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UNA VISITA ALL'ALBA

La mia camera da letto prende aria e luce da una porta-finestra che si apre su un balcone. Nel dormiveglia proprio in quella direzione volsi lo sguardo attratta da un misterioso richiamo. Nella luce dell’alba intravidi la figura di una giovanissima donna che lentamente si avvicinava al mio letto.
Ora la vedevo bene.
“Sei sveglia?”
“Sì che sono sveglia ma tu chi sei?”
Quando la giovane si avvicinò ancor più , fui colta dalla stupefazione. Riconobbi quelle fattezze, quei capelli lunghi e neri, quel sorriso dolcissimo, mite, velato di malinconia.
“Tu?”
“Allora mi riconosci?”
“Sì ma non ricordo il tuo nome: Scusami.”
“Cara non devi scusarti. Sono passati tanti anni dall’ultima volta che ci siamo viste a Venezia per…..”.
La interruppi. “Sì ricordo. Studiavamo all’Università di Venezia .Quando dovevamo sostenere gli esami ci trovavamo al collegio Ciliota . Tu venivi dal Piemonte. Io dal Friuli. Là a Venezia nacque la nostra amicizia . Dormivamo nella stessa camera e condividevamo le ansie per gli esami.Che batticuori”. “Appunto” mi rispose la giovane con un malizioso sorriso. “Non capisco” aggiunsi “parli di quasi quaranta anni fa ed hai ancora la faccina da bambina come allora.Come è possibile?”.
“Per me il tempo si è fermato”.
“Cosa vuol dire?”
“Che ho 24 anni “.
Continuavo a non capire.
“Anche io, a quanto dicono , non mi porto male, ma si vede che gli anni son passati…”.
“E’ diverso Paola. Un conto è portarsi bene , un altro conto è quando il tempo si ferma”.
La fanciulla mi sorrise rassicurante poi proseguì il discorso: “qualunque cosa accada devi avere coraggio e fiducia.Ricordati fiducia”.
Allungai una mano per toccarla ma lei si allontanò scuotendo lentamente la testa, come a voler dire “non è possibile”.
Sostò un momento dinanzi alla finestra. La implorai di rimanere ancora, chè avevamo tante cose da dirci e da ricordare ma lei , là dove era apparsa , svanì..
A quel punto mi svegliai. Ero un poco impressionata. Mi rassicurò la luce del mattino di marzo che illuminava la camera. Guardai l’orologio. Segnava la solita ora del risveglio. Finii di tranquillizzarmi . Tutto come sempre.
Raccontai il sogno a mio marito che ne rimase colpito ma non ci fu molto tempo per pensare.
Gli impegni incombevano come ogni giorno.
Passò poco più di una settimana, quando quel sogno inaspettatamente tornò a riproporsi.
Nella libreria del suo studio mio marito ha destinato uno scaffale ai ricordi che mi riguardano, fra i quali alcuni libri superstiti del tempo dell’Università.
Quella mattina (non l’aveva mai fatto) prese il mio libro di letteratura spagnola ed aprendolo a caso, vide scivolare una cartolina (anzi una cartolina postale come usavano an ni addietro). Vi era un breve scritto ed in calce una data che lo incuriosì :una data di molti anni fa.
Mio marito mi chiamò ed insieme leggemmo:
“Mia cara ieri mi è giunta la tua lettera ed anzitutto ti farò i complimenti per il brillante esito dei due esami che hai già sostenuto. Del resto tali voti te li meritavi pienamente. Sarai tanto gentile se vorrai, come già siamo d’accordo, consegnarmi le dispense di storia al più presto. Io sarò a Venezia domenica 20 c.m. e spero di poterti abbracciare . Tanti bacioni e grazie infinite. Delfina”.
L’immagine sorridente e dolce del sogno si accostò a quel nome.Delfina come non ricordarlo?
Con mio marito convenimmo che sembrava quasi che il destino insistesse perché mi ricordassi quel nome e rinverdissi i ricordi . Allora decidemmo di cercarla.
Elenco telefonico Alessandria lettera B…..tanti cognomi uguali . Quale chiamare?
Provammo con il primo ed avemmo fortuna, così almeno ci sembrò al primo momento perché ci risposero dei parenti. Non fu facile spiegarsi. Poi la domanda: “e Delfina?”. Seguì un silenzio che avrebbe dovuto prepararci. La conversazione riprese: “Delfina è morta dopo una terribile malattia, alla soglia della laurea, già da tanti anni.”
I sentimenti provati sono inesprimibili, fatti di incredulità e pietà.Fu fatale tornare all’enigma del sogno che sembrava destinato al mistero.
Un mese dopo tali avvenimenti mio figlio fu colpito da leucemia. Con mio marito lo accompagnammo a percorrere il lungo e tormentoso tunnel della malattia. Angoscie senza nome. Resistenza fisica e psichica. Sempre una forte fiducia.
Da quel tunnel uscimmo nel tardo autunno e nella primavera dell’anno successivo ci recammo ad Alessandria.
La Rosanna che ricorda la cugina Delfina con immutato affetto ci volle accompagnare al cimitero dove in una cappelletta piena di piante e fiori , riposa Delfina.
La Rosanna sdrammatizza dicendoci anche che usa parlare con i morti come fossero vivi. A voce alta dice :” Delfina è venuta la tua amica Paola a trovarti….”.
Vidi sul marmo la fotografia. La vidi come nel sogno. Con i capelli neri, gli occhi grandi ed un sorriso dolcissimo.
Rimasi contagiata dalla Rosanna e mi sentii quasi come se fossi andata nella sua casa. Mi accostai al marmo . Posai la mano su quella foto come se la accarezzassi: “Delfina mio figlio è guarito.”

 

Giovanni Noera - giugno 2010

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