Giacomo Morandi analizza la nota vicenda Fini tirato in ballo dalla stampa berlusconiana  per la vendita da parte di AN di un piccolo alloggio nel Principato di Monaco affittato al "cognato"

 

 

Ho letto, divertito,  la lettera a “Libertà” del 27 settembre del signor Luigi Rabuffi e l’analisi, sullo stesso argomento (cioè l’appartamento a Montecarlo già di proprietà di Alleanza Nazionale) del signor Emilio Macchi Alfieri.  Da estraneo alle due ali del Popolo della Libertà, e alla ormai lunga e pesante diatriba, vorrei fare qualche commento in merito.

Dissento anzitutto dal signor Rabuffi quando esprime la sua soddisfazione per il fatto di non essere lui il proprietario dell’appartamento di rue Charlotte e che anche tutti gli altri italiani, lavoratori dipendenti e autonomi, pensionati, imprenditori, precari, disoccupati provano secondo lui la medesima gioia. Mi sono preso la briga di fare qualche breve ricerca sui siti delle agenzie immobiliari di quel Principato e mi sono convinto che sarei al contrario ben felice di possedere anche un piccolo bilocale nei pressi del più famoso casinò della costa mediterranea. Se poi potessi vantarmi di averlo acquisito a prezzo di liquidazione, salterei dalla gioia. Non molti, anche al di fuori delle categorie menzionate, hanno mai avuto simile fortuna.

Mi sento invece di concordare sostanzialmente con il signor Emilio Macchi Alfieri, pur non  conoscendo le sue motivazioni e a prescindere dalle stesse, sulle conclusioni alle quali arriva dopo un articolato ragionamento, ma alcune sue espressioni penso richiedano qualche precisazione.

Intendo dire che sono d’accordo sul punto conclusivo: la centralità del prezzo pagato per il passaggio di proprietà fra Alleanza Nazionale, presieduta autorevolmente con poteri pieni da Gianfranco Fini, e una società off shore i cui proprietari erano anonimi. Tutti possono verificare, con semplici ricerche su Internet, quali sono i prezzi attuali degli appartamenti a Montecarlo. Un bilocale in quell’area cittadina si avvicina, salvo errore, più ai due milioni di Euro che al milione e in certi casi li supera ampiamente. Nel 2001, quando ha avuto luogo la vendita, i prezzi erano inferiori, ma sempre molto alti, diciamo più della metà? Del resto, la magistratura sta raccogliendo proprio questi dati e vedremo a quali conclusioni arriverà.

Non è vero che la sottovalutazione a fini fiscali, per risparmiare sulle imposte, sia una cosa normalissima. A mio parere nella maggior parte dei casi è un’evasione o un’elusione fiscale bella e buona. Inoltre, di chi sia attualmente quell’appartamento non credo sia irrilevante. Se risultasse, ma forse sarà ben difficile accertarlo, che il proprietario effettivo è il “cognato” di Fini, beh, non sarebbe irrilevante, dato che si tratta anche dell’intermediario dell’affare. Come minimo si tratterebbe di un’”ingenuità” (come del resto ha ammesso lo stesso interessato) che non si addice molto a un uomo di stato della sua esperienza, che aspira a presiedere il nostro governo.

D’accordo anche sulla stranezza di una dichiarazione difensiva affidata a un video anziché a una regolare conferenza stampa, anche se mi è sembrata di dubbio gusto la critica di Pier Luigi Magnaschi (v. Libertà del 29 settembre) sullo sguardo fisso e l’apparente tensione di Fini durante il suo discorso. E’ oltretutto un precedente che si spera non divenga usuale per i nostri esponenti politici, a parte il Presidente del Consiglio che ci ha abituati ai suoi monologhi televisivi. Concordo invece con Magnaschi sui salti spericolati di Fini fra neofascismo e liberalismo.

Detto quanto sopra, è evidente a tutti che il caso, di per se infinitamente più modesto sia per dimensioni sia per il fatto di non implicare denaro pubblico, rispetto a tanti altri casi, anche giudiziari, nei quali sono o sono stati implicati numerosi membri della maggioranza, Presidente del Consiglio incluso, è stato gonfiato a dismisura dalla macchina mediatica controllata dallo stesso Presidente del Consiglio o dalla sua famiglia, a partire dal momento in cui il Presidente della Camera ha iniziato a contestare certe leggi ad personam, certe sue iniziative e comportamenti e ha fatto dichiarazioni, sia pur molto tardive, che echeggiano ciò che le opposizioni, la magistratura e la stampa internazionale vanno ripetendo da una quindicina d’anni.  Un ultimo pensierino: che cosa aspetta l’abbondante metà degli italiani che ha consegnato l’Italia a quella gente a svegliarsi?  

                                                                                                                    

Giacomo Morandi - ottobre 2010

 

 

 

 

Commenti (clicca sui links sottostanti per visualizzarli:

1) 08 ottobre 2010 - clicca qui per visualizzare la replica di Arnaldo De Porti

 

 

 

 

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