Piazza Scala

 

    Barack Obama rieletto Presidente   

 

Non nego di essere soddisfatto per la rielezione del Presidente Obama. Non nutro però una grande fiducia che possa esserci una valida collaborazione con i Repubblicani se non attraverso lo spirito della libertà che caratterizza la politica statunitense, ma non solo quella. Em una questione di tradizione, di mentalità, di cultura che non è quella europea. L'unione d'intenti, la salvezza economica della potenza più importante del mondo, lo sviluppo della tecnologia, la capacità di utilizzare ed attrarre cervelli di caratura eccezionale, le fantasie ideali che fanno prosperare progetti che sembravano irrealizzabili, muovono velocemente al di là dell'Atlantico, trascinando il resto del mondo ed in particolare l'Europa che non è ancora, se mai lo sarà, gli Stati Uniti d'Europa.

Oggi l'interlocutore di un Presidente americano, qui nel vecchio continente, non può che essere il Presidente della BCE. Non certo la signora Merkel e neppure chi rappresenta i francesi. Gli inglesi fanno la loro gara, come sempre con quel tanto di distacco, che sarebbe incoerente in America; come se la  California, decidesse di non appartenere agli States e di far ciò che le è più conveniente.

Kissinger affermava:" Se chiamo l'Europa, con chi parlo al telefono?". Sembrerà incredibile, ma Obama dovrebbe parlare con due italiani: Draghi e Monti.

Perchè Monti?. Perchè l'evento da cui dipenderanno le scelte economiche ed anche gli equilibri strategici mondiali di natura politico-militare non è stata l'elezione o meglio la riconferma di Obama, ma ciò che scaturirà dal Congresso del partito Popolare Cinese. Per la prima volta non ci sono solo uomini grigio vestiti pronti ad alzare la mano; anche nella Cina del 2012 c'è un problema di Leadership.

Da questa dipenderanno scelte che coinvolgeranno tutto l'oriente, dal Giappone, all'India. E Mario Monti in questi giorni dov'è? Egli non è solo portatore di messaggi o procacciatore d'affari, ma è la persona più autorevole alla quale, seguendo la politica dei piccoli passi, sotto traccia, gli Stati Uniti di Obama, hanno affidato incarichi di natura politica che porteranno, nella migliore delle soluzioni, ad un mercato globale più equo e pronto ad investire con ingenti risorse, sia in Europa, che nel sud del Mondo. Si pensa all'Africa, alle sue enormi risorse, da sfruttare non con l'ingordigia dei prepotenti, ma con la giustizia che porta democrazia e scambi commerciali. E' un lavoro enorme. Iniziato in sordina da anni, ma che ha la necessità di una nuova strategia per il cui inizio è stato scelto un uomo capace di non eccedere in intemperanze di natura teutonica, nè di optare per fantasie di grandezza alla francese.

Se nessuno se ne è accorto, Obama, anche grazie a Kissinger che a parte le sue scelte di realpolitik, in Cile ed in Argentina, inopportune e probabilmente scellerate,  è e rimane uno dei più intelligenti diplomatici della Storia, alla pari di Machiavelli e di Metternich, ha mantenuto la lucidità che occorre per indicare in Monti la persona più adatta ed equilibrata, adatta ed utile ad aprire la strada di una nuova epoca di Rinascimento ben più rilevante di quello italiano, perchè coinvolge tutti. C'è una nave che salpa, ha delle mete da raggiungere; ci sono diffidenze e c'è un passato che nasce dall'armistizio dopo la Ia guerra mondiale, ma oggi c'è la necessità di superare le barriere non solo perchè son cambiati gli uomini, ma perchè le ideologie non sfamano il mondo e non creano lavoro.

Certo ci sono i lobbies della guerra; coloro che venderebbero e vendono  le loro madri, mogli e figlie pur di arricchirsi, ma là dove non è ancora giunta l'intelligenza delle prospettive, come in Germania, non sfugge ad Obama, alla Cina, alla Russia di Putin ed agli illuminati politici italiani, che non si possono più tenere a bada con l'uso della forza le popolazioni africane o quelle povere sparse nel resto del mondo. Prima o poi esploderanno e già la loro fame sta mettendo in difficoltà l'Occidente. Questa è la vera origine della crisi. Quella scatenata dalle Banche d'affari è grave, arginabile, ma è solo frutto di speculazione non ostacolata: la punta dell'iceberg. Tollerata. E l'ignavia dei politicanti europei, anche italiani, ha fatto esplodere il debito pubblico, inseguendo interessi personali e di parte, senza alcuna visione globale delle necessità interne e mondiali. Il mio ragionamento andrebbe approfondito, non posso che limitarmi a queste affermazioni, a questi pensieri. Altrimenti il post diventerebbe lunghissimo. E avrebbe necessità di una discussione non solo telematica.

Il futuro lo si gioca in Cina, tra pochi giorni, il Paese che detiene la maggior parte del debito pubblico americano. Monti non è in oriente per caso. Come non ci andarono per caso i giocatori di ping-pong quando l'America decise che era giunto il tempo di aprire all'Impero di Mao.  

 

Maurizio Dania - 7 novembre 2012

 

 

 

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Piazza Scala - novembre 2012