un mio breve articolo pubblicato nei giorni scorsi da "Libertà" - G Morandi  

 

Scrivere dei giovani d’oggi, per gli anziani come me, non è facile, perché siamo fatalmente portati a pensare agli anni della nostra gioventù, a come eravamo noi, oppure a vederli tutti come i ragazzi e i giovani della nostra famiglia, i nostri nipoti. Sappiamo però che il mondo in cui i ragazzi di oggi vivono è molto cambiato e che, inoltre, esistono situazioni molto diverse fra loro, a seconda dell’ambiente in cui vivono, le classi sociali a cui appartengono, l’educazione ricevuta non solo dai loro genitori ma anche dalla scuola, dall’ambiente di lavoro, dal tipo di cultura cui sono esposti (televisione, letture, internet, amicizie eccetera).
Io mi annovero senza dubbio fra i nonni fortunati. Ho quattro nipoti, purtroppo tutti lontani, lontani per mia colpa. Nella mia vita di lavoro li ho disseminati qua e là, e là sono rimasti, con i loro genitori. Due di loro, adolescenti, vivono in Nordamerica, sono ambedue molto studiosi e certi ambienti e certi stili di vita nefasti, che anche là esistono fra i giovani forse ancor più che da noi, non li hanno contaminati. La sorte però li ha favoriti, facendoli crescere in una famiglia dove il lavoro e la decenza di vita hanno sempre regnato sovrane. E hanno la fortuna di vivere in un paese (il Canada) ricco, nonostante la recessione a livello mondiale, grazie anche all’iniziativa di milioni di immigrati anche recenti, dove le scuole sono efficienti e le università di ottimo livello. Quando, terminati gli studi, si affacceranno al mondo del lavoro, dovrebbero trovare buone possibilità di inserirsi.
Un altro nipote, ventiduenne, risiede con i genitori in Italia, ha ottenuto la laurea breve al Politecnico di Milano dopo un anno speso a Shanghai con un gruppo scelto dallo stesso Politecnico e ha deciso di frequentare la Tsinghua University di Pechino per acquisire la laurea specialistica quinquennale, valida anche in Italia e in Europa. Si è convinto, probabilmente a ragione, che in Italia le possibilità di lavoro nel suo campo saranno scarse e propende, una volta terminati gli studi, per cercarsi un lavoro all’estero.
Il quarto nipote è più piccolo e si sta affacciando al mondo della scuola, ma fin d’ora è ben seguito dai genitori i quali pure sono piuttosto pessimisti sul suo futuro in Italia, anche se io condivido solo in parte i loro giudizi negativi influenzati, a mio parere, dal fatto di aver vissuto per molti anni all’estero.
Ripeto, mi considero fortunato e ammetto che i giovani della mia famiglia, giudicando dalle loro attuali prospettive, sono essi stessi fra i fortunati, anche se ce la mettono tutta a meritarselo e così i loro genitori.
Non posso tuttavia nascondermi che per la massa dei giovani d’oggi non è così. La scuola in Italia è stata trascurata negli ultimi due decenni, i mezzi per la didattica e gli aiuti alle famiglie lesinati, gli insegnanti in buona parte precarizzati e spesso umiliati, la preparazione e l’avviamento al lavoro trascurati, tanto che molto spesso, in presenza di difficoltà familiari, la scuola è abbandonata prematuramente. Ciò favorisce il precariato più selvaggio, unitamente alle norme introdotte in questi ultimi anni che hanno diffuso la flessibilità nel lavoro senza adeguati strumenti di protezione, la disoccupazione, la rinuncia e la disaffezione a cercare un lavoro. Nonostante tutto questo, io non voglio essere pessimista. L’Italia ha molte energie di riserva. Si tratta di farle affiorare.
Un paese civile, moderno non può permettersi di trascurare l’avvenire dei giovani, cioè il proprio futuro.

Giacomo Morandi - 3 dicembre 2011

 

 

 


 

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