in sottofondo il canto in dialetto ewond-Camerun MA DING WA A TARA NTI citato da Arnaldo  

 

Sabato scorso, 30 luglio 2011, ho vissuto un’esperienza del tutto singolare correlata ad un mio hobby per la musica, in accostamento, ovviamente,  ad altre attività prevalenti :  detto hobby è quello di organista che accompagna le varie liturgie della Chiesa, ormai da oltre 30 anni.

Dico subito di non essere un organista di professione, ma uno che, in qualche modo, si arrangia in veste di “fai da te”   per far sì che le varie cerimonie, ivi compresa quella di coloro che hanno deciso di passare ad altra vita, siano più complete: a questo proposito,  sento dire che chi recita una preghiera prega  Dio una sola volta, chi  canta  prega due volte e chi…suona ?  beh…ancora non lo so…, ma questa mia vuol essere solo una boutade per iniziare “spiritualmente” (è proprio il caso di dirlo) quanto sto per raccontare, sperando che il Padreterno  possa apprezzare,  concedendomi qualche indulgenza…   magari dicendo che suonando prego tre volte…

 

Ma vengo subito all’esperienza vissuta.

 

Arlette, provenienza Camerun-Africa e Vittorio, mio confinante,  si sono sposati presso la Parrocchia “Maria Regina Pacis” di Meano-Belluno. E fin qui, siamo nell’ordine naturale di una cerimonia. 

Va detto però che,  essendo stato  richiesto dagli sposi,  con il placet del Parroco don Luigi Calvi, ho accompagnato una liturgia nuziale del tutto particolare, suonando i vari pezzi di Mendelsshon, le Ave Maria di Schubert, di Gounod  e quant’altro, come del resto avevo fatto parecchie volte durante questo tipo di cerimonie. 

Ad un certo momento, dopo il rituale dell’Alleluia, …sorpresa !! .. gran parte degli invitati africani hanno fatto sentire la loro voce con canti tradizionali, tribali, al altissima voce, con battimani che scandivano il tempo, ma anche con movimenti del corpo volti ad assecondare i diversi brani musicali appartenenti alle loro tradizioni, al punto da dare un tono diverso a  gran parte della liturgia a cui, noi italiani, siamo normalmente abituati.

Ed io ?  ….sul perplesso, sul meravigliato, ma anche sul divertito, non ho fatto altro che aggiungermi a loro, scandendo il tempo, mentre il Parroco stava innalzando il calice durante l’Offertorio… 

Fra i canti, in dialetto Ewondo,  appartenente all’etnia del Camerun centrale, gli invitati hanno cantato:

 

“Ma ding wa a tara Nti ma ding w’abui. Ndo mazu wo fae o.

Minkoe bidi mindzuk miam o, mazu wa ve, non o o a tara o ma ding wa”.

(traduzione dal dialetto Ewond-Camerun:  Ti adoro, Signore, ti porto tutte le mie gioie e le mie sofferenze, le mie ceste di cibo e di sofferenza te le porto o signore ti adoro)

 

La cerimonia si è protratta per oltre un’ora e mezza anche perché, nell’intermezzo nuziale, si è inserito il battesimo di Enrico, figlio degli sposi che, pure lui, ha fatto sentire – eccome ! – la sua voce, a furia di…ohah…ohah..,  mentre gli bagnavano il capo con l’acqua santa battesimale.  Non va sottaciuto che in questa cerimonia il Parroco, don Luigi Calvi, ha tenuto un’omelia molto sentita, sincera ed apprezzata da tutti, con ricordi che lo investivano personalmente avendo egli visitato il Camerun, paese di provenienza della sposa..

 

Vorrei trarre un insegnamento da questa unione. Mi è parso che lo spirito che ha contraddistinto questo passo familiare  sia stato molto più genuino e partecipato rispetto alle cerimonie che si vedono spesso nei nostri altari, ove primeggia spesso la forma rispetto alla sostanza.  E  lascio a chi mi legge fare una riflessione a questo proposito.

 

Concludo con un pensiero personale. 

Nel lontano 1966, guarda caso,  il mio Istituto di Credito presso il quale ho lavorato una vita, ossia la Banca Commerciale Italiana, mi aveva preparato per ben tre anni in Direzione Centrale a Milano allo scopo di mandarmi a dirigere una sua partecipazione, la Société Cameronaise de Banque, a Douala nel Camerun (partecipata al 50 % con il Credit Lyonnais di Parigi),  patria della sposa e dei tanti convenuti.  Quindi è stato ineludibile anche un transfert, da parte mia,  verso quegli anni.

 

A fine cerimonia nuziale, mi son chiesto dove e cosa sarei oggi ove avessi accettato allora il trasferimento da Milano a Douala; di certo è che, molto verosimilmente, non avrei suonato l’organo per cittadini del Camerun qui in Italia, tra l’altro proprio nel bellunese ove abito adesso. 

 

Comunque, al di la di questa notizia a livello giornalistico, vadano i miei e nostri migliori e sinceri auguri ad Arlette e Vittorio.  

 

ARNALDO DE PORTI - 3 agosto 2011

 

                                                                                                              

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I commenti dei visitatori:
4 agosto 2011:
da Arlette Merlin:
Una giornata speciale e indimenticabile per una festa unica e gioiosa ricca di sentimenti e allegria. Grazie ad Arnaldo e Mirella e a tutti gli invitati

 

 

 

 

 

 

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