L'industria molitoria in Val d'Orcia    

 

Il borgo di Bagno Vignoni, un piccola frazione di San Quirico d'Orcia, è radicato sulla sommità di una delle tante colline degradanti dolcemente verso il piano di cui è ricca la Val d'Orcia, splendido scorcio della Toscana Meridionale dove la vite trova un terreno difficile per la crescita (ad eccezione della vicina Montalcino, nota in tutto il mondo per il notissimo Brunello, e di qualche rara altura) ma crescono i cereali.

Bagno Vignoni è nota soprattutto per una sorgente di acqua calda che sgorga alla temperatura di 52° da una profondità di 500 metri e finisce all'interno di una vasca rettangolare nella piazza del borgo (cfr immagine in alto).
Oggi quest'angolo di paradiso viene sfruttato per le doti terapeutiche di quest'acqua, che viene utilizzata dagli alberghi per le cure termali di una clientela sempre più numerosa e cosmopolita.
Pur conosciuta dai tempi degli Etruschi e frequentata dai Romani, ai quali erano ben note le qualità terapeutiche dell'acqua, Bagno Vignoni ha visto uno sviluppo industriale dal Medioevo (XII-XIII secolo. Dai primi secoli del passato millennio l'acqua ha infatti avuto un duplice utilizzo:

- per quanto ovvio le già note cure termali (potenziate nel XVII secolo con le docce ad uso termale)

- l'industria molitoria, che si era sviluppata sulle grotte localizzate nelle pendici del colle

In queste cavità lo sfruttamento della caduta dall'alto dei getti d'acqua ad alta pressione aveva infatti determinato la messa in opera di alcuni mulini, tutti a ruote orizzontali poste in ambienti scavati nella stessa rupe di travertino che si era formata dal deposito dei residui  ricchi di carbonato di calcio contenuto nell'acqua termale: sulla sommità della rupe sorgeva un'alta torre (oggi è possibile vederne soltanto la base) che aveva il compito di segnalare l'ubicazione dei mulini ai "clienti". I mulini lucravano notevoli compensi dagli agricoltori della zona (ma non solo) per i quali macinavano i cereali: il punto di forza degli impianti era costituito dal fatto che il loro "motore" (l'acqua) non era soggetto alle carenze stagionali o a cali di portata per anni di eccezionale aridità. Sgorgando da oltre 500 metri di profondità il getto era disponibile in ogni periodo  dell'anno e rimaneva sempre costante anche nel lunghissimo periodo.
I mulini, fonte di benessere e di lavoro per le popolazioni locali, sono stati utilizzati sino alla secondo dopoguerra: ora l'area - pur abbandonata industrialmente - è stata rivalutata da interventi conservativi di restauro (tuttora in corso) da parte del Comune di San Quirico d'Orcia ed attira turisti da tutto il mondo.


Alfredo Izeta - luglio 2011

 

 

 

Galleria di fotografie (cliccare sulle immagini sottostanti per ingrandirle)

Le due grandi vasche di raccolta

Le docce

I canali delle docce

Le ruote orizzontali

Le macine

Un ingranaggio arrugginito

Le grotte scavate nella rupe

Un mulino scavato nella roccia

Vie di canalizzazione delle acque

Canalizzazione di scarico

Grotta con antichi impianti

La rupe che ospita i mulini

 

 

 

 

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Piazza Scala - luglio 2011