Ho avuto l’avventura di prendere visione
dell’articolo titolato “Anpecomit si ritira da Fapcredito” a
firma del signor Pino Cortese, comparso nello scorso luglio sul
n. 18 del periodico da Lei diretto.
Nulla quaestio, ovviamente, sulla decisione assunta da
Anpecomit di recedere dalla FAP, che va rispettata anche se di
difficile condivisione, anche perché sfuggono le effettive
ragioni di tale determinazione. Tuttavia, poiché lo scritto in
parola contiene molte inesattezze che, peraltro, stupiscono non
poco, credo sia opportuno, se non altro per motivi di onestà
intellettuale, di veridicità dei fatti e quindi, in ultima
analisi, di rispetto verso i lettori, formulare, da parte mia,
alcune considerazioni in ordine a quanto sostenuto nel “pezzo”
giornalistico in commento, considerazioni che auspico vengano
riportate nel Giornale da Lei diretto mediante la pubblicazione
della presente lettera, che, avverto fin d’ora, non mancherò di
ergere a “lettera aperta”.
Le motivazioni addotte dall’estensore dell’articolo in discorso
per giustificare l’uscita di Anpecomit dalla FAP non appaiono
pertinenti e, comunque, adeguate, rispetto ai motivi per i quali
il Consiglio Generale del maggio scorso ha ritenuto,
all’unanimità (con la presenza di oltre venti associazioni su
ventotto) di aderire alla proposta del Comitato Direttivo di
dare alla Federazione un volto diverso, più operativo e di
effettivo supporto alle esigenze della Associazioni Federate,
stante il fatto che, nel tempo, nessun concreto risultato,
rispetto agli scopi originari della Federazione, è stato
raggiunto; circostanza, questa, che ha indotto molte
Associazioni aderenti ad interrogarsi sull’opportunità di
mantenere la propria adesione, avuto presente il rapporto fra i
costi da sostenere per l’appartenenza ed i benefici che ne sono
(o, meglio, che non ne sono) derivati.
Ed è proprio per tale ultima considerazione – e non già perché
non condivide il progetto di trasformazione della FAP al quale,
peraltro, ha significativamente partecipato - che l’Associazione
Pensionati del Banco di Roma ha ritenuto di ritirare la propria
adesione alla FAP per l’anno corrente, riservandosi di valutare,
anche alla luce delle determinazioni che sarebbero state assunte
nel Consiglio Generale del maggio scorso, la sussistenza delle
condizioni, prima fra tutte il peso economico rapportato ai
ritorni, che potrebbero suggerire a detta compagine
l’auspicabile rientro.
A quest’ultimo proposito, è frutto, a mio avviso, di una
scorretta volontà di disinformazione sostenere, senza cognizione
di causa, solo per sentito dire e, comunque, senza aver
deliberatamente partecipato alla discussione in argomento nella
sede deputata e, cioè, il Consiglio Generale, che un differente
criterio contributivo sarebbe unicamente destinato a far
acquisire maggior peso ad alcune Associazioni, penalizzando
quelle meno dimensionate.
Al riguardo, ritengo che non faccia dispiacere a nessuno una
significativa riduzione del contributo, alla quale accompagnare
un drastico contenimento delle spese, che non hanno portato
utilità particolari alle Associate, privilegiando di destinare
le risorse a creare supporto, a vario titolo, alla Associate
stesse. In tale contesto deve essere collocata anche la
decisione di rivedere il sito internet della Federazione allo
scopo di crearne un veicolo di suggerimenti e di conoscenze per
gli enti federati.
Sotto altro profilo, è bene si sappia che il principio di
democrazia al quale si ispira ora la Federazione tutelerà senza
ombra di dubbio tutte indistintamente le Associate, conferendo
alle stesse pari dignità ed assicurando anche alle meno
dimensionate la rappresentatività che loro compete e che a loro
deve essere comunque riconosciuta. Principio di democrazia, che
non è, a quanto è dato vedere, prerogativa di tutti, in
particolare laddove il dissenso viene, talvolta, considerato
alla stregua di un delitto di lesa maestà, con quanto ne
consegue e ne è conseguito.
Avv. Giovanni F. Catenaccio
settembre 2012 |