura in Oltrepò pavese” è dedicato alla storia della coltivazione  della vite dalle origini (che l’Autore stima siano verso l’anno 4000 A.C.) al secolo XIX quando il prof. Montemartini intuisce l’importanza dell’associazionismo sociale e la costituzione delle cantine sociali. Il Capitolo II, intitolato “La Cooperazione”, tratta dell’istituto giuridico della cooperativa che , afferma l’autore, è arrivato dall’Inghilterra dove nel 1843 a Rochdale è stata costituita una società cooperativa. Da qui il nuovo tipo di società si è diffusa in Francia ed in Italia che ha regolamentato l’istituto in vari codici; anche la Costituzione della Repubblica ha riconosciuto i valori della Società Cooperativa all’art. 45. L’autore rileva che il periodo compreso fra la crisi agraria del 1882 e l’inizio del secolo successivo evidenzia una crescita significativa delle società cooperative (in maggioranza di consumo), che raggiunse il numero di 1200; in tale periodo inizia la storia delle Cantine Sociali Cooperative intese e proposte come mezzo di difesa a favore dei produttori viticoli. Il Capitolo III, intitolato “Le Cantine Sociali in Oltrepò pavese”, riferisce la vita del prof. Montemartini di Montù Beccarla che è stato l’ideatore , il divulgatore e l’iniziatore delle  Cantine Sociali in forma cooperativa in Oltrepò. Il prof. Montemartini ebbe una lunga carriera  culminata con la elezione all’Assemblea Costituente del 1946, in cui ottenne la dignità ed il titolo di senatore. Politicamente Socialista partecipò al dibattito sulla cosiddetta “questione agraria” divenendo un dinamico organizzatore sindacale e, conoscendo le diverse situazioni agrarie, ritenne opportuno creare una nuova forma di associazionismo cooperativistico fra i piccoli proprietari oltrepadani. La cantina sociale avrebbe dovuto trasformare l’uva conferita in vino dai produttori per poi venderlo ripartendo il ricavato ai soci. La prima Cantina Sociale fu costituita nel 1902 a Montù Beccaria. Il Capitolo IV illustra la storia della  Cantina di Montù Beccarla ed il capitolo successivo è dedicato alle Cantine Sociali  di Broni, Stradella e Scorzoletta. L’autore riferisce in seguito la storia  della Cantina Sociale di Santa Maria della Versa (capitolo VI), delle Cantine Sociali di San Damiano al Colle, Canneto Pavese e Rovesciala (capitolo VII), della Cantina Sociale di Torrazza Coste (capitolo VIII), della Cantina di Casteggio (capitolo IX), delle Cantine Sociali di Retorbido, Montescano e Codevilla (capitolo X). La proliferazione delle Cantine Sociali che operavano nella stessa zona  e sullo stesso mercato indusse il Montemartini  a concepire una federazione  fra le stesse che avrebbe dovuto funzionare nei confronti delle federate allo stesso modo delle varie cantine ne confronti dei soci, negli anni venti tale Federazione vendeva i tre quarti dei vini degli associati, di tale federazione sino al 1925 fu presidente il Montemartini. (cap X). Successivamente Tonalini parla delle Cantine Sociali Riunite di Montescano, Montù Beccarla e San Damiano al Colle (cap. XII), della Cantina Sociale Intercomunale di Broni –Soc. Coop. a responsabilità limitata (cap. XIII) e della Cantina Sociale Intercomunale Vini dell’Oltrepò ora Cantina di Canneto Pavese Soc. Coop. Agricola (Cap. XIV) Nelle Annotazioni conclusive l’Autore rileva che nel 1977 le Cantine Sociali Cooperative operanti in Lombardia erano 24 e che attualmente nell’Oltrepò ve ne sono 4, che coprono l’intero territorio vitivinicolo pavese a sud del Po, dal Bardonezza  sino allo Staffora..    
Le appendici, intitolate “Ieri,oggi, domani : Insieme dalla vite al bere il vino” ospitano numerosi interventi. Renata Crotti, docente dell’Università di Pavia, rileva che: l’Oltrepò è una terra di grande fascino che rappresenta un bacino turistico di notevole interesse . Arte, cultura, tradizione , natura rappresentano infatti il comune denominatore dell’Oltrepò che trova il suo elemento di sintesi anche in una gastronomia di eccellenza, in una cucina tradizionale di gran qualità e in una produzione vinicola dalla tradizione secolare. Adele Papetti , docente del Dipartimento di Scienze del farmaco dell’Università di Pavia,  evidenzia la relazione tra il consumo di vino rosso e il rischio di morte per malattie cardiovascolari in vari Paesi d’Europa dell’America del Nord ed in Australia; tale relazione fu confermata nel 1969 da St. Leger e nel 1992 dal Prof Renaud dell’Università di Bordeaux. Oggi, dopo oltre un ventennio, numerosi sono gli studi che hanno messo in luce una positiva associazione tra il consumo di vino rosso (1-3 bicchieri al giorno) e la riduzione di incidenza del soprattutto di malattie cardiovascolari e relativi tassi di mortalità. L’Autrice rileva  che l’assunzione quotidiana di moderate quantità di vino rosso produce un effetto protettivo a livello dell’apparato digerente e svolge una attività antibatterica nei confronti di Streptococchi Segue l’articolo di Franco Casella, contitolare e gestore della “Locanda dei Beccarla” di Montù Beccarla  dal titolo  “Storia minima del vino e della cucina di collina raccontata da mio nonno”. Antonio Mangiarotti, presidente della Cantina Terre d’Oltrepò commenta brevemente il volume che descrive “l’anima rurale di un Territoir”. Dino Alberto Scarabelli, presidente della Cantina “La Versa” rileva il ruolo assegnato alla sua cantina nel volume di Tonalini. Guerrino Saviotti, direttore della Cantina di Torrevilla, dopo aver rilevato che la storia è maestra di vita anche se pochi allievi ne riconoscono il valore, mette in evidenza che l’attuale sistema socio economico mondiale è mutato in pochi anni, portando la competitività ai massimi livelli. Le cantine sociali continueranno ad esercitare un ruolo fondamentale nella filiera viticola enologica, in quanto esse , controllando la produzione, saranno sempre in grado di esercitare un ruolo cardine. Gli amministratori delle aziende cooperative dovranno essere dotati di “grande orizzonte economico”, aperti mentalmente verso il futuro ma con una chiara conoscenza del passato. Alberto Carini, presidente della Cantina di Canneto Pavese evidenzia che oggi come ieri la viticoltura dell’Oltrepò pavese è caratterizzata dalla presenza di tanti piccoli coltivatori di uva che costituiscono parte integrante ed essenziale del territorio e che parte di questi produttori ha costituito la Cantina di Canneto Pavese che fin dal 1961 vinifica le uve dei soci sulla base di tradizione e moderna tecnologia. Il processo di riallocazione delle risorse che sta avvenendo a livello mondiale ha determinato un costante crescere delle difficoltà e dei rischi in capo ai produttori a collocare il loro raccolto su un mercato sempre più instabile e caratterizzato dalla vendita di grandi volumi di prodotto; alla luce di questi accadimenti il ruolo della cantina sociale, pertanto, è stato, è, e sarà sempre più fondamentale nel contribuire alla determinazione del reddito degli agricoltori proprio perché consente ai suoi soci di accedere al mercato a condizioni migliori.
Il volume termina con una ricca bibliografia di 33 volumi di grande interesse sul tema trattato.

Giuseppe Bardone (Casteggio)

 

 

 

 

 

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Piazza Scala - marzo 2015