Piazza Scala


 

 

Con riferimento ad un articolo a firma Pino Cortese comparso sul periodico Noicomit n. 18 dello scorso luglio relativo all'uscita di Anpecomit da FAPCREDITO,  ci è pervenuto un commento di Franco Catenaccio, Presidente della stessa FAPCREDITO e dell'Associazione Pensionati Cariplo e Banca Intesa, che di seguito pubblichiamo.
Piazza Scala - settembre 2012

 

Ho avuto l’avventura di prendere visione dell’articolo titolato “Anpecomit si ritira da Fapcredito” a firma del signor Pino Cortese, comparso nello scorso luglio sul n. 18 del periodico da Lei diretto.


Nulla quaestio, ovviamente, sulla decisione assunta da Anpecomit di recedere dalla FAP, che va rispettata anche se di difficile condivisione, anche perché sfuggono le effettive ragioni di tale determinazione. Tuttavia, poiché lo scritto in parola contiene molte inesattezze che, peraltro, stupiscono non poco, credo sia opportuno, se non altro per motivi di onestà intellettuale, di veridicità dei fatti e quindi, in ultima analisi, di rispetto verso i lettori, formulare, da parte mia, alcune considerazioni in ordine a quanto sostenuto nel “pezzo” giornalistico in commento, considerazioni che auspico vengano riportate nel Giornale da Lei diretto mediante la pubblicazione della presente lettera, che, avverto fin d’ora, non mancherò di ergere a “lettera aperta”.


Le motivazioni addotte dall’estensore dell’articolo in discorso per giustificare l’uscita di Anpecomit dalla FAP non appaiono pertinenti e, comunque, adeguate, rispetto ai motivi per i quali il Consiglio Generale del maggio scorso ha ritenuto, all’unanimità (con la presenza di oltre venti associazioni su ventotto) di aderire alla proposta del Comitato Direttivo di dare alla Federazione un volto diverso, più operativo e di effettivo supporto alle esigenze della Associazioni Federate, stante il fatto che, nel tempo, nessun concreto risultato, rispetto agli scopi originari della Federazione, è stato raggiunto; circostanza, questa, che ha indotto molte Associazioni aderenti ad interrogarsi sull’opportunità di mantenere la propria adesione, avuto presente il rapporto fra i costi da sostenere per l’appartenenza ed i benefici che ne sono (o, meglio, che non ne sono) derivati.


Ed è proprio per tale ultima considerazione – e non già perché non condivide il progetto di trasformazione della FAP al quale, peraltro, ha significativamente partecipato - che l’Associazione Pensionati del Banco di Roma ha ritenuto di ritirare la propria adesione alla FAP per l’anno corrente, riservandosi di valutare, anche alla luce delle determinazioni che sarebbero state assunte nel Consiglio Generale del maggio scorso, la sussistenza delle condizioni, prima fra tutte il peso economico rapportato ai ritorni, che potrebbero suggerire a detta compagine l’auspicabile rientro.


A quest’ultimo proposito, è frutto, a mio avviso, di una scorretta volontà di disinformazione sostenere, senza cognizione di causa, solo per sentito dire e, comunque, senza aver deliberatamente partecipato alla discussione in argomento nella sede deputata e, cioè, il Consiglio Generale, che un differente criterio contributivo sarebbe unicamente destinato a far acquisire maggior peso ad alcune Associazioni, penalizzando quelle meno dimensionate.


Al riguardo, ritengo che non faccia dispiacere a nessuno una significativa riduzione del contributo, alla quale accompagnare un drastico contenimento delle spese, che non hanno portato utilità particolari alle Associate, privilegiando di destinare le risorse a creare supporto, a vario titolo, alla Associate stesse. In tale contesto deve essere collocata anche la decisione di rivedere il sito internet della Federazione allo scopo di crearne un veicolo di suggerimenti e di conoscenze per gli enti federati.
Sotto altro profilo, è bene si sappia che il principio di democrazia al quale si ispira ora la Federazione tutelerà senza ombra di dubbio tutte indistintamente le Associate, conferendo alle stesse pari dignità ed assicurando anche alle meno dimensionate la rappresentatività che loro compete e che a loro deve essere comunque riconosciuta. Principio di democrazia, che non è, a quanto è dato vedere, prerogativa di tutti, in particolare laddove il dissenso viene, talvolta, considerato alla stregua di un delitto di lesa maestà, con quanto ne consegue e ne è conseguito.

Avv. Giovanni F. Catenaccio

settembre 2012

 


 

 

 

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Piazza Scala - settembre 2012