la voce di Arnaldo De Porti  

 

 

Sicuramente non sarei ritornato sull’argomento, ma sono stato spinto da una serie di personaggi che, ad etichettare anomali, sarebbe pleonastico. Forse non me ne sarei neanche accorto se, per caso, cliccando il mio nome su “google” non avessi visto che, oltre tremila visitatori di un paio di miei siti, in tre settimane circa, avessero commentato un mio articolo di stampa sulla moto, taluni in modo volgare, sozzo ed umanamente incivile, altri in maniera corretta e quindi eticamente accettabile dal loro punto vista, condividendo o anche dissentendo totalmente o in parte dalle mie opinioni. Dicevo allora, in sintesi, che oggi la moto è diventato uno strumento di pericolo e di morte per tanti soggetti che non hanno cervello e che spesso la usano come strumento domenicale per dare sfogo a situazioni represse, accumulate nel corso della settimana, così come ci sono quelli che…bestemmiano quando alcune cose non vanno secondo il verso che vorrebbero. Forse l’accostamento non è fra i più appropriati, ma esso sicuramente esprime il senso che intendo far valere.
Premesso che esistono, come in tutti i contesti, persone che adoperano la testa quando vanno in macchina oppure in moto e che, pertanto, detti personaggi vanno rispettati fino in fondo per la loro educazione, ce ne sono tanti altri (e quelli che ho visto sono purtroppo - ahimè - la maggioranza) che non fanno altrettanto e sembrano anzi dei robot al pari della moto sulla quale sono a cavalcioni, i quali, seminano terrore e pericolo intorno a loro, infischiandosene di tutto e di tutti, persino delle forze dell’ordine che non sono in grado di individuarli a causa della loro velocità che, a volte, nei sorpassi sfiorano e superano i 200 chilometri l’ora, facendo morire di crepacuore chi viene sorpassato, specie se di una certa età.
Fatto questo preambolo, vorrei tentare un’anamnesi breve, anzi brevissima, in chiave sociologica, con riferimento a quelle persone incivili, sozze e volgari, di cui facevo cenno dianzi.
Dai commenti di queste persone si evince come il loro linguaggio scurrile, sozzo e cattivo all’ennesima potenza, non possa non essere considerato come uno sfogo ai loro insuccessi personali, alle loro insoddisfazioni sociali, condizioni tutte che si trasmettono pari pari anche nella strada, quando vanno in moto. Il rumore dei tubi di scappamento, la velocità quasi supersonica, gli indumenti marziali, moto-catafalchi da 20/30 mila euro coprono tutto, anche le carenze cerebrali. E sì che, anche quest’anno, più degli anni scorsi, detto strumento ha dato molto lavoro agli impresari di pompe funebri, oltre che alle istituzioni sanitarie.


Arnaldo De Porti - dicembre 2011
 

 

Arnaldo e la moto: cliccare sulle miniature per ingrandirle

 

 

 

 

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