Come ogni anno l’AIEM, Associazione Italiana ex-Minatori Emigranti, ha voluto commemorare Santa Barbara con una serie articolata di eventi che, come da sempre, riescono a coinvolgere tutti in uno spirito di fraterna e leale concordia, invero difficile da osservare in altri contesti.

Sarà che il minatore, per la sua particolare collocazione professionale si scosta da tutti gli altri contesti lavorativi sino al punto da non essere quasi più immaginato o concepito ai giorni nostri da parte delle nuove generazioni, malgrado tutti, talvolta in maniera inconsapevole, si sia sempre pronti tutti i giorni ad utilizzare il prodotto di questo massacrante lavoro, fatto sta che il minatore è un soggetto che, per la sua bontà, fraternità ed amore verso gli altri, diventa, senza dirlo con mezzi termini, un’eccezione rispetto a chi lavora in fabbrica, nelle strade, negli ospedali a qualunque titolo, nelle banche e così via all’infinito. Senza nulla togliere a questi ultimi, ovviamente pure loro estremamente utili alla società.
Una spiegazione c’è e l’abbiamo data parecchie volte sulle pagine di questo giornale: scendere sotto terra a 600-900 metri di profondità senza essere certi di….”ritornare a giorno”, come essi sono soliti dire, li accomuna nella sofferenza, nella comprensione, nella fatica, nella solidarietà reciproca, nella fratellanza, doti tutte che, allorquando, per aiuto di Dio, riescono a “ritornare a giorno”, sanno trasmettere a tutti gli altri che vivono e lavorano sulla normale….. superficie di questa terra. 

Anche ieri, durante le varie cerimonie di Santa Barbara e l’incontro conviviale organizzato in un ristorante della zona, tutti questi aspetti non solo si sono potuti constatare nella loro conosciuta essenza, ma anche si è potuto notarne un loro ulteriore progressivo consolidamento. Insomma, quando si parla con loro, vien voglia solo di abbracciarli esprimendo tanta gratitudine. Come ho fatto personalmente anche ieri con alcuni di loro, ormai vicini ai tanti tanti anta…… La volta scorsa, scrivevo in merito a 33 minatori intrappolati per 70 giorni, in Cile, e non ero in grado di conoscere se sarebbero stati liberati come, per fortuna è accaduto un paio di settimane dopo, ma soltanto pochi giorni dopo altri 27 minatori sono invece morti in Nuova Zelanda a causa di una esplosione. Domanda: “ Non dobbiamo essere grati a questa gente che, con spirito di abnegazione e incommensurabile sacrificio anche a costo della vita, lavorano per tutti noi ?”

Mi è stato chiesto di dirigere questo giornale e debbo dire con assoluta sincerità e franchezza che, al di là della cordiale e sincera amicizia che nutro verso l’editore, un ruolo fondamentale l’hanno avuto senza dubbio alcuno, i sentimenti che nutro verso questa gente che, in miniera, vivono sempre col fiato sospeso. Senza dimenticare il mio predecessore, don Domenico Cassol, a cui l’AIEM, ieri ha esposto una grande foto all’intermo del Museo, a ricordo perenne di questo sacerdote che, durante tutta la sua vita, ha avuto una particolare attenzione per il mondo della miniera ed per i sacrifici dei suoi operatori. E di ieri il racconto fattomi da un minatore presente al pranzo: “Un giorno di alcuni anni fa è crollato un corridoio all’interno della galleria di carbone in Belgio: io ero lì con altri 20 compagni, al buio pesto, eravamo a 10 metri di distanza l’uno dall’altro, senza vedere come ci si poteva muovere, in attesa dei soccorsi che, per fortuna, alcuni giorni dopo sono arrivati….”
Proviamo solo ad immaginare i momenti che questa gente ha vissuto nelle viscere della terra.

Ho aperto questo pezzo parlando di una cerimonia sentita ed articolata. Infatti, dopo la cerimonia religiosa nella Parrocchia di Fratta, celebrata da don Antonio Pianca, Parroco di Fratta che ha superato gli 80 mantenendo una verve fisica e dialettica da ragazzo, tanto da spronare tutti ad aprire gli occhi con toni “sonori” invero inusuali quanto a…decibel, abbiamo preso posto presso il Museo del Minatore, voluto con forza da Arduino Martinuzzo, e qui, alla presenza di numerose autorità civili e militari, ha avuto luogo la presentazione di un libro da parte dell’autore, Roberta Sorgato, la quale, in tema con la giornata del minatore, ha raccontato della sua vita, senza padre, in quanto morto in miniera quando aveva soli 3-4 anni. I sentimenti espressi in questo libro sono profondi e commoventi in quanto narrano di un grande vuoto che si è sempre manifestato nel corso della vita di Roberta e che tuttora, a tanti anni di distanza dalla tragedia familiare, non è stato neanche minimamente colmato.

Mentre Roberta presentava ho avuto un transfert verso tanti figli che non posseggono questi sani sentimenti e che, al giorno d’oggi, considerano i sentimenti paterni solo una sorta di condizionamento rispetto al poter fare liberamente tutto ciò che vogliono, molto verosimilmente senza conoscere la provenienza di ciò che hanno....

E che dire infine del Coro Ana G. Bedeschi di Gairaine diretto dalla deliziosa Simonetta Mandis che ha accompagnato, in maniera apprezzata da tutti, quasi tutta la giornata ? Ed al quale coro va pertanto tutta la nostra simpatia ?

La mia penna, in questo momento, non è stanca e vorrebbe continuare all’infinito, senza sosta ma, per questioni di spazio, mi limito ad una riflessione conclusiva.

Ben vengano queste giornate: esse, oltre ad avere lo scopo di ricordare chi ci ha messo in condizione di essere ciò che oggi siamo, costituiscono anche un “memento homo” per dirci che, nella vita, specie quella che viviamo oggi, c’è ancora estremo bisogno di quei sentimenti autentici che il minatore di tutti i tempi e di tutti i luoghi, compresi coloro che, mentre scrivo sono ora sotto terra per lavoro in attesa di “tornare a giorno”, ci hanno insegnato e continuano ad insegnarci.

Proprio per questo, prima ho fatto una discriminazione fra il lavoro del minatore e quello di tutti gli altri contesti sociali. Grazie pertanto al minatore, chiunque esso sia, ma grazie anche a chi, si da fare per far capire queste cose ad un mondo che sembra aver perso, purtroppo, più di qualche valore..

Come si è cercato di fare ieri a Fratta presso il Museo dedicato appunto a questo straordinario uomo della miniera.


Arnaldo De Porti - dicembre 2010

 

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Piazza Scala - dicembre 2010